matteo salvini vladimir putin giuseppe conte silvio berlusconi

INCREDIBILE: IN 24 ORE SONO SPARITI TUTTI I PUTINIANI D'ITALIA - MATTEO SALVINI È IL CASO PIÙ CLAMOROSO: IN PASSATO HA DEFINITO IL PRESIDENTE RUSSO UN GRANDE LEADER. NEL 2016 ARRIVÒ A DIRE CHE L'ITALIA DOVEVA USCIRE DALLA NATO E SMETTERE DI PENSARE CHE PUTIN SIA "UNO CHE PUÒ INVADERE UN PAESE DA UN GIORNO ALL'ALTRO" – IERI IL “CAPITONE” È CORSO ALL’AMBASCIATA UCRAINA A PORTARE UN MAZZO DI FIORI E FARSI IL SEGNO DELLA CROCE - MA È IN BUONA COMPAGNIA: DA CONTE A MELONI, DAL GRILLINO DI STEFANO AL GRANDE AMICO BERLUSCONI, I "CONVERTITI" DELL'ULTIMA ORA SONO TANTI - VIDEO

 

 

salvini putin

1 - DA SALVINI A CONTE, CORSA A RINNEGARE L'AMICO PUTIN IL SILENZIO DI BERLUSCONI

Alberto Gentili per "il Messaggero"

 

La conversione di Matteo Salvini avviene di buon mattino, alla notizia dell'invasione russa dell'Ucraina. Giuseppe Conte segue a ruota, il tempo di prendere il caffè. E se Silvio Berlusconi - che ha trascorso giorni e settimane dal 2001 tra Villa Certosa e la dacia di Sochi assieme a Vladimir Putin - tace fragorosamente, Giorgia Meloni conferma una volta per tutte la sua scelta di campo atlantista, anche se meno di un anno fa metteva a verbale: «Putin difende i valori europei».

matteo salvini vladimir putin luigi di maio

 

E' un risveglio ruvido, brusco e amaro quello dei filo-russi d'Italia. Vedere l'amico di Mosca stracciare il diritto internazionale e invadere l'Ucraina con carri armati, jet, truppe d'assalto, di colpo ribalta antiche certezze. Come quelle di Salvini che nel 2015, indossando una t-shirt con stampata la faccia del presidente russo, twittava: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin».

Putin Conte - vaccino show

 

Oppure quelle di Conte che nel 2018, agli albori dell'era giallo-verde, nel contratto di governo mise nero su bianco assieme a Luigi Di Maio e a Salvini «l'impegno a rivedere le sanzioni contro la Russia». Per poi dichiarare: «Quelle misure rattristano l'Italia». Acqua passata. Un feeling sbriciolato (per il momento) dalle bombe russe sull'Ucraina. Il primo a svegliarsi, si diceva, è Salvini.

 

SALVINI PUTIN

Ancora il giorno prima il leader leghista si era scagliato contro le sanzioni anti-Putin, ma ora corre a «condannare con fermezza ogni aggressione militare». Un po' poco. Quelli del Pd se ne accorgono. «Basta ambiguità», tuona Enrico Letta. Così Salvini ci riprova minacciando di emulare Jan Palach: «E' la Russia che sgancia i missili, sono loro a essere in torto. E la mia condanna è ferma, senza se e senza ma. Il Pd dice che devo fare di più? Mi dovrò dare fuoco sulla pubblica piazza».

 

silvio berlusconi e vladimir putin 9

E pur senza parlare di sanzioni, il leghista dichiara: «Bisogna tornare alla pace, costi quel che costi». Letta apprezza. Tanto più che il leghista si presenta, a sera, all'ambasciata ucraina con un mazzo di tulipani bianchi «in segno di solidarietà». Segue segno della croce e breve preghiera davanti alla targa in ottone della sede diplomatica, neanche fosse un'edicola della Madonna.

 

LA CONVERSIONE DI CONTE

Poi arriva l'abiura di Conte. Il leader 5Stelle stigmatizza «con fermezza» l'attacco «ingiustificato» dell'Ucraina. E chiede «una risposta ferma, coesa, unitaria dell'Unione europea». Non poco per chi, quattro anni fa, si rattristava per le sanzioni anti-Putin. In più Conte chiama l'ambasciatore ucraino e tutti i leader di partito: «Le forze politiche devono unirsi contro l'aggressione».

 

SALVINI PUTIN 22

Peccato che in una lunga nota dei parlamentari 5Stelle delle commissioni Esteri e Difesa si descriva il disastro provocato «dall'aggressione militare russa», le conseguenze «sull'Europa», ma non si faccia alcun accenno alle misure contro Mosca. Ancora più in imbarazzo l'ex grillino Alessandro Di Battista, che Conte ha ricominciato a frequentare. Il Che Guevara dei poveri, cultore a oltranza di posizioni terziste, cade dal pero: «Non mi aspettavo minimamente la guerra in Ucraina.

 

silvio berlusconi e vladimir putin 7

L'ho scritto: dubito fortemente che a Putin possa interessare una guerra. Evidentemente così non è stato». Già. Più facile (ma più costoso) per Matteo Renzi prendere le distanze da Mosca. Prima definisce «inaccettabile l'assurda guerra». Poi, e questa è la sostanza, si dimette dal board della società di car-sharing russa Delimobil. Come è facile per la Meloni, da oggi negli States per un convegno del partito repubblicano, mettere alle spalle ogni simpatia per Putin: «E' il tempo delle scelte di campo.

 

L'Occidente sia unito nel sostenere Kiev». Rumoroso, invece, il silenzio di Berlusconi. Tanto rumoroso da spingere il deputato forzista Elio Vito a invocare «parole nette di condanna» da parte del Cavaliere, in quanto «non ha mai nascosto la sua amicizia con Putin». Invito che Berlusconi, memore delle festose giornate in dacia con il presidente russo, non accoglie.

 

silvio berlusconi e vladimir putin 6

Si limita a far sapere ai suoi di condannare l'attacco e di mettere le sue «relazioni internazionali al servizio della pace». Ma non rilascia alcuna dichiarazione ufficiale. In più fa filtrare di essere «preoccupato» dei rischi che va incontro anche la Russia.

 

2 - DA BERLUSCONI AGLI ELETTI GRILLINI QUELL'ESERCITO (ORA IN RITIRATA) DEI PUTINIANI D'ITALIA

Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

 

vladimir putin giuseppe conte 1

«Ma quale filo-putiniano, è una calunnia, è cambiato il contesto, sono successe un miliardo di cose, stavo all'opposizione. Non ho niente di cui pentirmi e non ho cambiato idea». Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri M5S, prova a tirarsi fuori, a spiegare che «siamo tutte persone con un cervello e una cosa è il ragionamento politico, sullo spostamento innegabile della Nato a est, una cosa l'attacco militare, che è ingiustificabile. Noi dobbiamo tutelare solo i nostri interessi.

 

silvio berlusconi con bush e putin

Se Putin mi ha deluso? Ma io non l'ho mai ammirato, non sono mica Salvini che lo definiva un grande politico». Fino a ieri i putiniani d'Italia erano un piccolo esercito variegato e baldanzoso, che pescava a sinistra e a destra, passando per quella nebulosa inclassificabile che è diventato il Movimento.

 

Oggi, si fa fatica a trovarne uno. Prendiamo Matteo Salvini, che si sentiva più a casa all'ombra della cattedrale di San Basilio che sotto la Madonnina. Quel Salvini che le sanzioni contro Putin sono «da deficienti», che lui è «un gigante», che «cedo due Mattarella per mezzo Putin» e che per amor della Russia è diventato un pacifista gandhiano. Ieri ha cambiato giacchetta: fuori la felpa moscovita, dentro la grisaglia: «Condanno con fermezza ogni aggressione militare».

 

matteo salvini con vladimir putin

Poi ha annunciato che non rinnoverà l'accordo di cooperazione con Russia Unita, il partito di Putin. E neanche quello dei Giovani padani siglato nel 2018, quando inneggiavano a Putin, «punto di riferimento nella difesa dei valori tradizionali e della cristianità», lamentandosi parecchio dell'«isteria anti russa». Non ne era contagiato, all'hotel Metropol, Gianluca Savoini, già presidente dell'associazione Lombardia-Russia, e ufficiale di collegamento con il nazional-fascista russo Aleksandr Dugin.

 

silvio berlusconi e vladimir putin

La Lega è stata dominata da una fascinazione per l'uomo forte, quel Putin che affronta a petto nudo, e colpi molto proibiti, i dissidenti. Ma gli opposti sovranismi, a lungo termine, non vanno d'accordo. Il grillo-leghismo è stato un sovranismo un po' all'amatriciana e il versante 5 Stelle è stato più dominato da un antiamericanismo vecchio stile, un tempo appannaggio delle sinistre (vedi Vito Petrocelli). Alessandro Di Battista martedì spiegava, con invidiabili capacità profetiche: «La Russia non sta invadendo l'Ucraina. Per carità, tutto può accadere ma credo che Putin tutto voglia fuorché una guerra».

berlusconi putin

 

E infatti. Ieri ha condannato la guerra, aggiungendo: «Ho le mie idee e me le tengo». Padronissimo. E del resto le sue idee piacciono parecchio a Giuseppe Conte, che vagheggia - in chiave anti Di Maio - un ritorno nell'alveo populista e corteggia Di Battista e la Russia. Almeno da quando, in pieno Covid, fece sfilare l'esercito russo da Roma a Bergamo, con la benedizione del leghista Paolo Grimoldi.

salvini savoini

 

Di Maio, con un presente di fulgido atlantista, ha il record di onorificenze a oligarchi putiniani, come avevamo scritto nella newsletter Rassegna del Corriere del 20 gennaio. Nel caso dell'avvelenamento di Alexei Navalny, leader dell'opposizione russa, la Lega si è schierata con Putin e i 5 Stelle si sono astenuti sulla risoluzione che chiedeva un'indagine internazionale. Dalle parti di Arcore, l'espressione «l'amico Putin» è diventata proverbiale, come i due colbacchi di Putin e di Berlusconi nella dacia del Mar Nero.

 

matteo salvini vladimir putin gianluca savoini

 L'azzurro Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, è stato persino escluso dalla corsa per il Quirinale in quanto troppo filo-russo. E a sinistra? Rifondazione è contro «gli etno-nazionalisti, collaborazionisti con il nazismo», mentre Matteo Renzi si è appena dimesso dal board della società russa Delimobil. Romano Prodi, non proprio filo putiniano ma adepto del pragmatismo, si interroga sui contratti del gas. Perché poi, alla fine, la domanda è una sola: quanto siamo disposti a esporci, a pagare, a «morire», di freddo e non solo, pur di contrastare il disegno egemonico, imperialista e antidemocratico di Putin?

salvini maglietta pro putin pro russiamatteo salvini for putinsalvini maglietta putin

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)