It was 2010. Harris was running for California attorney general and trailing her formidable rival Steve Cooley, the DA of LA, in some public polls into October.
They had one debate.
It turned on this 47-second moment. pic.twitter.com/tfnU7gUG0Ohttps://t.co/Mbl39tZwtm
— Shane Goldmacher (@ShaneGoldmacher) August 18, 2024
1. QUEI 47 SECONDI CHE CAMBIARONO LA VITA DI KAMALA
Estratto dell’articolo di Mo. Ri. Sar. per il “Corriere della Sera”
Era il 2010, Kamala Harris correva per il posto di procuratore generale in California. L’avversario era Steve Cooley, […] Ma la corsa si sarebbe decisa […] sul tema caldo delle pensioni statali. Il giornalista del LA Times Jack Leonard fece notare a Cooley che lo stipendio da 150.000 dollari all’anno da procuratore generale della California era la metà di quello di 292.300 che guadagnava già come procuratore locale.
Se avesse fatto il doppio gioco […] avrebbe guadagnato più di 400.000 dollari. «Intende farlo?», chiese Leonard. «Sì», rispose Cooley senza esitare. «Me lo sono guadagnato». Harris si lanciò in un ironico: «Fai così, Steve! Te lo sei meritato». Per la sua campagna l’occasione era ghiotta: ogni dollaro rimasto fu investito per mandare in onda il video — di 47 secondi — con la figuraccia di Cooley. E Harris, un mese dopo, vinse per lo 0,85% dei voti.
2. IL POPULISMO «INEVITABILE»: SE L’EMERGENZA GUIDA LE MOSSE DELLA CANDIDATA
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
DONALD TRUMP E LA FOTO MANIPOLATA DI KAMALA HARRIS A UNA CONVENTION COMUNISTA
[…] Il programma abbozzato da Kamala Harris da quando, venerdì, ha cominciato a parlare anche di contenuti, ha scatenato la consueta reazione sopra le righe di Donald Trump («misure comuniste che distruggeranno l’economia portando carestie e povertà»), ma ha sorpreso e inizialmente diviso anche gli analisti democratici.
Va bene focalizzare la campagna sulla necessità di risollevare un ceto medio schiacciato da un’economia sempre più polarizzata e dall’inflazione, ma il ricorso al controllo dei prezzi ha sempre avuto effetti distorsivi (e a volte distruttivi) dove è stato sperimentato in passato mentre i sostegni proposti (6.000 dollari per le famiglie con un neonato, più assegni familiari, mance nei bar e nei ristoranti esentati da tasse, 25 mila dollari a chi acquista la prima casa) sono destinati (stime del Comitato per un bilancio responsabile) ad aggiungere un disavanzo di 1.700 miliardi di dollari in 10 anni a un debito pubblico già molto elevato.
Superato lo sconcerto iniziale, però, ora anche molti analisti ed economisti abituati a chiedere scelte rigorose e a criticare il populismo di Trump, considerano la linea scelta dalla Harris il minore dei mali. […] Il calcolo della campagna di Kamala è, dunque, quello di accantonare le incognite fiscali per puntare pragmaticamente — con idee popolari anche se poco ortodosse — al recupero delle centinaia di migliaia di voti del ceto medio degli Stati «in bilico» che le servono per battere Trump.
In Nevada, dove era in svantaggio, cerca di recuperare usando la stessa arma dell’avversario: niente tasse sulle mance del personale dell’economia che ruota attorno ai casinò (poi si fa sempre in tempo a limitare). Ma non c’è solo tattica nelle scelte della Harris. L’essere stata nell’ombra fino a un mese fa le dà il vantaggio di potersi costruire un’immagine nuova.
KAMALA HARRIS MCDONALDS - ILLUSTRAZIONE WASHINGTON POST
Per farlo, però, ha dovuto cancellare le scelte della campagna 2020 che l’avevano avvicinata alla sinistra liberal: niente più divieto di estrazione di idrocarburi col fracking (che le farebbe forse perdere la Pennsylvania, essenziale per l’elezione), né Medicare for All (la ricetta di Bernie Sanders verso un sistema sanitario pubblico). E nemmeno depenalizzazione dell’immigrazione clandestina. I sussidi sociali e il controllo dei prezzi servono a non perdere il consenso della sinistra del partito democratico e a venire incontro alle istanze di un elettorato che ha mostrato di non credere granché ai successi della Bidenomics.
Qui Kamala corre su un crinale molto sottile: condividere le azioni del governo Biden, del quale ha fatto parte, nelle aree non contestate (rilancio industriale, sostegni alle famiglie, investimenti in infrastrutture e tecnologia), prendendo, però, le distanze dal presidente sull’inflazione. […]
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