FAZIO, IL SOLITO STRAZIO! – FABIOLO TORNA CON “CHE TEMPO CHE FA” SUL “NOVE” MA CONTINUA A PARLARE DELLA RAI: “NON ME NE SONO ANDATO, NON MI HANNO RINNOVATO IL CONTRATTO” – “QUI MI SENTO PIÙ LIBERO CHE IN RAI. POSSO FINALMENTE PENSARE NON A QUELLO CHE C’È INTORNO MA A FARE AL MEGLIO IL PROGRAMMA” – “AMADEUS FA FATICA CON GLI ASCOLTI? CI VUOLE TEMPO. COSTRUIRE L’ABITUDINE SU UNA RETE CHE NON HA MAI AVUTO UN GAME NON È IMMEDIATO” – “LO STRAVOLGIMENTO DI RAI3? È DA ANNI CHE SI PROVA, È LA CONCLUSIONE DI UN PIANO”. E SU TELE-MELONI …”
Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
È stata una rivincita?
«È andata oltre ogni più rosea previsione, molto oltre. La rivincita sarebbe un sentimento legittimo, ma a una certa età si impara a non cadere in queste trappole […]. Qui si respira un’aria di ritrovata leggerezza di cui avevo bisogno».
Si sente più libero?
«Certo che sì, in Rai mi sono toccate transumanze […] con infinite polemiche, ho vissuto momenti non facili […]. Ora finalmente posso pensare non a quello che c’è intorno, ma a fare al meglio il programma, una cosa che avevo dimenticato».
AMADEUS SPIEGA COME PREMERE NOVE SUL TELECOMANDO
Fabio Fazio torna in onda ogni domenica sul Nove con Che Tempo Che Fa. La prima stagione lontano da viale Mazzini è stata un successo, con una media di oltre 2 milioni di spettatori e il 10,5% di share. […]
Le manca qualcosa della Rai?
«Ho trascorso in Rai 40 dei miei 60 anni, non mi può mancare qualcosa perché ce l’ho dentro, è il mio dna, sul Nove — a parte la leggerezza — non mi comporto in modo diverso […] ».
Era sempre nei pensieri di Salvini, non è spaesato ora che il ministro non si occupa più di lei?
Sorride: «Diciamo che mi sono finalmente occupato di me».
Da dove riparte la nuova stagione?
«Che Tempo Che Fa è un settimanale, per certi versi è un programma meta-televisivo, nel senso che raccontando la contemporaneità si nutre continuamente di cose nuove. Rimane uguale l’intenzione di fondo: raccontare senza perdere la leggerezza e al tempo stesso […] essere intensi là dove serve».
fabio fazio roberto bolle luciana littizzetto
[…] Le sue interviste sono il core business della trasmissione, quali sono gli ospiti più ostici che ha affrontato?
«In generale sono più complicate le interviste con gli stranieri, perché c’è il gap della lingua e hanno lo standard dell’intervento promozionale. Ricordo un Rupert Everett che non aveva nessuna voglia, con Madonna non è stato facile per niente, difficilissima anche Lou Reed e i Metallica: ho avuto la netta sensazione che non sapessero dove si trovavano, ma proprio la città e il Paese».
[…] Quanto a interviste: c’è chi dice (sempre) no, come Vasco Rossi.
«Abbiamo tutti la presunzione di poter piacere universalmente, ma non è così: magari non gli sono simpatico, chissà. Ma io non mi arrendo».
Ci riprova?
«Lo stiamo già facendo adesso, penso avrebbe meravigliose cose da dire».
[…] Al Tavolo si aggiungono Abatantuono e Max Giusti.
«Per me quello spazio è un grande divertimento, lo farei per ore. C’è solo una traccia e il resto è all’impronta, un gioco difficilissimo, vero jazz televisivo possibile solo grazie a un cast di enormi professionisti, con l’incanto e l’ammirazione per la tv di Arbore».
Luciana Littizzetto?
«Per lei ho un’ammirazione assoluta, è una donna coraggiosissima e molto forte. E poi l’ho detto centinaia di volte: non conosco un comico che fa un monologo di mezz’ora a settimana per 26 puntate».
SALVINI MELONI IRONIA SU FAZIO
[…] Il 30 novembre lei compie 60 anni. [… ]Si sente vecchio o è sempre stato vecchio?
Sorride: «Giovane non sono mai stato, così in questo senso posso non avere rimpianti. Il rimpianto vero — so che è una banalità - è che il tempo che passa toglie tempo alla possibilità di stare con le persone a cui vuoi bene».
Con Amadeus vi sentite?
«Sì certo, ma parliamo soprattutto di figli. Per il resto lo vedo tranquillo, l’ho sentito molto più triste per il derby perso dall’Inter».
Amadeus fa fatica.
«Ci vuole tempo, la tv è innanzitutto abitudine. Costruire l’abitudine su una rete che non ha mai avuto un game non è immediato, la tv non è trasferimento di pezzi da una parte all’altra, è la costruzione di un racconto. Dategli tempo, la tv non è per niente facile».
Da quando lei se ne è andato da Rai3...
«Diciamola bene: non mi hanno rinnovato il contratto e allora...».
...Rai3 l’hanno stravolta.
«È evidente che il piano era quello, adesso non c’è più nessuna sorpresa, la sorpresa l’ho avuta io all’inizio. È da anni che si prova questo tentativo di normalizzazione, è la conclusione di un piano».
I partiti sono da sempre dentro la Rai, ma TeleMeloni è stata più convinta nei suoi interventi?
«Chiederlo a me fa sorridere, diciamo che è stata sicuramente efficace».
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