giorgia meloni

IO SO’ GIORGIA E COMANDO DA SOLA. COSTI QUEL CHE COSTI – SPINTA DALLA BRAMA DI ACCENTRARE I POTERI A PALAZZO CHIGI E DEPOTENZIARE I MINISTERI, GIORGIA MELONI HA CREATO “CARROZZONI” MILIONARI – IN UN ANNO SONO STATE ISTITUITE CINQUE STRUTTURE DI MISSIONE, DAL PNRR AL FANTOMATICO PIANO MATTEI. COSTO COMPLESSIVO: 18 MILIONI DI EURO, A CUI SI AGGIUNGONO 3 MILIONI DI EURO L’ANNO PER ESPERTI E CONSULENTI ESTERNI, SPESSO POLITICI TROMBATI ALLE ULTIME ELEZIONI – SENZA CONTARE LA RESUSCITATA SOCIETÀ PER IL PONTE SULLO STRETTO…

Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”

 

giorgia meloni

Una grande voglia di accentrare e di controllare e per questo creare carrozzoni sotto la voce “strutture di missioni” o nuove spa rimesse in vita. Il tutto condito da consulenze e nomine di esperti (spesso politici non rieletti). La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un anno ha creato cinque strutture di missione che costano circa 18 milioni di euro e prevedono esterni ed esperti per 3 milioni di euro all’anno, togliendo competenze a ministeri veri per accentrarli, in molti casi, a Palazzo Chigi.

 

giorgia meloni gli appunti di giorgia 10 novembre 2023 21

E se a questo si aggiunge il carrozzone rimesso in vita della società Stretto di Messina, con budget da 50 milioni di euro all’anno, il conto supera i 70 milioni all’anno per uffici ed enti voluti dal governo di centrodestra. L’ultima struttura creata riguarda l’attuazione di un progetto che non c’è nemmeno sulla carta, il Piano Mattei: il sogno della presidente del Consiglio è quello di riportare l’Italia sulla scena internazionale come grande partner dell’Africa sul fronte energetico, economico e sociale.

 

Non è chiaro con quali Paesi africani e per fare cosa, intanto però è stato creato l’ufficio burocratico incardinato a Palazzo Chigi, e non al ministero degli Esteri che già ha un dipartimento per i rapporti con Africa e Medio Oriente. La previsione di una spesa da 2,6 milioni per portare a Palazzo Chigi dirigenti e funzionari ministeriali.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Nella struttura di missione per il Piano Mattei è previsto un budget di 500 mila euro all’anno per esperti e consulenti esterni. E visto gli esperti nominati fino ad oggi nelle altre strutture di missione create dal governo Meloni, c’è il rischio che si scelga tra politici magari non eletti.

 

A esempio una delle prime nuove strutture di missione create dal governo Meloni è quella per la “semplificazione amministrativa” a supporto della ministra Maria Elisabetta Casellati.  […] Questa struttura ha un budget da 750 mila euro per esperti e consulenti, e scorrendo i nomi di alcuni nominati compaiono ex parlamentari, come la senatrice uscente di Forza Italia Urania Papatheu con compenso da 40 mila euro per «attività di studio in materia di semplificazione », o ex consiglieri comunali.

 

giorgia meloni e matteo salvini.

Già in fase di assegnazioni delle deleghe c’era stato il balletto su quelle da assegnare a Nello Musumeci. Alla fine è stata “inventata” la delega alle Politiche del mare (ma senza la pesca, perché la voleva mantenere all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e senza la Capitaneria di porto, perché la voleva tenere alle Infrastrutture Matteo Salvini). Ed ecco arrivare una struttura di missione ad hoc con ennesimo budget per consulenze esterne.

 

E scorrendo i nomi, anche qui salta fuori qualche ex deputato. Poi ci sono altre due “nuove” strutture di missione, incardinate sempre a Palazzo Chigi: si tratta delle strutture per il Pnrr e per le Zone economiche speciali (Zes).

 

Meloni appena insediatasi ha smontato l’impalcatura creata dal governo Draghi per il controllo della spesa del Pnrr, togliendo competenze al ministero dell’Economia per accentrarle a Chigi. Con conseguente trasferimento da vari ministeri di una cinquantina di funzionari più dirigenti con costo annuo di 6 milioni di euro. Immancabile anche qui il budget per le consulenze esterne: 580 mila euro quest’anno, 700 mila all’anno dal prossimo anno.

giorgia meloni al consiglio europeo dichiarazioni alla stampa

 

Un’altra struttura di missione incardinata a Palazzo Chigi è quella per le Zes: un ufficio con 67 tra funzionari e dirigenti che dovrà vagliare tutte le migliaia di domande che arriveranno adesso dal Mezzogiorno, trasformato in Zona economica speciale unica. In qualsiasi Comune a sud di Roma anche per aprire un cinema o una piccola attività anziché andare al Suap comunale si dovrà presentare una domanda alla Struttura di missione delle Zes: prevista una spesa di 300 mila euro per il nuovo sito della Zes unica, un budget da 8,5 milioni per i dipendenti in comando e 700 mila euro per esperti e consulenze.

 

GIORGIA MELONI

Ma a proposito di spese per realizzare “il programma” del centrodestra, non si può non citare la scelta del governo Meloni di rimettere in piedi una società ormai chiusa e in fase di liquidazione: la Stretto di Messina spa, la mitologica società nata negli anni Ottanta per realizzare il Ponte che non c’è.

 

E per concretizzare certi sogni non si bada a spese: la società sta assumendo consulenti esterni e 100 tra dirigenti e funzionari che nel 2011, quando la spa venne chiusa, erano stati mandati ad Anas ed Rfi. […]

giorgia meloni giorgia meloni giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO