Anna Lombardi per “la Repubblica”
«Lavora 23 ore al giorno, non si ferma mai. Biden si fida di lei e il suo nuovo ruolo di capo dell'Intelligence le darà grande influenza » dice John B. Bellinger III, l'ex consigliere legale del Dipartimento di Stato che la fece assumere dall'amministrazione di George W. Bush nel 2003.
«Ha interessi eclettici: addirittura bohemien. Non è ideologica, semmai il suo approccio pragmatico la renderà bersaglio di destra e sinistra» aggiunge John O. Brennan, l'ex capo della Cia che la volle come vice nel 2013, parlandone, pure lui, al New York Times.
«È una scelta di Restaurazione. Ma di lei posso solo dire che è la persona più gentile mai incontrata in un'agenzia governativa» afferma Andrea J. Prasow, vicedirettore di Human Rights Watch. Ecco come Washington giudica Avril Danic Haines, 51 anni, scelta da Joe Biden per il delicato ruolo di Director of National Intelligence.
barack obama con susan rice avril haines e lisa monaco
Se confermata dal Senato, sarà la prima donna a capo delle 17 agenzie di intelligence americane. Il suo nome, assicura lo staff del presidente eletto, passerà: pure in campo repubblicano in molti hanno fretta di sfilare i dossier dalle mani del texano John Ratcliffe, deputato del Texas senza esperienza, che impressionò Trump per le aggressive domande all'ex procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate.
joe biden presenta il national security
E pazienza se a sinistra pochi perdonano alla moderata Haines l'aver architettato il programma per colpire i terroristi coi droni responsabile pure della morte di tanti civili. Insieme alla scelta di sostenere Gina Haspel a capo della Cia, nonostante fosse implicata nel programma di torture post 11 Settembre.
I suoi sostenitori la difendono: ha costruito protocolli per contenere l'uso della forza e dato maggior trasparenza all'uso dei droni. E pensare che 7 anni fa, quando si decise di affidarle la seconda poltrona della Cia, la scelta fu definita "inconsueta" dal Washington Post. E Brennan dovette intervenire per difenderla: «Sa più di operazioni sotto copertura lei di chiunque altro».
La sua storia, d'altronde, sembra un romanzo: di spie. Nata a New York nel 1969, è la figlia del biochimico Thomas e della pittrice Adrian, ammalatasi di enfisema polmonare quando lei è ancora bambina. L'infanzia, pur in una grande casa dell'Upper West Side di Manhattan, piena di libri e quadri è difficili.
Avirl impara a dormire poco, sempre pronta ad assistere la mamma: e una notte, guidata al telefono dai medici, le reinserisce perfino il respiratore fuoriuscito dalla trachea nonostante il sangue ovunque. Quando nel 1984 Adrian muore, la famiglia è in miseria: hanno venduto tutto per pagare le cure. Per superare il dolore, finito il liceo Avril si prende un anno sabatico iscrivendosi al Kodokan Institute di Tokyo: una scuola di judo, dove diventa cintura marrone.
Tornata in America studia fisica teoretica dell'università di Chicago, mantenendosi lavorando come meccanico, in un'officina. Un'auto però la travolge mentre va in bici. Supera i mesi d'ospedale, sognando di imparare a volare. Eccola, infatti, un anno dopo a prendere lezioni di volo in New Jersey.
il national security team di biden
Si fidanza con l'istruttore David Davighi (oggi marito), lo convince a tentare la traversata atlantica. Ma i motori del vecchio Cessna 310 del '61, appositamente acquistato non reggono: atterrano, in emergenza, sull'isola di Terranova. Nel 1992 si trasferiscono a Baltimora, dove lui ha un nuovo lavoro.
Comprano un bar malfamato e lo trasformano in libreria, l'Adrian's Book Café lanciato grazie a reading di letteratura erotica, «per attirare gli yuppies dei sobborghi». Il quartiere è però minacciato dalla speculazione edilizia. Lei inizia a lavorare con le associazioni locali, nasce una nuova passione: la politica.
Ha 31 anni quando si iscrive alla scuola di Legge dii Georgetown, nella vicina Washington, laureandosi in diritto internazionale. Il resto è storia: «La gente si chiede se sarò in grado di promuovere grandi cambiamenti» ha detto lunedì commentando la nomina: «Sì, sono la persona giusta per farli ». No, i cambiamenti, non le fa certo paura.
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