DAGOREPORT
fabio lazzerini e alfredo altavilla di ita airways 9
“In Italia, sottolineava beffardo Ennio Flaiano, la linea più breve tra due punti è l'arabesco”. Il caso della vendita dell’ex compagnia di bandiera Alitalia diventata Ita è diventato una rete d'arabeschi (vedi articolo a seguire). Da una parte gli sconfitti, per ora, Aponte e Lufthansa, dall’altra i vincitori, per ora, il fondo americano Certares con Air France e Delta Airlines.
fabio lazzerini e alfredo altavilla di ita airways 8
In mezzo il ministero dell’Economia, azionista unico di Ita, con il direttore generale Alessandro Rivera che su input del consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi, è favorevole al fondo americano. Come abbiamo scritto, in questa storia c’è lo zampone di Paolo Scaroni, compagno di banco alla Bocconi di Giavazzi, ma soprattutto di Stefano Sardo, Managing Director di Certares, nonché figlio di Salvatore Sardo, che fu braccio destro di Scaroni in Enel e Eni.
Quindi è decollata, con l’opposizione a carte bollate di Altavilla, presidente favorevole al duplex Aponte-Lufthansa, la trattativa in esclusiva tra Ita e Certares – che scadrà il prossimo 31 ottobre ma è estendibile.
Ma con il governo Meloni la part-Ita non è finita. Anzi, è ricominciata. Rivera è dato all’85% fuori da via XX Settembre e lunedì è in agenda una riunione al Mise e sia il ministro Urso sia il ministro del Mef Giorgetti sono propensi a dar ragione ad Altavilla. Ma c’è anche una parte di Fratelli d’Italia che la pensa diversamente.
Il punto di frizione tra i contendenti è che né Delta né Air France, a differenza di Lufthansa, entrano nel capitale azionario di Ita, a metterci i soldoni è soltanto il fondo statunitense. Le due compagnie hanno assicurato di volerlo fare, ma solo in un secondo momento, senza rendere nota la distribuzione tra i tre partner.
Come scriveva il giornale francese “La Tribune”, “l’unica certezza è che il margine di manovra di Air France-KLM è attualmente limitato dalla Commissione Europea in attesa del rimborso del 75% degli aiuti di Stato ricevuti durante la crisi. Il gruppo non è molto lontano da questa soglia a causa della sua ricapitalizzazione e dell’investimento di 500 milioni portato dal fondo Apollo Global Management in una controllata operativa di Air France. Ma intanto non può acquisire più del 10% in un’azienda del settore”.
A questo punto, rimane solo Certares e si sa che i fondi non ragionano sul piano industriale, ma solo su quello finanziario. Hanno degli azionisti da soddisfare e dei guadagni da realizzare. E che succederà se e quando Ita si rivelerà un investimento non in linea con quanto atteso?
ALTAVILLA PORTA ITA IN TRIBUNALE
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Il presidente Alfredo Altavilla fa causa a 7 consiglieri di Ita, tra cui l'ad Fabio Lazzerini. Sono le 7 persone che - nelle sedute del Cda, il 12 e il 20 ottobre - gli hanno revocato ogni potere esecutivo. Lo studio legale Pontecorvo - che assiste Altavilla - ha depositato al Tribunale civile di Roma un atto di 60 pagine che lamenta la mancanza di giusta causa. Il ritiro delle deleghe sarebbe immotivato. E i consiglieri sarebbero andati al di là delle loro prerogative.
La revoca sarebbe facoltà dell'assemblea dei soci (dunque del Tesoro, azionista unico di Ita); e non certo del Cda. La causa è indirizzata anche a Ita. E questo genera - per procedura - una situazione strana.
Altavilla chiama in causa il rappresentante legale di Ita, che è lui stesso, in quanto tuttora presidente (sia pure senza deleghe). In casi del genere, il presidente è solito dimettersi prima della causa, per evitare il corto circuito.
Ma Altavilla non rimette il mandato, come è suo diritto. Altavilla non precisa una richiesta di risarcimento, lo farà nel corso del processo che chiede inizi il 13 febbraio. I 7 consiglieri mostrano serenità. Nella seduta del Cda del 20 ottobre, Altavilla ha già prospettato una causa contro ognuno di loro.
Eppure i 7 hanno confermato la revoca.