1. DOSSIER, MELONI STOPPA NORDIO: BLOCCATA LA COMMISSIONE VOLUTA ANCHE DALLA LEGA
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Francesco Olivo per “La Stampa”
Giorgia Meloni festeggia la vittoria in Abruzzo lanciando un messaggio […] inequivocabile per dimostrare chi comanda nel centrodestra. È un atto di forza, una prova che nei fatti misura lo squilibrio elettorale che va tutto a favore di Fratelli d’Italia, e tutto a danno della Lega. A esserne travolto, però, non è solo Matteo Salvini, ma anche Carlo Nordio, paradossalmente un ministro eletto in Parlamento in quota Meloni.
Non ci sarà nessuna commissione d’inchiesta sul presunto dossieraggio, nessun organismo parlamentare incaricato di fare luce nel pozzo nero dell’inchiesta sugli accessi illeciti del finanziere Pasquale Striano nella banca dati della Direzione nazionale antimafia. L’aveva immaginata Nordio e ieri Meloni gliel’ha definitivamente affossata, con una sconfessione […] senza precedenti.
Una nota imposta da Palazzo Chigi e firmata da tutti i capigruppo di maggioranza. Non devono «esserci sovrapposizioni politiche prima della conclusione delle indagini». Alle Camere – c’è scritto – sarà la commissione Antimafia ad assumere «il compito di completare quel che non può essere oggetto di indagine penale, cioè la lettura politica della vicenda». […] «L’eventuale» costituzione di una apposita Commissione parlamentare di inchiesta «sarà valutata successivamente», anche «alla luce di quanto emergerà dai lavori della Commissione Antimafia».
È la pietra tombale su un’idea che Nordio aveva immaginato già prima del caso dei dossier su cui indaga la procura di Perugia. E che era nata dopo il caso di Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ex membro del Consiglio superiore della magistratura, radiato dalla categoria per l’inchiesta che lo aveva inchiodato al ruolo di mediatore nella spartizione delle correnti delle toghe italiane. Per Nordio, poco avvezzo ai rituali del comando e alla muscolarità della politica, sarebbe stato lo strumento più semplice e più ovvio, nonostante i tempi lunghi necessari a formare una commissione di questo tipo e a portare a un qualche risultato concreto.
Qualche giorno fa Meloni aveva fatto capire come la pensa. Dopo la proposta di Nordio, condivisa dal ministro della Difesa Guido Crosetto – che è materialmente colui che ha fatto partire le indagini dopo una denuncia – la premier aveva liquidato la faccenda con un messaggio nella chat di FdI: «Basta uscite in libertà». Di fatto è stato l’annuncio che avrebbe avocato a sé il controllo politico sulla vicenda. A quel punto Crosetto ha raffreddato il suo entusiasmo e Nordio ha addirittura annullato, all’improvviso, la sua partecipazione alla Leopolda, il meeting annuale di Matteo Renzi a Firenze.
Meloni ha aspettato l’esito del voto in Abruzzo, per forzare una decisione che, dunque, aveva già preso e già imposto al Guardasigilli. Ieri non ha voluto un confronto diretto con Nordio, e non ne ha parlato in Consiglio dei ministri. Quello che ha fatto è stato comunicarlo durante il pranzo tra i leader che ha preceduto il Cdm, alla presenza anche del ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, coinvolto su un altro dei temi più spinosi dell’esecutivo: i balneari. I
l vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani non ha posto obiezioni. Qualche dubbio invece lo ha avuto Salvini, che venerdì aveva usato un comunicato di partito per sostenere la commissione: «Serve subito». […]
Dopo la nomina della coordinatrice dei servizi segreti Elisabetta Belloni a capo dei diplomatici del G7 – che la rende di fatto una super-consigliera a Palazzo Chigi – la premier centralizza un altro pezzo di potere. E lo fa lasciando l’esclusiva gestione parlamentare dell’inchiesta di Perugia all’Antimafia e alla sua presidente Chiara Colosimo, una fedelissima di Meloni.
In questo modo, la leader di FdI si blinda anche sul fronte dei magistrati della Dna, arginando le critiche portate avanti da una coalizione “garantista” che include Forza Italia, Lega, Azione e Italia Viva (non a caso è il punto su cui più la sta attaccando Renzi). Un’area che aveva scelto Nordio come suo riferimento nel governo.
Salvini non può fare altro che capitolare. E avallare controvoglia la nota per evitare la deflagrazione del governo all’indomani del successo regionale centrodestra. Ma perché tanta durezza nei confronti di Nordio? Una domanda che ieri sera si facevano anche gli alleati.
Si spiega così: Colosimo aveva deciso di fermare i lavori della sua commissione, rinviando l’ufficio di presidenza previsto per la giornata di ieri, in attesa di un’indicazione da Palazzo Chigi. Un segnale che è arrivato con la nota. Subito dopo c’è stata la convocazione. Oggi l’Antimafia deciderà chi ascoltare in audizione. Ci sarà sicuramente Crosetto, ma circola l’ipotesi, sempre più accreditata, di convocare pure Carlo De Benedetti, editore di Domani. Ma, a quanto pare, non i giornalisti coinvolti nell’inchiesta. Una lista che andrà aggiornata e di cui chiederà di far parte anche Renzi.
2. MELONI STRONCA NORDIO E STOPPA LA COMMISSIONE SUL MERCATO DEI DOSSIER
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
[…] c’è altro, in questa storia. Riferiscono le stesse fonti che la leader sarebbe così irritata con Nordio da aver evitato anche solo di sentirlo al telefono per anticipargli la bocciatura. Indispettita anche perché l’unico ad aver subito detto sì all’iniziativa è stato Matteo Renzi.
E preoccupata dal rischio di sbilanciare in modo unilaterale e conflittuale il rapporto tra esecutivo e toghe. Per questo, a sera, i capigruppo mettono nero su bianco la linea: «La commissione Antimafia sta agendo su iniziativa dei magistrati che indagano, e ha il compito di completare quel che non può essere oggetto di indagine penale, cioè la lettura politica della vicenda. Lo sta facendo avendone gli strumenti e la competenza».
L’eventualità di una commissione parlamentare, invece, «sarà valutata successivamente, anche alla luce di quanto emergerà dai lavori dell’Antimafia ». Anche perché, sottolineano, i tempi di una commissione ad hoc — inevitabilmente più lunghi — «non possono far venire meno la necessità di ottenere immediata chiarezza e di dare risposte a fatti che sono, come ha detto in Commissione il procuratore Cantone, di “una mostruosa gravità” ». Il passaggio che lascia socchiusa la porta all’idea di una commissione ad hoc, ma soltanto per il futuro, è l’unico distinguo che Salvini consegna a Meloni, ottenendo in cambio qualche generica rassicurazione di principio.
Non tutto, ovviamente, può esaurirsi con un problema di metodo, in un caso così complesso e scivoloso. È chiaro che Meloni preferisce di gran lunga che a gestire lo scandalo dei dossieraggi sia la presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo. Una persona di sua strettissima fiducia, da molti anni. E poi, più in generale, appare più opportuno gestire con questo strumento già rodato un lavoro conoscitivo su un’inchiesta appena cominciata, che potenzialmente rischia di travolgere altre personalità vicine all’area del centrodestra.