Stefano Zurlo per “il Giornale”
Per lui è un ritorno al passato in bianco e nero: alla Caritativa nella Bassa, seguendo gli insegnamenti di don Giussani. Ma è anche un modo per onorare il debito con la giustizia. Roberto Formigoni gioca la carta dell' affidamento in prova ai servizi sociali e chiede di poter insegnare italiano alle suore straniere presso il Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano.
Sarebbe la seconda «sessione» al Piccolo Cottolengo: l' ex presidente della Regione Lombardia aveva già proposto la nostra lingua alle religiose del Madagascar un paio d' anni fa, prima di finire in cella a Bollate.
Ora, dopo cinque mesi di carcere, è in detenzione domiciliare e vorrebbe scontare un segmento della pena provando a spiegare il vocabolario a chi ha maturato la vocazione a migliaia di chilometri di distanza. Le condizioni per ottenere l' affidamento sono maturate questa estate e Formigoni ha avanzato regolare richiesta al Tribunale di sorveglianza, come anticipato ieri dal Corriere della sera.
Non è detto che la risposta sia positiva: la domanda potrebbe essere respinta, oppure potrebbe essere accolta ma potrebbe cambiare la destinazione. Per ora il Celeste, condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di carcere per corruzione, continua la vita di prima: «Sono ristretto in casa - spiega al Giornale - e passo il tempo a leggere e studiare».
La politica è sempre la grande passione dell' ex governatore che però resta in tribuna: «Avevo chiesto di partecipare su invito degli organizzatori ad una manifestazione del fronte del no in vista del referendum sul taglio dei parlamentari, ma i giudici hanno ritenuto di non concedermi il permesso ed io ovviamente ho ubbidito. A Natale avevo domandato l' ok per trascorrere la giornata di festa con i miei fratelli e il permesso era arrivato. Questa volta no. Va bene così».
Ci sono altre piccole ma importanti consolazioni, nella routine quotidiana: «Posso uscire due ore al giorno e io cerco di impiegare al meglio quel tempo prezioso: cammino molto e incontro qualche amico».
Ma c' è di più: «Sto scrivendo anche un libro di cui però al momento non voglio parlare. Quando sarà pronto troverò il modo di presentarlo».
Insomma, il Formigoni effervescente e talvolta sprezzante di qualche anno fa, molto amato e molto odiato, sembra essere finito in naftalina dentro qualche armadio. Insieme alle giacche coloratissime e sgargianti che erano diventate un tratto distintivo del look nell' ultima fase del suo mandato ventennale di dominus della Regione Lombardia.
Oggi affiora una personalità diversa: sempre graffiante, ma più pacata e riflessiva, a tratti distaccata dalla contingenza degli avvenimenti. Un Formigoni segnato dai colpi durissimi delle inchieste che l' hanno portato in cella, ma anche consapevole dei risultati raggiunti durante la sua lunghissima presidenza: basta pensare al buono scuola e alla riforma sanitaria, considerata - pur fra critiche e scandali - un modello e un esempio per tutta Italia. Almeno fino a qualche mese fa, quando la pandemia ha costretto a riconsiderare i meriti e i parametri del sistema lombardo; e però anche su questo versante Formigoni contrattacca, attribuendo fallimenti e responsabilità alla controriforma messa in atto dopo il suo addio dalla giunta Maroni.
Poi c' è il controverso capitolo soldi & conti correnti: la Procura di Milano, pur avendo cercato per mari e per monti, non ha trovato un centesimo del fantomatico tesoro dell' ex governatore, aprendo una crepa inquietante nella costruzione architettonica della condanna che ha retto a tre gradi di giudizio ma è anche arrivata fra spinte e suggestioni mediatiche, come le foto del tuffo in un mare paradisiaco da uno yacht di lusso.
In compenso, il vitalizio è ridotto ad un moncone e la pensione targata Pirellone è stata artigliata dalla Corte dei conti. La battaglia per quei denari è in pieno svolgimento ed è difficile prevedere come finirà. Lui non si sbottona, ma se la cava sibillino con una sola parola: «Attendo».
Dunque, nessuna polemica, basso profilo e disponibilità a fare da maestro a chi non mastica la lingua di Dante. «La precedente esperienza al Don Orione - è la conclusione - mi sembra sia stata positiva. E mi piacerebbe andare avanti con quel lavoro».
Come Berlusconi si era dedicato ai vecchietti di Cesano Boscone.
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Nelle prossime settimane la decisione.
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