COSA PRETENDERÀ HAMAS ORA CHE HA CATTURATO PIÙ DI 200 OSTAGGI? NEL 2011, UN SOLDATO ISRAELIANO, GILAD SHALIT, FU RILASCIATO IN CAMBIO DI PIÙ DI 1000 PALESTINESI, TRA CUI CENTINAIA DI MILIZIANI ISLAMISTI – GERSHON BASKIN, CHE NEGOZIÒ IL RILASCIO DI SHALIT: “IL TEMPO STA PASSANDO. DOBBIAMO FARE TUTTO PRIMA DELL'INGRESSO A GAZA E DEVONO PARLARSI DIRETTAMENTE ISRAELE, QATAR E HAMAS” – TRA I PRIGIONIERI LIBERATI ALLORA, C'ERA ANCHE UN UOMO CHE...

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Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

 

Gershon Baskin Gershon Baskin

Gilad Shalit aveva diciannove anni quando fu catturato da un commando di terroristi palestinesi arrivato in Israele attraverso i tunnel scavati a Gaza. […] Era giugno del 2006, Shalit venne risucchiato dal sottosuolo di Gaza e ne uscì nell’ottobre di cinque anni dopo, era diventato un simbolo di unità nazionale […].

 

Fu rilasciato in cambio di 1.027 palestinesi, e a occuparsi della trattativa c’era Gershon Baskin, attivista, pacifista,  legato a quei negoziati anche per una questione personale; ma lo avrebbe scoperto in seguito.

 

Liberazione di Gilad Shalit Liberazione di Gilad Shalit

[…] “Il tempo sta passando – dice al Foglio dando l’impressione di contare […] ogni istante utile per la trattativa – dobbiamo fare tutto il possibile, pensare ai civili, la finestra per le trattative si sta chiudendo: tutto va fatto prima dell’ingresso a Gaza”.

 

Baskin […] si è battuto per i diritti, le libertà e la convivenza, ha bene in testa e nel cuore ogni vita che il conflitto mette a rischio, però, se si parla di futuro, di sicurezza, non vede altre opzioni all’ingresso via terra a Gaza: “Sembra impossibile rimuovere Hamas dal potere, colpire i responsabili senza entrare.  E’ rischioso, è costoso per i civili palestinesi e i soldati, ma per gli israeliani non è possibile continuare a pensare di vivere vicini a Hamas, non si può accettare che la minaccia possa tornare” […].

 

attacco di hamas al kibbutz di be eri 2 attacco di hamas al kibbutz di be eri 2

Ma prima bisogna negoziare, affidarsi ai mediatori e parlare anche direttamente: “Non so se possiamo fidarci del Qatar […], deve dimostrare di essere affidabile, ha ospitato la leadership di Hamas per anni, l’ha anche finanziata. Ora la domanda non è tanto quanto i qatarini siano affidabili, ma quanto sono efficaci e devono provarlo.

 

Per ora i negoziati procedono in modo contorto, il Qatar parla con Hamas e con gli Stati Uniti, che a loro volta parlano con Israele. Devono parlarsi direttamente Israele, Qatar e Hamas”. Così è stato nel 2011, era Baskin a parlare con Hamas, il suo riferimento era Ghazi Hamad, portavoce del gruppo di terroristi, e  quando l’accordo su Shalit venne concluso lo chiamò la mattina presto e gli disse con entusiasmo: “La prossima volta negozieremo la pace”.

 

Gilad Shalit Gilad Shalit

Non è stato così, la casa di Hamad è stata colpita durante la prima notte di bombardamenti israeliani contro la Striscia ed era il segnale che per Gerusalemme non c’era differenza tra gli uomini di Hamas, non c’erano dialoganti e non dialoganti, tutti i membri del gruppo erano diventati un bersaglio.

 

“E’ chiaro che […] la situazione nella Striscia è disastrosa, ci sono morti, feriti, sfollati, Hamas deve agire e adesso dovrebbe sentire l’urgenza di liberare gli ostaggi. Dice pubblicamente di volere un cessate il fuoco e sta a Israele prenderlo in considerazione, anche se rimane una richiesta vaga e non sappiamo neppure se verrebbe onorata”.

 

[…] Secondo Baskin gli ostaggi vanno liberati prima dell’ingresso a Gaza, sono poche le informazioni in più che i soldati potrebbero raccogliere una volta entrati: “Credo che Israele […] abbia messo da parte un numero sufficiente di dettagli, però non controlla il territorio, non controlla i tunnel, ha perso fonti. Degli ostaggi non sappiamo quanti sono feriti […] e non sappiamo neppure quanti israeliani ci siano né dove siano, né in mano di chi”.

 

donne ostaggio rilasciate da hamas donne ostaggio rilasciate da hamas

Shalit, una volta liberato,  raccontò di essere stato trattato bene, e  di essere stato tenuto in un luogo segreto. Anche una delle ultime donne liberate, Yocheved Lifshitz, del Kibbutz Nir Oz, che lei stessa in un’idea di pace e convivenza aveva contribuito a fondare, ha raccontato di una rete segreta di tunnel e di aver ricevuto assistenza medica e cure.

 

“Queste liberazioni sono un buon segnale, l’idea di rilasciare i prigionieri in base alla doppia nazionalità è un’assurdità invece. Non è accettabile per Israele, che manderebbe il messaggio che non tutti gli israeliani sono uguali. Ma neppure Hamas, per ragioni diverse, fa differenza guardando il passaporto. E’ stata messa in giro una proposta divisiva, qualcuno cerca le spaccature”.

 

civili morti in israele 6 civili morti in israele 6

[…] Quel 7 ottobre, al confine, insieme a Hamas sono entrati terroristi di altri gruppi sono entrati civili non affiliati ma armati che hanno preso parte alla violenza e potrebbero aver portato via persone: nulla di simile era mai accaduto e “Hamas deve essere ritenuta responsabile”.

 

Gli israeliani, racconta l’attivista, sono ormai pronti a pagare qualsiasi prezzo per avere la certezza di un futuro sicuro. Lo hanno sempre pagato, anche Baskin lo ha pagato. Tra i palestinesi rilasciati per la liberazione di Shalit c’erano trecento ergastolani, fra loro,  quattro erano in prigione per aver rapito e ucciso un uomo di cinquantuno anni.

 

Gershon Baskin Gershon Baskin

Si chiamava Sasson Nuriel ed era il cugino della moglie di Gershon Baskin, l’attivista racconta quanto sia stato difficile, ma in quel momento, l’80 per cento degli israeliani era d’accordo per liberare Shalit. Il 7 ottobre uno degli assassini di Sasson Nuriel scambiato nel 2011 con il soldato diciannovenne è uscito da Gaza, ha guidato un commando dell’unità Nukhba contro i kibbutz e sarebbe stato ucciso dai droni dello Shin Bet.

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Gershon Baskin Gershon Baskin

 

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