Stefano Graziosi per “La Verità”
La trasparenza non è esattamente una prerogativa del Partito democratico americano. L'altro ieri, l'asinello ha infatti affossato una richiesta di comparizione, avanzata dai deputati repubblicani, che chiamava a testimoniare il figlio di Joe Biden, Hunter, alla Camera dei rappresentanti.
«I democratici hanno appena bloccato la nostra mozione per chiamare a testimoniare Hunter Biden», hanno twittato i componenti repubblicani della commissione Sorveglianza della Camera lunedì. «Si rifiutano di ritenere Hunter responsabile per i suoi loschi affari che ci rendono più dipendenti dalla Cina per le energie rinnovabili».
«Hunter ha venduto una miniera di cobalto statunitense a un'azienda cinese. Il cobalto è necessario per la produzione di auto elettriche», ha specificato il deputato repubblicano Andy Biggs.
Il riferimento è a una rivelazione effettuata lo scorso novembre dal New York Times, secondo cui Bhr - società di cui lo stesso Hunter era membro fondatore - favorì la cessione dell'80% di un'importante miniera di cobalto, situata nella Repubblica democratica del Congo, da parte della società americana Freeport-McMoRan al colosso statale cinese China Molybdenum.
Il costo complessivo dell'operazione è stato di 3,8 miliardi di dollari: in particolare, 2,65 miliardi erano stati messi dalla stessa China Molybdenum, mentre 1,14 miliardi sarebbero arrivati da Bhr: quella Bhr che era detenuta al 30% da Hunter e da due suoi soci americani, mentre il resto era «di proprietà o controllato da investitori cinesi che includono la Bank of China».
articolo del new york post sui media liberal che si svegliano dopo 18 mesi sul caso di hunter biden
Ma il punto non è solo questo. Negli scorsi giorni, il Washington Post ha anche rivelato che Hunter ha ricevuto 4,8 milioni di dollari dal colosso cinese Cfec, che aveva legami con l'Esercito popolare di liberazione e con le alte sfere del Cremlino. In tutto questo, Fox News ha pubblicato ieri una serie di documenti ulteriormente compromettenti, che mostrano come Joe Biden in persona avrebbe scritto una lettera di raccomandazione in favore del figlio di un dirigente cinese strettamente legato a Hunter.
In un'email datata 3 gennaio 2017 - quando Joe era ancora vicepresidente degli Stati Uniti - il Ceo di Bhr, Jonathan Li, chiedeva infatti a Hunter (e ai suoi stretti soci Devon Archer e Jim Bolger) una lettera di presentazione per far ammettere suo figlio Christopher ad un'università americana.
Il 18 febbraio 2017, il presidente di Rosemont Seneca (società di cui Hunter era cofondatore), Eric Schwerin, rispose a Li, scrivendo: «Jonathan, Hunter mi ha chiesto di inviarti una copia della lettera di raccomandazione che ha chiesto di scrivere a suo padre a favore di Christopher per la Brown University». «L'originale», aggiunse, «è stato inviato da FedEx al dottor Paxson direttamente alla Brown».
«È semplicemente fantastico! Grazie mille! E anche a te Hunter, grazie mille», replicò Li. Il New York Post ha tra l'altro rivelato che Joe Biden avrebbe scritto una lettera di presentazione anche alla figlia del Ceo di Bhr.
Nel luglio 2019, il New Yorker rivelò che Hunter aveva fatto incontrare Li con suo padre, durante una visita ufficiale compiuta in Cina da quest' ultimo nel dicembre 2013. Non solo: secondo quanto riferito da Nbc News, Hunter ottenne dalle autorità di Shanghai la licenza per costituire Bhr pochi giorni dopo quel viaggio.
E pensare che Joe Biden ha sempre detto di non essere mai rimasto coinvolto negli affari di suo figlio (appena martedì scorso, a chi le chiedeva conferma del fatto che non avesse mai parlato con Hunter di queste questioni, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki replicava seccamente: «Sì»). D'altronde, che l'attuale presidente non fosse estraneo agli affari del figlio, era già emerso a ottobre 2020, quando il New York Post pubblicò un'email, datata aprile 2015, in cui un alto dirigente della controversa società ucraina Burisma ringraziava Hunter per avergli organizzato un incontro col padre.
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