L’85ENNE BERGOGLIO, ACCIACCATO DA SERI PROBLEMI DI SALUTE, POTREBBE LASCIARE IL TRONO DI PIETRO? - LA RISPOSTA È SÌ SE FRANCESCO RIESCE A LEGIFERARE SULLO STATUTO DEL “PAPA EMERITO” (TITOLO CHE SI È INVENTATO RATZINGER MA CHE NEL DIRITTO CANONICO NON ESISTE), ALTRIMENTI NO
Gianluca Veneziani per “Libero Quotidiano”
Papa Bergoglio starebbe per dimettersi per ragioni di salute? E rischiamo di avere presto due Papi emeriti? È lo scenario clamoroso svelato ieri su Libero da Antonio Socci. Per il quale un nuovo conclave potrebbe non tardare troppo ed essere convocato già la prossima primavera. Chiediamo lumi a Luis Badilla, direttore del sito Il Sismografo, molto vicino al Vaticano.
Badilla, ci sono possibilità che l'85enne Bergoglio si dimetta?
«No, lo escludo. È una materia della quale non si parla in ambienti vaticani e, secondo me, neanche il Santo Padre ha mai pensato a questa possibilità».
Socci cita però come possibile ragione le condizioni di salute del Papa dopo l'operazione al colon. E lei stesso in un articolo aveva parlato della malattia del Papa come «severa e degenerativa».
«La malattia di Bergoglio non va sicuramente sottovalutata. Il Papa è stato sottoposto a un intervento di chirurgia digestiva molto impegnativo che ha comportato l'asportazione di una parte del colon. Ha reagito bene, ma non è guarito perché la sua è una malattia degenerativa, sebbene si possa tratta re con cure. Detto questo, le sue condizioni non possono essere causa delle sue dimissioni.
Anche Giovanni Paolo II ebbe una malattia degenerativa, gravissima e cronica fino alla morte. E io credo che Bergoglio abbia in questo senso lo stesso atteggiamento personale e pastorale di Wojtyla».
Ma la sua malattia ne limiterà l'operatività sulla scena pubblica?
«Il Santo Padre ha già ridimensionato molto il suo modo di agire, quella che alcuni chiamano la sua pastorale fisica. Lo aveva già fatto prima dell'intervento, limitando il calendario dei suoi viaggi. Farà sicuramente il prossimo viaggio a Budapest, mentre quello in Slovacchia, molto impegnativo fisicamente, sarà a mio avviso ridotto nel programma.
Sono invece da escludere d'ora in poi viaggi intercontinentali. Il Santo Padre, si può dire con una battuta, ha una cagionevole salute di ferro che gli imporrà di limitare la sua autonomia. Dovrà fare le cose in un tempo breve, non prolungato».
Lei rimprovera a una certa comunicazione di veicolare un'immagine di «Bergoglio superman», minimizzando la gravità delle sue condizioni di salute. A che scopo rassicurare sulla malattia del Papa?
«Me lo chiedo anche io. Perché nascondere le condizioni del Papa? Il Santo Padre è un essere umano come noi, che ha una missione importante. Ed è legittimo e giusto che l'opinione pubblica sappia, senza opacità e sempre nel rispetto della privacy, che egli, invecchiando, si è ammalato. Questo atteggiamento comunicativo dipende dalla volontà stessa del pontefice.
luis badilla direttore de il sismografo
È Bergoglio che non vuole si enfatizzino le sue condizioni di salute perché ciò fa parte della sua personalità e perché egli tiene molto alla privacy. Ma tale metodo non mi piace. La trasparenza aiuterebbe la Chiesa; l'opacità, l'omertà, le acrobazie le fanno invece del male».
Guardando in prospettiva, esclude del tutto la possibilità di un doppio Papa emerito?
«Sì, anche perché, con ogni probabilità, fra qualche settimana Papa Francesco dovrebbe legiferare sulla situazione creatasi con la rinuncia di un pontefice e l'elezione di un altro. Nel momento dell'abdicazione di Ratzinger, Bergoglio si è dovuto inventare una legislazione canonica improvvisata. Ma ora si tratta di codificare giuridicamente bene questa situazione.
Tuttavia aggiungo che tra teologi e canonisti si sta riflettendo su un possibile Papa a termine, cioè sull'ipotesi che in futuro il Santo Padre a una certa età, 80 oppure 85 anni, rinunci al soglio pontificio e vada "in pensione". È un problema che secondo me dovrebbe porsi il prossimo conclave, eleggendo un Papa al quale si dica che, tra le riforme, deve esserci questo tema».
Su Libero abbiamo riferito della possibile traduzione corretta di un verbo latino presente nelle dimissioni di Ratzinger: vacet, reso come «la sede resti libera», trasformerebbe la rinuncia di Benedetto XVI in una dichiarazione di «sede impedita» e quindi nell'ammissione di non poter più esercitare il suo ministero, a causa dinemici e usurpatori. È una lettura plausibile?
«No, perché lui della sua rinuncia aveva già parlato con molto anticipo, dicendo che non era più in condizione di continuare a fare il Papa e non certo perché fosse impedito da qualcuno. Ratzinger ha avuto la cosmica onestà di dire: sono vecchio, sono malato, la Chiesa è difficile da governare, è meglio che lo faccia un altro e sarò obbediente a un altro».
Il cattivo stato di salute del Papa coincide con il cattivo stato di salute della Chiesa?
«La Chiesa attraversa un momento molto difficile che si è aggravato per le condizioni di salute del Papa. Ma la crisi della Chiesa viene da tempi lontani, ha molte cause, e deriva anche dal momento che viveil mondo. Questo rende più difficile il papato, qualunque sia il Papa.
Il tema più devastante resta quello della pedofilia che farà morire la Chiesa: non bastano le belle parole, serve che le parole vengano seguite da fatti. Si dica esplicitamente che la pedofilia è incompatibile col sacerdozio».
Ma chi è il candidato alla successione dopo Bergoglio?
«Le rispondo con una frase dell'ex cardinale di Genova Siri: "I Papi si fanno in conclave"».