DAGOREPORT
Come ha preso Mario Draghi la dichiarazione del Banana, secca come un cassetto chiuso con una ginocchiata: ‘’No a Draghi al Quirinale, perché il governo deve andare avanti’’? L’ex Bce l’ha presa malissimo. In primis, si è incazzato con Gianni Letta che aveva il ruolo di bombardare ogni giorno i neuroni del patriarca di Arcore sulla bontà della candidatura Draghi.
Quindi Mariopio ha chiamato il nipotino dell’Eminenza Azzurrina per capire se il Pd tiene o meno la barra dritta sul suo nome. Tra i dem, infatti, i maldipancia si sprecano. Certo, non come nei 5Stelle dove sono tantissimi i grillini contrari al ‘’Draghi Presidente’’, mentre il pio Conte appoggia il nome del parroco del Santo Egidio Andrea Riccardi, lanciato da Letta, e Di Maio promette i suoi voti a tutti (e Sibilia l’ha mollato).
Un fatto per tutti. Quando Patuanelli si è recato da Draghi e gli ha espresso che avrebbe potuto convincere Conte a dare la disponibilità sul suo nome, chiedendo però assicurazioni sul dopo (chi farà il premier? Ci sarà un rimpasto?), il premier gli ha risposto col solito ghigno: “Io non faccio patti”.
Ma se, putacaso, SuperMario la sfanga con 550 voti sui 505 necessari, sarebbe una figuraccia per una istituzione bipede, celebrata in mezzo mondo (uno come lui dovrebbe essere eletto alla Ciampi, al primo turno).
LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI
Purtroppo, la troppa smania per il Colle sta trasformando Draghi da mito a mitomane. In questi ultimi giorni ha fatto e sta facendo la qualunque. Mentre il suo capo di gabinetto Funiculì Funiciello si agita in casa, tra giornali e politici, Ferdinando Giugliano, consigliere della comunicazione, si applica ai media internazionali.
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Ed oggi, leggendo l’agenzia economica Bloomberg, dove Giugliano ha lavorato non a caso 4 anni, Draghi ha riacquistato il sorriso. Sentite un po’ che titolo: “Il magnate dei media Silvio Berlusconi si è ritirato dalla corsa alla presidenza italiana poco prima dell'inizio delle votazioni, rafforzando la prospettiva che il primo ministro Mario Draghi possa essere eletto capo di stato”.
Ancora un cioccolatino: “Draghi, che guida una coalizione ad ampio raggio, beneficia della mossa di Berlusconi come figura di più alto profilo per succedere al presidente Sergio Mattarella. Diventare capo di stato darebbe al 74enne Draghi un ruolo ai vertici della politica italiana per i prossimi sette anni, anche se significherebbe fare un passo indietro dalla gestione quotidiana del paese”.
Gran finale allo zabaione: “La stabilità dell'Italia non è a rischio e Draghi manterrà un ruolo chiave sia che venga eletto presidente sia che rimanga primo ministro, ha detto in un'intervista l'ex premier Matteo Renzi venerdì con Francine Lacqua su Bloomberg TV. Renzi ha escluso un voto rapido quest'anno, dicendo di essere fiducioso che le elezioni si terranno alla fine del mandato del parlamento nel 2023”.
matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni quirinale by macondo
Lo spappolamento del cosiddetto centro sinistra è lampante, quello del centrodestra è galoppante. Gigiona Meloni quando ha visto su Zoom che Berlusconi ha fatto leggere il comunicato mica al vicepresidente Tajani ma a Licia Ronzulli, che lei disistima (eufemismo) in quanto vicina a Salvini, ha messo una pietra sopra alla coalizione.
A questo punto, si aspetta la riunione che farà domani Enrico Letta con i leader dei partiti del governo per trovare il bandolo della matassa. La strada più priva di ostacoli e veti è il leggendario Mattarella bis: ma se alla quarta votazione la Mummia Sicula non racimola almeno il 70 per cento dei voti, non ci sta a disimballare gli scatoloni. Dal no di Mattarella, potrebbero uscire Pierfurby Casini (ma non è particolarmente nel cuore di Salvini) o l’eterno Giuliano Amato.
giuliano amato IL SALUTO TRA GIANNI LETTA E PIER FERDINANDO CASINI FOTO ANDREA ARRIGA