Giovanni Diamanti per "il Messaggero"
Lo scontro andato in scena tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo è totale. I due leader sembrano arroccati su posizioni inconciliabili: portano avanti idee diverse, interessi diversi, modelli di partito diversi e, soprattutto, non vogliono fare passi indietro sul proprio ruolo.
Grillo sta cercando di rilanciare un' idea di partito visionaria, partecipativa, non convenzionale: una sorta di riedizione dello spirito originario del MoVimento, che all' inizio coinvolse attivisti da tutto il Paese, ma che oggi sembra non scaldare più.
GRILLO CASALEGGIO CONTE BY OSHO
Viceversa, Conte sogna di colmare le lacune organizzative di cui i 5 Stelle soffrono nei confronti dei partiti più classici, imponendo una struttura più tradizionale, una collocazione più stabile nel centrosinistra (o meglio, in una alleanza progressista) e una forma più leaderistica nel solco tracciato da quelli che Mauro Calise ha definito partiti personali, modificando quindi in modo irreversibile il dna del MoVimento. Non sembrano visioni conciliabili tra loro, anzi.
giuseppe conte vs beppe grillo meme
I dati di gradimento di Conte e Grillo sono molto diversi, e raccontano due parabole ben distinte. L' ultimo Atlante Politico di Demos, infatti, li pone ai due estremi della classifica di gradimento dei leader tra gli italiani: in alto Conte, secondo solo a Draghi, nettamente in testa tra i leader di partito; in basso Grillo, addirittura sotto Matteo Renzi.
PERCENTUALI BULGARE
Il primo, l'ex premier, apprezzato da più di due italiani su tre, precisamente dal 68%, stabile da diversi mesi su dati oggettivamente molto elevati, che tra gli elettori del MoVimento raggiungono percentuali bulgare. Il secondo, il fondatore, al 12%: un dato bassissimo, crollato negli ultimi mesi, quasi dimezzato: a marzo superava infatti il 20%.
In poche parole, il consenso di Conte tra gli italiani è ben superiore a quello di Grillo, addirittura non paragonabile. La cosa, in realtà, non dovrebbe sorprendere: il fondatore del partito è provocatorio, polarizzante, politicamente scorretto, quando l' ex premier invece è rasserenante, istituzionale e percepito come trasversale (anche se meno di un tempo).
È evidente che, nei 5 Stelle, non sia di Grillo il compito di allargare la base di consensi.
Era, invece, compito di Conte.
D' altronde, dopo la sua incoronazione come capo politico del MoVimento aveva interrotto la fuga di consensi del MoVimento, che dopo la caduta del suo governo secondo la Supermedia di YouTrend era crollato sotto il 15% dei voti: negli ultimi mesi, la formazione pentastellata ha recuperato un paio di punti, e nelle ultime settimane si era stabilizzata attorno al 16%. Gli antichi fasti sono ben lontani, ma un piccolo rimbalzo c' è stato.
È evidente come, a livello di consensi, tra i due non ci sia partita: i dati di gradimento di Grillo oggi sono inferiori anche a quelli del proprio partito, ma è pur vero che la sua funzione negli ultimi anni è stata diversa, molto più orientata al ruolo di padre nobile, di collettore di una classe dirigente litigiosa e talvolta male assemblata.
Un sondaggio SWG di pochi giorni fa evidenziava come più dell' 80% dell' elettorato a 5Stelle, nella diatriba tra Conte e Casaleggio, stesse con Conte: i numeri ci suggeriscono che anche in questo scontro, probabilmente, la base pentastellata stia con l' ex premier. Il quale, nella diarchia con Grillo, aveva l' incarico di allargare, forte di un consenso vasto e trasversale nel Paese, evidentemente dovuto in buona parte alla gestione della crisi pandemica.
Proprio questo consenso diffuso ha portato molti analisti negli ultimi mesi a scrivere di una possibile lista Conte: un partito personale creato a immagine e somiglianza dell' ex premier, in grado di raccogliere voti tra gli elettori democratici, grillini, della sinistra, ma arrivando a intaccare anche il campo avversario del centrodestra. Tuttavia, non è facile trasformare un consenso istituzionale in voti: è il paradigma di Monti, che da premier apprezzato che ambiva a una vittoria elettorale si ritrovò a raggiungere alla fine un risultato ben più contenuto.
Avrà pensato proprio a questo Giuseppe Conte, prima di mettere da parte il progetto di una lista autonoma e di perseguirne uno più semplice, ma non meno ambizioso: trasformare il MoVimento 5 Stelle nel Partito di Conte. Un progetto che evidentemente prevedeva una resa dei conti con Casaleggio e Grillo. Ora, dopo la rottura con il fondatore, la prospettiva di una lista Conte autonoma riprende evidentemente quota, con tutte le incertezze e i rischi del caso.
Questi rischi, tuttavia, non li vive solo l' Avvocato del Popolo, ma anche il MoVimento, che sarebbe il primo indiziato a subire un' emorragia di voti da una nuova proposta politica, con la conseguenza di affrontare le prossime, decisive, elezioni comunali autunnali da una posizione di debolezza ancor maggiore.