Articolo del "Washington Post"
Traduzione di Marco Zonetti
inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Il 15 giugno, in una sala conferenze nella sede della NATO a Bruxelles, il segretario della Difesa americano, Lloyd Austin, fiancheggiato dal fior fiore dei comandanti statunitensi, sedeva al tavolo con il suo omologo ucraino, accompagnato dagli assistenti militari di Kiev.
Con voce baritonale, Austin domandò al ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov delucidazioni sul processo decisionale nei primi giorni della tanto attesa controffensiva, chiedendogli espressamente come mai le sue forze militari non stessero impiegando le attrezzature di sminamento fornite dall'Occidente, così da sferrare un attacco più ampio e automatizzato, o perché non utilizzassero il fumo per occultare la loro avanzata. Malgrado le linee difensive russe fossero serrate, diceva Austin, le truppe del Cremlino non erano invincibili.
joe biden e volodymyr zelensky - armi all ucraina -vignetta osho
Reznikov, un avvocato calvo e occhialuto, rispose che tali decisioni spettavano solo ai comandanti ucraini. Ma fece notare che i mezzi blindati ucraini venivano distrutti dagli elicotteri, dai droni e dall'artiglieria dei russi a ogni loro tentativo di avanzare. Senza il supporto aereo, diceva, l'unica soluzione era impiegare l'artiglieria per bombardare le linee russe, quindi scendere dai mezzi bersagliati e procedere a piedi.
"Non abbiamo spazio di manovra a causa della densità delle mine di terra e delle imboscate dei carri armati", avrebbe detto Reznikov, secondo un ufficiale presente alla riunione.
Oleksii Reznikov al vertice di Ramstein della Nato
La riunione di Bruxelles, tenutasi meno di due settimane dopo l'inizio della campagna militare, illustra come una controffensiva nata nell'ottimismo generale sia poi fallita, generando frizioni e ripensamenti tra Washington e Kiev e sollevando ulteriori dubbi sulle capacità dell'Ucraina di riconquistare territori quantitativamente decisivi.
All'avvicinarsi dell'inverno, mentre le linee del fronte si congelano, la gran parte degli alti papaveri militari riconosce ufficialmente che la guerra è giunta a uno stallo, a un punto morto.
soldato ucraino con una mina nella regione di dnipro inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
La seguente disamina degli eventi che portarono alla controffensiva ucraina si basa su una serie di colloqui con oltre trenta alti ufficiali ucraini, statunitensi e dei Paesi dell'Ue. Tale disamina fornisce nuove informazioni utili e una serie di dettagli finora mai resi pubblici sul profondo coinvolgimento americano nella pianificazione militare della controffensiva e sui fattori che contribuirono ai suoi insuccessi.
La seconda parte di questo resoconto esamina come si è combattuta l'offensiva di terra durante l'estate e l'autunno, e le sempre più ampie spaccature tra Washington e Kiev.
Ecco alcuni elementi chiave che hanno plasmato la controffensiva e il suo esito iniziale:
- Le forze armate ucraine, americane e inglesi effettuarono otto simulazioni di operazioni militari per pianificare la campagna. Ma Washington sbagliò a valutare fino a che punto le forze ucraine potessero essere trasformate in una forza di combattimento "in stile occidentale" nel breve periodo – soprattutto senza fornire a Kiev una potenza aerea fondamentale per gli eserciti moderni.
- Gli ufficiali americani e ucraini erano talora in forte disaccordo su strategie, tattiche e tempistiche. Il Pentagono voleva che l'attacco avesse inizio a metà aprile per impedire alla Russia di continuare a rafforzare le proprie linee. Gli ucraini, dal canto loro, esitavano, insistendo di non essere pronti senza ulteriori armi e addestramenti.
volodymyr zelensky lloyd austin
- Le forze armate americane erano sicure che un attacco frontale automatizzato alle linee russe fosse fattibile con i soldati e le armi in possesso dell'Ucraina. Le simulazioni concludevano che le forze di Kiev, nella migliore delle ipotesi, potessero raggiungere il Mar d'Azov e tagliare fuori l'esercito russo a sud in un periodo di tempo compreso fra i sessanta e i novanta giorni.
- Gli Stati Uniti si dicevano a favore di un attacco concentrato lungo l'asse meridionale, mentre la leadership ucraina riteneva che le sue forze dovessero attaccare in tre diversi punti lungo il fronte di 600 miglia, in direzione sud verso Melitopol e Berdyansk sul Mar d'Azov e in direzione est verso la città di Bakhmut.
la citta di bakhmut inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
- La comunità dell'intelligence statunitense aveva una visione più negativa rispetto a quella delle forze armate americane, e stimava che l'offensiva avesse solo il cinquanta per cento di possibilità di riuscita, a causa delle robuste e variegate difese che la Russia aveva approntato durante l'inverno e la primavera.
- In Ucraina e in Occidente erano in molti a sottovalutare la capacità della Russia di riprendersi dai disastri sul campo di battaglia e di fare ricorso alle sue forze: uomini, mine e volontà di sacrificare vita umane a un livello che pochi altri Paesi possono permettersi.
- All'avvicinarsi dell'atteso lancio dell'offensiva, gli ufficiali ucraini temevano di subire perdite catastrofiche – mentre quelli americani ritenevano che il bilancio sarebbe stato in ultima analisi più negativo senza un attacco decisivo.
L'anno è iniziato con la determinazione occidentale alle stelle, le forze ucraine estremamente sicure e la previsione del presidente Volodymyr Zelensky di una vittoria certa.
Mentre adesso vi è incertezza su tutti i fronti. Il morale in Ucraina sta declinando sempre più, l'attenzione internazionale è ormai rivolta al Medio Oriente. Perfino tra i sostenitori dell'Ucraina aumenta sempre più la riluttanza politica a contribuire ulteriormente a una causa precaria. In quasi tutti i punti del fronte, aspettative e risultati sono sempre più divergenti mentre le forze ucraine sono costrette ad abbandonare i mezzi e procedere lentamente a piedi riconquistando solo piccoli frammenti di territori.
la citta di mariupol, occupata dai russi inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
"Volevamo risultati più rapidi" ha detto Zelensky in un'intervista all'Associated Press la settimana scorsa. "Da quel punto di vista, non abbiamo ottenuto gli esiti desiderati. E questo è un fatto."
Complessivamente, tutti questi fattori rendono una vittoria dell'Ucraina assai meno plausibile rispetto ad anni di guerra e distruzione.
Gli inconcludenti e scoraggianti primi mesi di campagna militare suscitano nei sostenitori occidentali di Kiev interrogativi sul futuro, mentre Zelensky – sostenuto dalla stragrande maggioranza degli ucraini – giura di combattere fin quando l'Ucraina ripristinerà i confini stabiliti nel 1991 con l'indipendenza dall'Unione Sovietica.
TIME - LA COPERTINA SU ZELENSKY
"Ci vorranno anni e un bagno di sangue", ha dichiarato un ufficiale della sicurezza britannica. "L'Ucraina è disposta a tutto questo? Quali saranno le conseguenze per quanto riguarda le vite umane? E le conseguenze economiche? E quelle per il sostegno occidentale?"
Adesso, l'anno si appresta a concludersi con il presidente russo Vladimir Putin più sicuro che mai di poter attendere più a lungo del volubile Occidente e di assorbire completamente il territorio ucraino già occupato dalle sue forze armate.
Simulazioni del piano di battaglia
In una conference call tenutasi nell'autunno inoltrato del 2022, dopo che Kiev aveva riconquistato territori nel nord e nel sud del Paese, il segretario della Difesa Lloyd Austin domandò al generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate ucraine, di cosa avesse bisogno per un'offensiva primaverile. Zaluzhny rispose di aver bisogno di cento mezzi corazzati e di altre nove brigate militari addestrate in Germania e pronte a combattere.
"Deglutii a fatica" disse più tardi Austin, secondo un ufficiale informato della conference call. "È pressoché impossibile" disse ai colleghi.
volodymyr zelensky inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Nei primi mesi del 2023, le forze armate britanniche, ucraine e USA portarono a termine una serie di simulazioni nella base militare americana di Wiesbaden, in Germania, dove gli ufficiali ucraini erano integrati in un comando costituito ad hoc e responsabile del sostegno alla guerra di Kiev.
La sequenza di otto simulazioni ad altissimo livello costituiva l'ossatura dell'impegno americano volto a perfezionare un piano dettagliato e fattibile per la campagna militare, e per determinare quali nazioni occidentali avrebbero dovuto contribuire, e con quali mezzi, per condurlo a un esito positivo.
guerra in ucraina vignetta by rolli per il giornalone la stampa
"Radunammo tutti gli alleati e i partner e li sprememmo nel vero senso della parola per ottenere ulteriori mezzi automatizzati" dichiarò un alto papavero della Difesa USA.
Durante le simulazioni, che durarono diversi giorni ciascuna, i partecipanti interpretavano il ruolo delle forze russe – le informazioni sulle cui capacità e linee di condotta erano fornite dall'intelligence ucraina e dei Paesi alleati – o il ruolo dell'esercito e dei comandanti ucraini, la cui prestazione era vincolata alla realtà che avrebbero dovuto subire gravi restrizioni per quanto riguardava uomini e munizioni.
La Russia teneva prigionieri quei minorenni ucraini. La loro testimonianza poteva essere usata contro Putin.
la resa del battaglione azov 4
Le esercitazioni venivano condotte utilizzando un software apposito per le simulazioni e fogli di calcolo Excel – e, talvolta, limitandosi a spostare i vari pezzi su una mappa. Le simulazioni comprendevano delle esercitazioni con componenti più piccoli focalizzati ciascuno su un preciso elemento della battaglia – operazioni offensive o logistiche.
MARK MILLEY, LLOYD AUSTIN E OLEKSIY REZNIKOV A RAMSTEIN
A diverse simulazioni parteciparono alcuni alti ufficiali, fra cui il generale Mark A. Milley, all'epoca Capo di stato maggiore congiunto delle forze armate USA, e il colonnello generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze di terra ucraine, i quali venivano informati via via dei risultati.
Durante una visita a Wiesbaden, Milley parlò con i soldati delle operazioni speciali ucraine – che stavano lavorando con i Berretti Verdi americani – sperando di ispirarli anzitempo riguardo alle operazioni nelle zone controllate dal nemico.
lloyd austin testimonia in senato sugli aiuti usa all ucraina inchiesta del washington post sulla controffensiva
"Non dovrà esserci un solo russo che vada a dormire senza domandarsi se gli taglieranno la gola in piena notte" disse Milley, secondo un ufficiale informato dei fatti. "Dovete tornare laggiù e fare campagna militare dietro le linee."
Gli ufficiali ucraini auspicavano che l'offensiva potesse rinverdire il successo dell'autunno del 2022, quando avevano riconquistato alcune zone della regione del Kharkiv nel nord est del Paese e la città di Kherson nel sud, in una campagna militare che sorprese perfino i più grandi sostenitori dell'Ucraina.
Ma, a detta degli ufficiali occidentali, le simulazioni militari confermavano la loro valutazione secondo cui l'Ucraina avrebbe fatto meglio a concentrare le forze su un solo obiettivo strategico – un attacco massiccio attraverso le zone occupate dalla Russia verso il Mar d'Azov, tagliando fuori la via di terra del Cremlino dalla Russia alla Crimea, cruciale linea di rifornimento.
volodymyr zelensky ascolta rapito lloyd austin
Come asserì un ex ufficiale americano, le simulazioni offrirono agli USA l'opportunità di dire, in diversi momenti, agli ucraini: "Lo so che volete tanto, ma tanto tanto, fare questa cosa, ma non funzionerà".
In fin dei conti, però, sarebbero stati Zelensky, Zaluzhny e gli altri leader ucraini a decidere, notò lo stesso ex ufficiale.
I militari provarono a valutare le probabilità dei più diversi scenari, fra cui l'ipotesi di una resa dei russi – giudicata "ben poco plausibile" – o quella di un'importante battuta d'arresto per gli ucraini che avrebbe aperto uno spiraglio per un altrettanto importante contrattacco russo – anch'essa una probabilità piuttosto esile.
cattedrale della trasfigurazione di odessa distrutta 2
"Dopodiché capita che la realtà stia nel mezzo, con gli esiti più vari", disse un ufficiale britannico.
L'ipotesi più ottimistica per tagliare fuori il ponte di terra era dai sessanta ai novanta giorni. Le esercitazioni preconizzavano anche una battaglia difficile e sanguinosa, con perdite di soldati ed equipaggiamenti addirittura del 30-40%, secondo gli ufficiali USA.
Gli ufficiali americani avevano testimoniato, nelle più importanti battaglie in Iraq e in Afghanistan, un numero ben più ridotto di vittime rispetto a quanto stimato. E reputavano le stime un punto di partenza per pianificare le cure mediche e l'evacuazione dai campi di battaglia sicché le perdite non raggiungevano mai le cifre previste.
I numeri "possono essere un motivo di riflessione", disse l'alto ufficiale della Difesa USA. "Ma non sono mai alti come le previsioni, perché sappiamo di doverci impegnare per far sì che non lo siano."
Gli ufficiali americani ritenevano anche che, nel caso in cui Kiev non fosse riuscita a sferrare un attacco decisivo, sarebbero rimasti uccisi altri soldati ucraini e che il conflitto si sarebbe trasformato in una prolungata guerra di logoramento. Ma si sentivano a disagio a suggerire una strategia che avrebbe comportato perdite significative, a prescindere dall'esito finale.
inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina 1
"Per noi era facile dire loro durante una simulazione: 'D'accordo, basta che vi concentriate su un punto e attaccate a tutta forza'" dichiarò un alto ufficiale USA. "Avrebbero perduto un mucchio di uomini e avrebbero perduto un mucchio di mezzi". Tali scelte tuttavia, disse l'alto ufficiale, diventavano "ben più difficili sul campo di battaglia".
Su questo concordava un ex ufficiale ucraino che, con il senno di poi, ammise: "Le simulazioni militari "non funzionano". In parte per via delle nuove tecnologie che stavano trasformando i campi di battaglia. I soldati ucraini stavano combattendo una guerra diversa da tutte quelle combattute fino ad allora dalle forze NATO: un vasto conflitto tradizionale, con le trincee in stile Prima Guerra Mondiale sovrastate da onnipresenti droni e da altri strumenti futuristici – e senza la superiorità aerea che è stata appannaggio dell'esercito americano in ogni conflitto moderno che abbia combattuto.
"Tutti questi metodi… può prenderli e buttarli via, sa?" disse l'alto ufficiale ucraino riguardo alle simulazioni militari. "Può buttarli via perché ormai non funziona più così."
Dissensi sugli schieramenti
Gli americani avevano a lungo eccepito sulla saggezza delle decisioni di Kiev di mantenere le forze nei dintorni della città assediata di Bakhmut, nella parte orientale del Paese.
soldato ucraino in trinchea a zaporizhzhia inchiesta del washington post sulla controffensiva
Gli ucraini erano di diverso parere. "Bakhmut resiste" era diventato sinonimo dell'orgoglio che provavano per la strenua resistenza dei loro soldati contro un nemico più grande. Per mesi e mesi, l'artiglieria russa e quella ucraina avevano polverizzato la città. Migliaia di soldati si uccidevano e ferivano a vicenda per guadagnare ulteriori spazi, che spesso si limitavano a meri isolati urbani.
Infine, a maggio, la città cadde nelle mani dei russi.
Spalleggiato dal suo comandante in capo, Zelensky rimase tetragono sulla necessità di mantenere un'importante presenza nei dintorni di Bakhmut e, lì, colpire le forze russe come parte della controffensiva. A tale scopo, Zaluzhny mantenne ulteriori forze nei dintorni di Bakhmut di quanto invece non fece a sud, comprese le unità più esperte e addestrate del Paese, come osservarono con un certo sconforto i militari americani.
Gli ufficiali ucraini obiettavano che avevano bisogno di sostenere una pesante battaglia nella zona di Bakhmut perché altrimenti la Russia avrebbe cercato di occupare nuovamente parti della regione del Kharkiv e di avanzare nel Donetsk — un obiettivo chiave per Putin, che vuole impadronirsi dell'intera regione.
Come rivelò un alto ufficiale ucraino: "Dicemmo agli americani: 'se foste al posto dei nostri generali, vedreste che se noi non facciamo di Bakhmut l'oggetto del contendere, lo farebbero i russi. E non possiamo permetterlo".
Inoltre, secondo un alto ufficiale britannico, Zaluzhny meditava di rendere la formidabile distesa di seicento miglia del fronte un problema per i russi. Il generale ucraino voleva infatti indurre la forza occupante russa – molto più vasta, e che già aveva difficoltà con il morale dei soldati e con gli aspetti logistici – ad allungarsi ulteriormente così da diluire la sua potenza di combattimento.
Gli ufficiali occidentali trovavano problematico quell'approccio, che avrebbe ridotto anche la potenza di fuoco dell'esercito ucraino sotto ogni punto di vista offensivo. La dottrina militare occidentale imponeva un'offensiva concentrata verso un singolo obiettivo.
sergei surovikin con sergei shoigu inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
E tuttavia, gli americani cedettero.
"Gli ucraini conoscono il territorio. Conoscono i russi", dichiarò un alto ufficiale USA. "Non è la nostra guerra. E noi fummo obbligati a soprassedere in quel senso."
Le armi di cui Kiev aveva bisogno
Il 3 febbraio, Jake Sullivan, consulente del Presidente per la sicurezza nazionale, radunò i più alti ufficiali della sicurezza nazionale per esaminare assieme i piani della controffensiva.
La Situation Room sotterranea della Casa Bianca era in ristrutturazione, quindi i vertici dello Stato, della Difesa e del Tesoro, assieme a quelli del CIA, si riunirono in una sala conferenze sicura in una palazzina adiacente, l'Eisenhower Executive Office Building.
controffensiva ucraina nella regione di kharkiv 6
La gran parte degli astanti era a conoscenza della strategia ucraina del "tridente". Obiettivo dei consulenti di Biden era quello di scambiarsi assensi o riserve al riguardo e cercare di raggiungere il consenso sulla loro consulenza congiunta al presidente.
Le questioni poste da Sullivan erano semplici, disse uno dei partecipanti. Per prima cosa, Washington e i suoi alleati erano in grado di preparare l'Ucraina a fare breccia attraverso le oltremodo fortificate difese russe?
E inoltre, se anche gli ucraini fossero stati preparati, "erano effettivamente in grado di farlo?"
mappa della controffensiva ucraina washington post
Miley, sempre pronto con le sue mappe dell'Ucraina, spiegò i potenziali assi dell'offensiva e il dislocamento delle forze ucraine e russe. Lui e Austin illustrarono la loro conclusione secondo cui "l'Ucraina, per avere successo, doveva combattere in maniera diversa", come ricordò un ufficiale amministrativo strettamente coinvolto nella pianificazione.
L'esercito ucraino, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, era diventato una forza difensiva.
Sin dal 2014, si era focalizzato su un conflitto logorante, ma a basso livello, contro le forze appoggiate dai russi nella regione orientale del Donbas. Orchestrare un'avanzata in larga scala avrebbe richiesto un cambiamento significativo nella struttura e nelle tattiche della sua forza militare.
allagamento dopo l attacco alla diga di nova kakhova 8
La pianificazione imponeva un migliore e più ampio addestramento occidentale, che fino a quel punto si era limitato a insegnare a piccoli gruppi e a singoli individui a utilizzare le armi fornite dall'Occidente. Migliaia di soldati venivano addestrati in Germania in vaste formazioni e in manovre militari "all'americana", i cui principi risalivano alla Seconda Guerra Mondiale. Ai soldati americani, addestrarsi in quelle che erano note come operazioni "pluriarmate" richiedeva spesso più di un anno. Il piano ucraino proponeva di condensare il tutto in pochi mesi.
volodymyr zelensky joe biden 1
Anziché fare fuoco d'artiglieria, quindi effettuare "lenti progressi" e poi sparare di nuovo, gli ucraini avrebbero "sparato avanzando al tempo stesso", con brigate di recente addestramento che procedevano con mezzi corazzati e il supporto dell'artiglieria "come in una sinfonia", disse l'alto ufficiale amministrativo.
Ai primi di gennaio, l'amministrazione Biden annunciò che avrebbe inviato dei mezzi da combattimento Bradley; la Gran Bretagna accettò di trasferire quattordici carri armati Challenger. Quello stesso mese, dopo un riluttante annuncio da parte degli USA secondo cui, per l'autunno, avrebbero fornito dei carri armati Abrams M1 di prima scelta, la Germania e altri Paesi NATO promisero centinaia di carri armati Leopard di fattura tedesca in tempo per la controffensiva.
lloyd austin volodymyr zelensky antony blinken
Problema ben più grande era la fornitura delle munizioni 155 mm, che avrebbero permesso all'Ucraina di competere con il vasto arsenale dell'artiglieria russa. Il Pentagono calcolò che ogni mese Kiev avrebbe avuto bisogno di novantamila di esse, o anche più. Benché la produzione americana fosse in crescita, ve n'era appena più di un decimo.
"La matematica non è un'opinione" disse l'ex alto ufficiale. "A un certo punto, non saremmo stati più in grado di fornirle".
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Sullivan illustrò a quel punto varie soluzioni. La Corea del Sud disponeva di massicce quantità di munizioni fornite dagli USA, ma le sue leggi vietavano l'invio di armi nelle zone di guerra.
Il Pentagono calcolò che, nel giro di 41 giorni, potevano essere trasferite per via aerea circa 330mila munizioni 155 mm, se si fosse riusciti a convincere Seoul.
Gli alti ufficiali amministrativi avevano parlato con i loro omologhi di Seul, che erano aperti all'idea, purché la fornitura fosse stata indiretta. All'inizio dell'anno le munizioni iniziarono ad arrivare in massa, e la Corea del Sud divenne il più vasto fornitore di munizioni d'artiglieria all'Ucraina rispetto a tutte le altre nazioni europee messe assieme.
L'alternativa più immediata sarebbe stata quella di attingere all'arsenale di 155 mm dell'esercito americano fra le quali, a differenza della variante sudcoreana, abbondavano le munizioni a grappolo. Il Pentagono ne possedeva a migliaia, lì a prender polvere da anni. Ma il segretario di Stato Antony Blinken si oppose categoricamente.
ABBRACCIO TRA ZELENSKY E BIDEN
La testata di tali armi a grappolo, ufficialmente note come Dual-Purpose Improved Conventional Munitions, o DPICM, ospitava dozzine di bombe più piccole che si disperdevano in una vasta area. Alcune inevitabilmente non esplodevano, rappresentando così un rischio perpetuo per i civili, e 120 Paesi – compresa gran parte degli alleati degli USA, ma non l'Ucraina e la Russia – avevano firmato un trattato per bandirle. Inviare quelle munizioni sarebbe costato parecchio agli Stati Uniti in materia di etica militare.
A fronte delle forti obiezioni di Blinken, Sullivan rinviò le valutazioni sulle DPICM. Non sarebbero state sottoposte all'approvazione di Biden, almeno per il momento.
Può vincere l'Ucraina?
jake sullivan inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Concordando gli astanti che gli Stati Uniti e i loro alleati potessero fornire quelli che ritenevano le forniture e gli addestramenti di cui l'Ucraina necessitava, Sullivan affrontò la seconda parte dell'equazione: l'Ucraina poteva farcela?
In occasione del primo anniversario della guerra, a febbraio, Zelensky si era vantato che il 2023 sarebbe stato "l'anno della vittoria". Il capo della sua intelligence aveva decretato che, presto, gli ucraini sarebbero andati in vacanza in Crimea, la penisola che la Russia aveva illecitamente annesso al suo territorio nel 2014. Ma in seno al Governo USA, qualcuno non era altrettanto sicuro.
Secondo gli ufficiali dell'intelligence americana, scettici nei confronti dell'entusiasmo del Pentagono, le probabilità di successo non superavano il cinquanta per cento. Tale stima deprimeva gli omologhi del dipartimento della Difesa, specie quelli del Comando Europeo USA che ricordavano l'errata previsione delle "spie" nei giorni antecedenti all'invasione del 2002, previsione secondo la quale Kiev sarebbe caduta in mano ai russi nel giro di pochi giorni.
Alcuni ufficiali della Difesa osservarono causticamente che l'ottimismo non era nel DNA degli ufficiali dell'intelligence – come disse l'alto ufficiale, erano i "menagrami" del Governo, ed era sempre più comodo scommettere sul fallimento.
valery zaluzhny con altri ufficiali inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
"In parte era solo per l'effettivo peso della forza militare russa", rifletté più tardi in un'intervista il direttore della CIA William J. Burns. "Malgrado tutta l'incompetenza dimostrata nel primo anno di guerra, i russi erano comunque riusciti a lanciare una caotica mobilitazione per riempire parecchie lacune sul fronte. A Zaporizhzhia” – la linea cruciale della controffensiva se il ponte di terra fosse stato tagliato fuori – "li vedevamo costruire difese piuttosto formidabili, difficili da penetrare, e assai costose, assai sanguinose per gli ucraini."
Forse più di ogni altro alto ufficiale, Burns, già ambasciatore in Russia, si era recato molte volte a Kiev l'anno precedente, talvolta in segreto, per incontrare il suo omologo russo assieme a Zelensky e ai suoi alti ufficiali dell'esercito. Apprezzava l'arma più potente degli ucraini – la loro volontà di combattere una minaccia esistenziale. Ma sapeva bene che, secondo l'intelligence americana, sarebbe stata un'impresa titanica.
LO STOP DI PUTIN ALL ACCORDO SUL GRANO VISTO DA GIANNELLI
Due mesi dopo che Sullivan e gli altri ebbero aggiornato il presidente, un rapporto top-secret dell'intelligence con gli ultimi sviluppi sulla situazione stimò che, per quanto riguardava l'Ucraina, l'impegno profuso per fare incetta di soldati, munizioni, mezzi ed equipaggiamenti sarebbe stato probabilmente "molto inferiore" agli obiettivi della controffensiva ucraina.
L'Occidente aveva fino ad allora rifiutato di accondiscendere alla richiesta ucraina di aerei da caccia e di Army Tactical Missile System, o ATACM, in grado di raggiungere bersagli situati ben oltre le linee russe, e di cui gli ucraini dicevano di aver bisogno per colpire siti chiave del comando e dei rifornimenti Russi.
"Una forza militare appena nata, e con eredità post-sovietiche, non diventa dalla sera alla mattina come l'esercito americano del 2023" osservò un alto ufficiale dell'intelligence occidentale. "È una follia aspettarsi di poter dare qualcosa agli ucraini e che basti questo a cambiare la loro maniera di combattere."
Lloyd Austin Oleksii Reznikov.
Le forze armate americane non obiettavano che sarebbe stato uno scontro sanguinoso. All'inizio del 2023, sapevano che ben 130mila soldati ucraini erano rimasti feriti o uccisi in guerra, compresi molti dei migliori militari del Paese. Alcuni comandanti ucraini stavano già avanzando dubbi sulla campagna imminente, citando il numero dei soldati privi di esperienza sul campo di battaglia.
Pure, il Pentagono aveva anche lavorato a stretto contatto con le forze ucraine. Gli ufficiali le avevano osservate battersi coraggiosamente e avevano supervisionato gli sforzi di rifornirle con ingenti quantità di armi sofisticate. I militari americani obiettavano sulle stime dell'intelligence, che a loro avviso non riuscivano a tenere conto della potenza di fuoco degli armamenti forniti di fresco, né della volontà di vincere degli ucraini.
incontro tra volodymyr zelensky e lloyd austin
"Il piano che stavano portando avanti era del tutto fattibile con la forza di cui disponevano, secondo le tempistiche che avevamo pianificato" disse un alto ufficiale USA.
Austin sapeva che un ulteriore periodo di tempo per addestrarsi nelle nuove tattiche e con i nuovi equipaggiamenti sarebbe stato tanto di guadagnato ma che l'Ucraina non poteva permettersi quel lusso.
"In un mondo perfetto, una scelta ce l'hai. Continui a dire: 'Voglio prendermi ancora sei mesi per addestrarmi e per prendere dimestichezza con questo o con quello'" disse in un'intervista. "La mia opinione è che loro non avessero scelta. Stavano combattendo per la loro vita."
La Russia si prepara
volodymyr zelensky e jens stoltenberg al vertice nato di vilnius
A marzo, la Russia stava preparando già da molti mesi le proprie difese, costruendo miglia e miglia di barriere, trincee e altri ostacoli da una parte all'altra del fronte in vista dell'offensiva ucraina.
Dopo sconfitte cocenti nella regione di Kharkiv e di Kherson nell'autunno 2022, la Russia parve giungere a una svolta. Putin designò il generale Sergei Surovikin — noto come “Generale Armageddon” per le sue spietate tattiche in Siria — alla guida delle operazioni di combattimento russe in Ucraina, concentrandosi sul mantenimento dei territori anziché sulla conquista di altri.
Nei mesi successivi all'invasione del 2022, le trincee russe erano minimali – delle fosse diritte e suscettibili alle inondazioni soprannominate "linee cadavere", secondo Ruslan Leviev, analista e co-fondatore del Conflict Intelligence Team, che ha seguito passo passo l'attività militare russa in Ucraina fin dal 2014.
oleksandr syrsky inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Ma al proseguire della guerra, la Russia si adattò, scavando trincee più asciutte e a zig zag che proteggevano meglio i soldati dai bombardamenti. Oltre a farsi più sofisticate, disse Leviev, le trincee si aprirono altresì all'interno delle foreste per agevolare la ritirata ai difensori. I russi costruirono delle gallerie fra le varie postazioni, aggiunse l'analista, per rispondere all'impiego diffuso dei droni da parte dell'Ucraina.
Le trincee facevano parte delle variegate difese che comprendevano campi minati, piramidi di cemento note come "denti di drago", e fossati anti-carro. Se i campi venivano sminati, le forze russe disponevano di sistemi veicolati da razzi per riseminarli diffusamente di ordigni esplosivi.
A differenza delle operazioni offensive russe delle prime fasi della guerra, tali difese seguivano testualmente i parametri sovietici. "Questo è un caso in cui hanno messo in atto la loro dottrina" dichiarò un alto ufficiale dell'intelligence.
Konstantin Yefremov, già ufficiale della 42ma divisione fucilieri motorizzati russa di stanza a Zaporizhzhia nel 2022, rammentò che la Russia disponeva dell'equipaggiamento e degli uomini necessari a costruire un solido muro per contrastare l'attacco.
"L'esercito putiniano sta soffrendo per la carenza di varie armi, ma può letteralmente nuotare nelle mine", disse Yefremov in un'intervista dopo essere fuggito a Occidente. "Ne hanno milioni, sia anticarro sia antiuomo.”
Povertà, disperazione e paura rendono poi le decine di migliaia di soldati russi coscritti una forza lavoro ideale. "Forza lavoro da schiavizzare, non serve altro" disse. "E a maggior ragione, i soldati semplici russi sanno che stanno costruendo le trincee e le altre difese per sé, per salvare la pelle."
Inoltre, secondo una tattica impiegata sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale, Surovkin schierava delle unità dietro ai soldati russi, per bloccarli e impedire loro di battere in ritirata, a volte sotto pena di morte.
Le opzioni a loro disposizione erano "morire uccisi dalle nostre unità o dalle loro", disse il colonnello Oleksandr Netrebko, comandante di una brigata di polizia recentemente costituita che combatteva nei dintorni di Bakhmut.
Pure, malgrado la Russia disponesse di molti più soldati, di un arsenale militare più nutrito e di quella che un ufficiale USA definì "la pura e semplice disponibilità a sopportare perdite oltremodo drammatiche", gli ufficiali americani sapevano che aveva anche dei punti deboli piuttosto seri.
mortaio ucraino bombarda le postazioni russe a Kharkiv
All'inizio del 2023, come stimavano le agenzie d'intelligence USA, circa duecentomila soldati russi erano rimasti uccisi o feriti, fra i quali una miriade di commando estremamente addestrati. I soldati inviati in fretta e furia in Ucraina in sostituzione dei caduti erano inesperti. Il turnover dei comandanti sul campo aveva danneggiato il comando e il controllo. Quanto agli equipaggiamenti, le perdite erano altrettanto sconcertanti: più di duemila carri armati, circa quattromila mezzi da combattimento corazzati e almeno 75 velivoli, secondo un documento del Pentagono trapelato in una chat della piattaforma Discord in primavera.
volodymyr zelensky e jens stoltenberg al vertice nato di vilnius
Si valutava che la forza russa non bastasse a proteggere tutte le linee del conflitto. Ma a meno che l'Ucraina non si fosse messa in movimento al più presto, il Cremlino avrebbe potuto rimediare alle proprie mancanze nel giro di un anno, o anche meno se avesse ricevuto aiuti da Paesi amici come l'Iran e la Corea del Nord.
Era imperativo, discutevano gli ufficiali USA, che l'Ucraina lanciasse l'offensiva.
Più soldati, più armi
A fine aprile il segretario generale della NATO fece un viaggio non annunciato a Kiev per vedere Zelensky. Stoltenberg, ex primo ministro norvegese, si recò nella capitale ucraina per discutere delle preparazioni del summit della NATO di luglio, oltre che del desiderio di Kiev di entrare a far parte dell'alleanza atlantica.
vladimir putin volodymyr zelensky
Ma in occasione di un pranzo di lavoro con una manciata di ministri e di assistenti, la conversazione si trasformò nella preparazione della controffensiva – come stavano andando le cose e quanto c'era ancora da fare.
Secondo due persone informate del colloquio, Stoltenberg — che era atteso il giorno successivo in Germania per un riunione del Gruppo di Contatto della Difesa Ucraina, un consorzio di circa cinquanta Paesi che forniscono armi e altri mezzi di sostegno a Kiev— chiese informazioni sull'impegno per equipaggiare e addestrare le brigate ucraine per la fine di aprile.
oleksii reznikov tra jens stoltenberg e lloyd austin inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Secondo le persone di cui sopra, Zelensky riferì che l'esercito ucraino si aspettava che le brigate fossero all'80-85% per la fine del mese. Cifre che sembravano in conflitto con le aspettative americane secondo cui l'Ucraina dovesse essere già pronta a lanciare l'offensiva.
Secondo le due persone succitate, il leader ucraino sottolineò altresì che i suoi soldati dovevano mantenere il controllo della parte orientale del Paese per impedire alla Russia di spostare le sue forze bloccando così la controffensiva meridionale di Kiev.
Per difendere la parte orientale e al tempo stesso avanzare verso Sud, disse Zelensky, l'Ucraina aveva bisogno di ulteriori brigate.
Gli ufficiali ucraini continuavano anche a insistere che un arsenale allargato era cruciale per poter conseguire la vittoria. Solo a maggio, alla vigilia della battaglia, la Gran Bretagna annunciò che avrebbe fornito dei missili Storm Shadow dalla gittata più lunga. Ma un altro tormentone dell'Ucraina era che le veniva chiesto di combattere come nessun Paese della NATO avrebbe mai pensato di fare – senza un'effettiva forza aerea.
Come puntualizzò un ex ufficiale ucraino, i vecchi aerei da caccia MiG-29 in dotazione al suo Paese potevano individuare i bersagli entro un raggio di quaranta miglia e sparare entro un raggio di venti. I Su-35 russi, dal canto loro, potevano identificare bersagli da più di novanta miglia di distanza e abbatterli da settantacinque.
"Immaginate un MiG e un Su-35 in cielo. Noi non li vediamo mentre loro vedono noi. Noi non possiamo raggiungerli mentre loro possono raggiungere noi" disse l'ufficiale. "Ecco perché ci battiamo così tanto per avere gli F-16."
jens stoltenberg e volodymyr zelensky inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Gli ufficiali americani puntualizzarono che anche solo una manciata di velivoli da sessanta milioni di dollari avrebbe consumato i fondi che potevano essere usati per acquistare ulteriori veicoli, difese aeree o munizioni. Oltretutto, asserivano gli ufficiali, i jet non avrebbero garantito agli ucraini la superiorità aerea da loro tanto agognata.
"Se riusciste ad addestrare un gruppo di piloti di F-16 in tre mesi, verrebbero abbattuti il primo giorno, perché le difese aeree russe in Ucraina sono molto solide e molto capaci" disse un alto ufficiale della Difesa.
A maggio, infine, Biden cedette e garantì ai Paesi europei il permesso richiesto per donare all'Ucraina i loro F-16 made in USA.
Ma l'addestramento dei piloti e la consegna dei jet avrebbero richiesto un anno o anche oltre, un periodo di tempo troppo lungo per fare la differenza nella battaglia imminente.
Kiev esita
A maggio, in seno all'amministrazione Biden e fra gli alleati sostenitori dell'Ucraina, cresceva la preoccupazione. Secondo i piani, l'Ucraina doveva già aver lanciato le sue operazioni. Per quanto riguardava l'esercito USA, la finestra di opportunità si stava riducendo alla svelta. Durante l'inverno, l'intelligence aveva evidenziato che le difese russe erano relativamente deboli e perlopiù senza equipaggio, e che fra i soldati russi il morale era in picchiata dopo le perdite nel Kharkiv e nel Kherson. Secondo l'intelligence USA, gli alti ufficiali russi sentivano che le prospettive erano fosche.
Ma quella valutazione stava cambiando rapidamente. L'obiettivo era quello di colpire prima che Mosca fosse pronta, e fin da metà aprile le forze armate USA avevano provato a convincere gli ucraini a muoversi.
"Ci davano date. Ci davano molte date" dichiarò un alto ufficiale del Governo americano. "Avevamo aprile tal dei tali, maggio pinco pallino, giugno vattelapesca, e così via. Si continuava a rimandare."
Nel frattempo le difese nemiche si stavano ingrossando. I militari americani erano sgomenti nel vedere che le forze russe sfruttavano quelle settimane di aprile e maggio per seminare ulteriori quantità significative di mine, uno sviluppo che secondo gli ufficiali avrebbe reso sostanzialmente più difficile l'avanzata delle truppe ucraine.
Washington era anche sempre più preoccupata che gli ucraini stessero consumando troppe munizioni di artiglieria, principalmente nei dintorni di Bakhmut, munizioni che invece erano necessarie alla controffensiva.
antony blinken e lloyd austin incontrano zelensky a kiev
Mentre maggio si trascinava, agli americani pareva che Kiev, estremamente efficiente durante le simulazioni e l'addestramento, avesse bruscamente rallentato – che fosse in atto "una sorta di cambiamento psicologico", che arrivassero sul punto di agire "e poi tutto d'un tratto pensassero: 'Bene, controlliamo tre volte, assicuriamoci di essere a nostro agio", raccontò un ufficiale amministrativo che aveva preso parte alla pianificazione. "Eppure da quasi un mese ci dicevano… 'Stiamo per andare. Stiamo per andare'."
joe biden con il suo team per la sicurezza nazionale inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
Alcuni ufficiali americani ritenevano che non vi fossero prove inconfutabili che la procrastinazione avrebbe alterato le probabilità di successo dell'Ucraina. Altri scorgevano chiari indizi che il Cremlino avesse sfruttato con successo quell'intervallo di tempo lungo quelle che erano ritenute le linee dell'offensiva di Kiev.
In Ucraina, poi, stava montando una frustrazione di tutt'altro genere. "Quando avevamo calcolato la tempistica, sì, il piano era quello di dare il via alle operazioni a maggio", dichiarò un ex ufficiale ucraino profondamente coinvolto nelle pianificazioni militari. "E tuttavia accaddero molte cose."
L'equipaggiamento promesso fu consegnato in ritardo o giunse inadeguato al combattimento, dissero gli ucraini. "Parecchie armi che stanno arrivando adesso, erano utili l'anno scorso" commentò l'ex alto ufficiale ucraino, "non per le battaglie high-tech a venire". In maniera determinante, disse il militare, avevano ricevuto solo il 15% delle attrezzature – come gli MCLC – necessarie a mettere in atto il loro piano di ricavare, da remoto, dei passaggi attraverso i campi minati.
vladimir putin in un campo di grano immagine creata con midjourney 1
E tuttavia, ricordava l'alto ufficiale ucraino, gli americani si lamentavano della partenza rinviata e si lagnavano ancora di quanti soldati l'Ucraina stesse impiegando a Bakhmut.
Gli ufficiali USA negavano categoricamente che gli ucraini non stessero ricevendo tutti gli armamenti che gli erano stati promessi. La wish list degli ucraini poteva anche essere stata ben più nutrita, questo gli americani lo riconoscevano, ma quando l'offensiva prese il via, avevano ricevuto quasi due dozzine di MCLC, più di quaranta veicoli tattici di sminamento ed escavatori, mille siluri Bangalore, e più di ottantamila granate fumogene. Zaluzhny aveva richiesto mille mezzi corazzati; il Pentagono in ultima analisi ne consegnò millecinquecento.
"Ricevettero tutto ciò che gli era stato promesso, e in tempo", disse un alto ufficiale USA. In certi casi, dichiarò l'ufficiale, l'Ucraina non è riuscita a dislocare l'equipaggiamento fondamentale per l'offensiva, tenendolo di riserva o assegnandolo alle unità che non prendevano parte all'attacco."
Poi c'erano le condizioni atmosferiche. La neve che si scioglieva e le piogge torrenziali che, in primavera, trasformano alcune zone dell'Ucraina in una pesante melma fangosa erano arrivate in ritardo durando più a lungo del solito.
missili russi su un condominio di zaporizhzhia 1
A metà del 2022, quando s'iniziò a pensare a una controffensiva, "nessuno conosceva le previsioni del tempo" disse l'ex alto ufficiale ucraino.
Ciò significava che non era chiaro quando le pianure e la ricca terra nera della regione sudorientale dell'Ucraina, che poteva attaccarsi come colla agli anfibi dei soldati e agli pneumatici dei mezzi, si sarebbero seccate per l'estate. Gli ucraini capivano bene l'incertezza della situazione perché loro, a differenza degli americani, lì ci vivevano,
Mentre le preparazioni acceleravano, i timori degli ufficiali ucraini si facevano sempre più intensi, timori che vennero alla luce durante una riunione alla Base Aerea di Ramstein in Germania, quando il vice di Zaluzhny, Mykhailo Zabrodskyi, si profuse in un'accorata richiesta di aiuto.
produzione di armi in pennsylvania inchiesta del washington post sulla controffensiva ucraina
"Perdonateci, ma alcuni mezzi che abbiamo ricevuto sono inadeguati al combattimento", disse Zabrodskyi ad Austin ai suoi assistenti, almeno secondo un ex alto ufficiale ucraino. Disse che i Bradley e i Leopard erano rotti o senza cingoli. I Marder tedeschi erano sprovvisti di radio; non erano nient'altro che scatole di ferro cingolate – del tutto inutili se non potevano comunicare con le loro unità, disse l'uomo. Gli ufficiali ucraini rivelarono a loro volta che alle unità per la controffensiva mancava un numero sufficiente di veicoli per lo sminamento e per l'evacuazione.
Austin guardò il generale Christopher Cavoli, al vertice del comando per l'Europa, e il tenente generale Antonio Aguto, capo del Security Assistance Group per l'Ucraina, seduti accanto a lui. I due dissero che avrebbero effettuato un controllo.
Il Pentagono concluse che le forze ucraine non riuscivano a gestire e a mantenere adeguatamente tutti gli equipaggiamenti dopo averli ricevuti. Austin incaricò Aguto di lavorare più alacremente alla manutenzione con i suoi omologhi ucraini.
"Anche se consegni 1300 mezzi che funzionano bene, in quel lasso di tempo che separa il momento in cui li piazzi a terra e il momento in cui entrano in combattimento ce ne sarà sempre qualcuno che si rompe" disse un alto ufficiale della Difesa.
BOOM SONICO CAUSATO DA UN F-16
Il primo giugno, i vertici del Comando Europeo USA e il Pentagono erano scoraggiati e si sentivano tenuti ad avere delle risposte. Forse gli ucraini erano intimoriti dalle potenziali vittime? Forse erano nati dei dissapori politici in seno alla leadership ucraina, o dei problemi nella catena di comando?
Finalmente la controffensiva prese timidamente il via ai primi di giugno. Alcune unità ucraine strapparono rapidamente delle piccole vittorie, riconquistando nella regione di Zaporizhzhia alcuni villaggi a sud di Velyka Novosilka, distanti ottanta miglia dalla costa di Azov, Ma altrove, neanche le armi e l'addestramento occidentali riuscivano a proteggere del tutto le forze ucraine dalla potenza di fuoco russa.
Quando i soldati della 37ma Brigata di Ricognizione tentarono un'avanzata, loro, come le unità dislocate altrove, sentirono immediatamente la potenza delle tattiche russe. Fin dai primi minuti dell'attacco delle forze di Putin, gli ucraini furono sopraffatti dal fuoco dei mortai che penetrava i loro mezzi corazzati francesi AMX-10 RC. Il fuoco della propria artiglieria non si materializzò come si aspettavano. I soldati strisciarono fuori dai mezzi in fiamme. In seno a un'unità, ne furono catturati, feriti o uccisi trenta su cinquanta. In quei primi giorni le perdite ucraine per quanto riguarda gli equipaggiamenti ammontarono a venti mezzi da combattimento Bradley e a sei carri armati Leopard di fattura tedesca.
Zaporizhzhia dopo il bombardamento
Quei primi scontri piombarono come un fulmine al ciel sereno tra gli ufficiali nel centro di comando di Zaluzhny, incidendo a lettere di fuoco un interrogativo nella loro mente: la strategia era forse segnata?
LA SECONDA PARTE DELL'INCHIESTA DEL "WASHINGTON POST" SUL FALLIMENTO DELLA CONTROFFENSIVA UCRAINA:
joe biden a kiev con zelensky 2 missili russi su un condominio di zaporizhzhia 5 joe biden a kiev con zelensky 3 boris johnson volodymyr zelensky 7 jill biden volodymyr zelensky joe biden 2 ZELENSKY BIDEN ALLA CASA BIANCA charles michel volodymyr zelensky JOE BIDEN E VOLODYMYR ZELENSKY A SPASSO PER KIEV VOLODYMYR ZELENSKY - ANDRIJ SHEVCHENKO giorgia meloni volodymyr zelensky oleksii reznikov CACCIA F-16 DIFESA USA zelensky merkel macron putin