«Prove credibili», che collegano il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman e altri alti funzionari del Regno saudita alla morte del giornalista Jamal Khashoggi. È quanto emerge dal rapporto della relatrice speciale Onu, Agnes Callamard, che chiede alle stesse Nazioni Unite di indagare sul ruolo di Mbs nell’omicidio.
mohammed bin salman foto luca locatelli per il time
Nel documento di 100 pagine sulla morte lo scorso ottobre del reporter del Washington Post, acceso critico della Corona saudita, si definisce il suo omicidio come «un crimine extragiudiziale del quale lo Stato dell’Arabia Saudita è responsabile in base alle leggi internazionali sui diritti umani» e «un’esecuzione deliberata e premeditata».
Analizzando la registrazioni delle conversazioni all’interno del consolato di Istanbul dove Khashoggi, fu ucciso, il rapporto ricostruisce gli ultimi momenti in vita del giornalista e gli scambi con gli emissari sauditi. Khashoggi si rifiutava di cooperare e ad un certo punto si percepisce il rumore di una colluttazione e un forte ansimare.
«L’analisi delle registrazioni effettuate dagli agenti dei servizi segreti turchi e di altri Paesi suggeriscono che a Khashoggi potrebbe essere stato iniettato un sedativo e che sia stato poi soffocato con un sacchetto di plastica». Secondo il relatore Onu, l’inchiesta saudita non è stata condotta in buona fede e potrebbe addirittura essere configurata come un ostacolo alla giustizia.
Non solo, aggiunge il Guardian che ha potuto leggere l’intero rapporto: l’uccisione del giornalista ha messo in evidenza la vulnerabilità dei dissidenti che trovano riparo all’estero e anche il fatto che spesso debbano affrontare azioni sotto copertura da parte delle autorità dei loro Paesi d’origine o anche da parte di attori non statali ad essi collegati. «Ad oggi -scrive ancora la relatrice- lo Stato saudita non ha riconosciuto pubblicamente la sua responsabilità nell’uccisione di Khashoggi, né ha offerto le sue scuse alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Khashoggi per la sua morte e per il modo in cui è stato ucciso».
i principi carlo e william con il principe della corona saudita mohammed bin salman
Callamard aggiunge di esser venuta a conoscenza di soldi offerti ai figli del dissidente, «ma è discutibile -sottolinea- che tale pacchetto di aiuti finanziari costituisca un risarcimento ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani».
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