DAGOREPORT - L’ITALIA A TRAZIONE MELONI NON CONTA UN CAZZO A LIVELLO INTERNAZIONALE. L’ENNESIMA DIMOSTRAZIONE SI È AVUTA CON L’ESCLUSIONE DEL NOSTRO PAESE DAL TAVOLO SUL FUTURO DELL’AFGHANISTAN – AGLI OCCHI DEGLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI, POCO CONTANO LE PROMESSE E I VIDEO IN PIANO SEQUENZA: SERVONO FATTI, COME LA DECISIONE DI USCIRE DALLA "VIA DELLA SETA" – IL CUL DE SAC IN CUI È FINITA "DONNA GIORGIA": HA TROPPI INTERLOCUTORI IN CONFLITTO TRA LORO (USA, UE, FRANCIA E GERMANIA) DI CUI DEVE CONQUISTARE LA FIDUCIA. ACCONTENTARE UNO, SIGNIFICA SCONTENTARE GLI ALTRI
1. DAGOREPORT
il video di giorgia meloni sul taglio al cuneo fiscale 3
La decisione dell’Onu di escludere l’Italia dal tavolo sul futuro dell’Afghanistan, nonostante i nostri vent’anni di missione militare, con 53 morti e oltre 700 feriti, dimostra che l’Italia a trazione Meloni non si è ancora guadagnata un posto di rilievo nell’agone internazionale.
Quel che forse non sarebbe avvenuto con Mario Draghi a Palazzo Chigi avviene con Donna Giorgia in sella, visto che la premier, nonostante tutti gli sforzi di restyling della sua immagine all’estero, è ancora marchiata come ex missina, e quindi erede politica del fascismo.
giorgia meloni bacia ignazio la russa
Che questa sia più un’arma di propaganda della sinistra che la realtà, conta poco agli occhi degli osservatori internazionali, non così interessati a comprendere fino in fondo le complesse dinamiche italiane.
A dare un’immagine del governo all’estero è il circuito dei grandi media internazionali, come il “New York Times”, che ha dato spazio alle cazzate sparate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, su via Rasella (“È stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS”). A conferma che le gaffe, gli scivoloni, i nostalgismi e le improvvisazioni politiche, in Italia finiscono in barzelletta, ma all’estero hanno un peso.
giorgia meloni joe biden g20 3
La considerazione e il prestigio personale non sono certo l’unica preoccupazione per Giorgia Meloni: bisogna affrontare le pesanti pressioni internazionali sulle grandi questioni politiche. Diventa più facile comprendere come lo stress a Palazzo Chigi abbia raggiunto livelli di guardia.
A Washington, ad esempio, sono molto interessati a ciò che l’Italia deciderà di fare sull’accordo, siglato nel 2019 dal governo Conte con la Cina, sulla Belt and road initiative, meglio conosciuta come "Via della Seta".
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
Gli americani vorrebbero che l’Italia si sfilasse ben prima di dicembre, termine ultimo entro il quale è necessario dare una risposta a Pechino.
Per la Ducetta non sarà facile decidere, perché uscire dalla "Via della Seta" potrebbe sì accontentare la Casa Bianca, ma avrebbe forti ripercussioni economiche e commerciali sull’Italia.
D’altronde, gli Stati Uniti non sono così attenti alle esigenze e ai problemi del nostro Paese: ai loro occhi siamo la solita colonia confusionaria e incomprensibile.
La scelta del nuovo ambasciatore a Roma, Jack Markell, conferma la limitata attenzione alle faccende del nostro Paese: il diplomatico, spedito sotto il Cupolone, sarà pure molto vicino a Joe Biden, ma poco o nulla sa dell’Italia e della sua arzigogolata politica. E infatti, a sbrigare le faccende delicate, continuerà a esserci l’incaricato d’affari, Shawn Crowley.
Insomma, nonostante la nuova campagna di comunicazione e i video promozionali in piano sequenza, l’immagine oltre frontiera di Giorgia Meloni è ancora tutta da costruire, e nessuno sembra farle troppi sconti o accordarle fiducia sulla parola.
ULTIMO TANGO A PARIGI - MACRON E MELONI BY CARLI
Il cul de sac in cui si trova la premier sta tutto nella molteplicità di interlocutori di cui deve conquistare la fiducia: ci sono gli Usa che chiedono fedeltà atlantica e netta opposizione a Cina e Russia; c’è l’Unione europea, che già dubita delle capacità italiane di rispettare le regole di bilancio e di “messa a terra” del Pnrr, e sotto sotto sogna di tornare a fare affari con Mosca e Pechino; ci sono i suoi amici polacchi e gli indispensabili alleati franco-tedeschi, i cui obiettivi spesso confliggono.
Accontentare uno significa scontentare gli altri, e fare gli interessi dell’Italia, in questo scenario, è operazione da funamboli.
2. SCHIAFFO DALLE NAZIONI UNITE ALL’ITALIA ESCLUSA DAL TAVOLO SULL’AFGHANISTAN
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
al sisi giorgia meloni antonio guterres
L’Onu discute il futuro dell’Afghanistan ma si dimentica dell’Italia, nonostante la nostra missione ventennale, 53 caduti, oltre 700 feriti, diversi milioni di euro spesi, e gli effetti che l’instabilità generale nella regione provoca ora sul flusso di migranti verso le nostre coste. È successo a Doha lunedì e ieri, dove il segretario generale António Guterres ha convocato una riunione dei Paesi interessati, per discutere un approccio comune da adottare verso Kabul.
L’Afghanistan sta nuovamente esplodendo. Secondo il Palazzo di Vetro il 97% della popolazione vive in povertà, 28 milioni di abitanti hanno bisogno di assistenza per sopravvivere e 6 rischiano la fame, ma dei 4,6 miliardi di dollari richiesti per gli aiuti sono arrivati solo 294 milioni. […] In questo quadro di emergenza, Guterres ha convocato la riunione di Doha dove non era invitato il governo di Kabul, ma tutti i Paesi più interessati alla crisi, «per raggiungere un’intesa comune all’interno della comunità internazionale su come impegnarsi con i talebani su questi temi».
HERAT - BANDIERA ITALIANA AMMAINATA A CAMP ARENA
Al tavolo c’erano Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Iran, Giappone, Kazakhstan, Kirghizistan, Norvegia, Pakistan, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Usa, Uzbekistan, Ue e Organizzazione della Cooperazione Islamica. Alla domanda di Repubblica sul motivo dell’esclusione dell’Italia, il portavoce Stephan Dujarric ha risposto così: «Nell’inviare gli inviti, dovevamo garantire un equilibrio regionale, compresi i donatori e le organizzazioni regionali, mantenendo la riunione a un numero gestibile. C’è stato anche un fattore di coinvolgimento politico recente in termini di facilitazione dei colloqui. L’Unione europea rappresenta tutti i 27 stati membri».
giorgia meloni ai funerali di andrea augello
Dunque Germania e Giappone sono state invitate perché donano molti soldi, la Norvegia perché ha avuto contatti con i talebani, ma i venti anni trascorsi ad Herat non sono valsi all’Italia un posto, magari anche considerando l’importanza che il governo di Roma attribuisce alla questione dei migranti. La nostra missione all’Onu ha capito subito la questione che stava nascendo e si è impegnata molto per risolverla, ma il problema a questo punto rischia di essere a monte, ossia il peso generale del nostro Paese. […]
GIORGIA MELONI - LA MARGARET THATCHER DELLA GARBATELLA - MEME