NON SI SCHERZA CON IL SULTANO - IN TURCHIA UNA FAMOSA REPORTER HA "SFIDATO" ERDOGAN CITANDO UN PROVERBIO IN DIRETTA TELEVISIVA ED È STATA ARRESTATA CON L'ACCUSA DI INSULTI AL PRESIDENTE - SEDEF KABAS, QUASI 900 MILA FOLLOWER SU TWITTER, AVEVA DETTO: "IL BUE NON DIVENTA RE ENTRANDO NEL PALAZZO, MA IL PALAZZO DIVENTA UNA STALLA" - DA TEMPO LE ONG DENUNCIANO VIOLAZIONI DELLA LIBERTÀ DI STAMPA…

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Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera"

 

sedef kabas ed erdogan sedef kabas ed erdogan

«C'è un proverbio molto famoso che dice che la testa coronata diventa più saggia. Ma vediamo che non è vero. Il bue non diventa re entrando nel palazzo, ma il palazzo diventa una stalla». Per aver citato questo proverbio circasso, in diretta sul canale della tv dell'opposizione Tele1, la nota giornalista turca Sedef Kabas è stata arrestata venerdì scorso.

 

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L'accusa è di «aver insultato il presidente Recep Tayyip Erdogan», la stessa imputazione che dal 2014, anno di elezione del «Sultano», è stata usata altre 160 mila volte contro i cittadini turchi ed ha prodotto 12.881 condanne.

 

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A prendere di mira Kabas che aveva anche pubblicato il motto sul suo account Twitter, dove ha quasi 900.000 follower, sono stati tre massimi esponenti dell'Akp, il partito di governo.

 

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«Una cosiddetta giornalista sta insultando clamorosamente il nostro presidente su un canale televisivo che non ha altro obiettivo che diffondere l'odio» ha cinguettato il portavoce di Erdogan Fahrettin Altun.

 

«Maledico le brutte parole che prendono di mira il nostro presidente», ha scritto sui social il ministro della Giustizia Abdulhamit Gül. «Insultare il presidente eletto della nostra nazione con espressioni brutte e volgare è un attacco alla volontà nazionale» è il tweet di Numan Kurtulmus, vice capo dell'Akp.

 

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Kabas è stata prelevata dalla sua abitazione in piena notte e detenuta in un hotel fino alla mattina di sabato quando è apparsa in tribunale. Lei, davanti al giudice, ha negato ogni addebito. Se condannata rischia fino a quattro anni di prigione.

 

In sua difesa è scesa in campo l'opposizione. In primis la leader del Partito Buono Meral Aksener che ha lanciato un hashtag su Twitter pro-Kabas. «Questo andazzo finirà e la giustizia tornerà di nuovo in Turchia» ha scritto.

 

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Indignato anche il direttore di Tele1, Merdan Yanardag: «Arrestare una persona in piena notte per un proverbio è del tutto inaccettabile - ha detto - questo è un tentativo di intimidire i giornalisti, i media e la società». Per il sindacato dei giornalisti della Turchia Tgs «l'arresto di Sedef Kabas per insulti al presidente è un grave attacco alla libertà d'espressione».

 

Nata a Londra nel 1970 Kabas ha lavorato per la Cnn International ad Atlanta e, nel 1998, ha ricevuto il premio per la migliore notizia di economia. È stata creatrice e conduttrice di programmi tv per Ntv, Atv, Tv8, SkyTurk e Trt2. Nel 2007 ha fondato la Sedef Kabas Communication & Consultancy, che offre, tra le altre cose, consulenza e corsi di formazione a imprenditori e politici.

 

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La legge che punisce il vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica ha attirato le critiche della Corte Europea dei diritti dell'uomo, che ha più volte definito illegittime le detenzioni sancite dai tribunali turchi nei confronti di imputati in attesa di processo per reati di opinione.

 

Da tempo le ong denunciano violazioni della libertà di stampa che si sono fatte ancora più frequenti dopo il golpe fallito del 2016 quando sono stati arrestati decine di giornalisti e chiusi molti media giudicati ostili.

 

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Nella classifica del 2021 di Reporters sans frontières la Turchia è al 153simo posto su 180 Paesi. Nel mirino, però, non ci sono solo i giornalisti. Proprio in questi giorni l'autorità di controllo della radio e della televisione in Turchia, RTÜK, ha messo al bando la canzone della regina del pop turco Sezen Aksu «Vivere è una cosa meravigliosa» a causa di una frase su Adamo ed Eva, figure sacre anche per l'Islam. A criticare il brano era stato proprio Erdogan: «Nessuno può diffamare sua eccellenza Adamo, è nostro dovere spezzare queste lingue» aveva detto.

 

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