ILARIO LOMBARDO per la Stampa
conte grillo ristorante marina di bibbona
A inizio settimana, lunedì, forse martedì, Giuseppe Conte incontrerà Mario Draghi. L'ultima volta che si videro a Palazzo Chigi fu per passarsi il testimone di presidente del Consiglio. Parlarono per più di un'ora, poi Conte se ne andò, senza più un ruolo politico e istituzionale e ancora ignaro di cosa gli riservasse il futuro.
Adesso che attraverserà nuovamente il portone del palazzo di governo lo farà da capo del M5S, con la carica di «presidente» del partito, anche se non formalizzata da un voto online. In queste nuove vesti si caricherà addosso la responsabilità di ridare centralità a un Movimento uscito a pezzi da questi mesi senza guida, travolto dalle faide interne e dalla lite tra Conte e Beppe Grillo, arrivato a un millimetro dall'esplosione e, contemporaneamente, messo in un angolo dagli alleati della larghissima maggioranza che tiene in piedi il governo Draghi. La strategia di comunicazione L'avvocato ha già ben in mente cosa dirà al premier.
GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO A MARINA DI BIBBONA
In queste ore lo ha confidato ai collaboratori, a ministri e parlamentari più vicini. «Dirò a Draghi che non si può chiedere ogni volta al Movimento di suicidarsi, di votare in maniera quasi sistematica lo smantellamento delle sue stesse riforme». Sulla giustizia c'è stato un terremoto e si sono creati solchi, anche all'interno dei 5 Stelle. «È una questione di rispetto della democrazia - questo gli dirà Conte - Non si possono cancellare gli impegni presi con 10 milioni di elettori che hanno portato il M5S al 32 per cento»
Per l'avvocato la riforma della ministra Marta Cartabia così com' è «non va bene» e il Parlamento ha «tutto il diritto» di esprimersi. Soprattutto se è la battaglia di sempre del «primo partito di maggioranza relativa». «Non possiamo accettare che si crei una sorta di impunità per reati anche molto gravi - sostiene - e si cancellino con un colpo di spugna centinaia di processi».
Lo stesso vale, sosterrà l'ex premier, per il Reddito di cittadinanza, qualora qualcuno avesse intenzione di cestinare anche questo totem grillino. Il referendum per abolirlo annunciato da Matteo Renzi lo stesso giorno in cui il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che andrebbe cancellato è un segnale. Non vuol dire che Draghi sia al lavoro per superarlo ma pulsioni in questo senso i grillini sono giorni che dicono di avvertirle anche a Palazzo Chigi. Pure per questo Luigi Di Maio è uscito in difesa del sussidio. Per Conte si può e si deve modificare, rimodulare, migliorare, soprattutto nella parte delle politiche attive, ma non va toccato oltre. L'avvocato intende porre il discorso a Draghi «su un piano prettamente politico».
Per questo la premessa sarà molto chiara: «Nessuno vuole mettere in discussione l'adesione al governo. Il M5S non farà mancare l'appoggio al governo». Detto questo, «non si può annullare la dialettica politica», tanto più su temi che sono politicamente parte del Dna dei 5Stelle. Conte ci tiene a ribadirlo, per sgonfiare le voci di chi crede voglia portare i grillini all'opposizione, e ridare così ossigeno ai consensi e una lucidata all'identità soffocata dai compromessi di governo.
conte grillo ristorante marina di bibbona
La prima prova Il primo test però sarà proprio l'aula della Camera, dove il 23 è atteso il testo della riforma del processo penale. Gran parte del M5S ne contesta soprattutto il capitolo che sostituisce la prescrizione con l'improcedibilità, fissando la durata massima dell'appello (due anni) e della Cassazione (un anno). I quattro ministri grillini però lo hanno votato in Cdm, spinti dall'ultimatum di Draghi che aveva minacciato di dimettersi se non lo avessero fatto. Tra di loro due fedelissimi di Conte, Stefano Patuanelli e Federico D'Incà.
Che farà l'ex premier se Draghi, come teme l'ala dei governisti, porrà la fiducia sulla norma? Conte spera non si arrivi a questo ed è pronto a controproporre un patto al premier. Intervenire sul testo con poche, mirate modifiche, blindando il più possibile i tempi. Il timore di Draghi è proprio tutto in questo passaggio, come spiegherà a Conte durante il loro confronto: se apri la norma per il M5S un minuto dopo anche Forza Italia, Italia Viva e la Lega chiederanno di cambiarlo. Scivolare con questa incertezza nel semestre bianco, quando non sarà più possibile ventilare l'ipotesi dello scioglimento anticipato delle Camere, vorrebbe dire esporre la riforma al rischio concreto di finire impantanata.
VIGNETTA KRANCIC - ROBERTO FICO - ROCCO CASALINO - GIUSEPPE CONTE - BEPPE GRILLO
Secondo Conte «una mediazione è possibile» e comunque il M5S non può, a suo avviso, rinnegare se stesso. È la minima trincea che può porre, arrivati a questo punto, con o senza il Pd. «Con Letta ci sono interlocuzioni quotidiane» ma non è detto che offrirà all'avvocato la sponda che cerca «Soluzioni alternative c'erano prima e ci sono ora» sostiene Conte.
«Soluzioni ragionevoli», dice, a cui ha lavorato lui in prima persona, quando il Movimento ha trattato con la ministra Cartabia. Innanzitutto, gli sconti compensativi sulle pene, come da modello tedesco. Ma si potrebbe anche studiare un modo per alleggerire reati minori che intasano i tribunali, sommersi da una mole immensa di arretrati: «Si possono trovare altre strade, tutto purché lo Stato risponda alla domanda di giustizia delle vittime. Non permetteremo che metà dei processi diventino improcedibili».
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Nessuna porta chiusa, «non è una questione di bandierine» ma si tratta di evitare che ci siano «sacche di impunità», impossibile chiedere l'improcedibilità per alcuni reati, «c'è un'asticella oltre la quale non si può andare». Conte si presenterà tra lunedì e martedì al cospetto di Draghi con la posizione di chi punta ad un compromesso, ad una sintesi, rilancerà le idee illustrate dai pentastellati al ministro della Giustizia nelle scorse settimane.
meme su giuseppe conte e beppe grillo
Ma con un paletto: così com' è la riforma del processo penale non si può votare. Proporrà soluzioni, come quella del modello tedesco che prevede sconti di pena, insisterà su criteri compensativi ma il lodo Cartabia' - tempi prefissati per il giudizio in secondo grado e in Cassazione non si può applicare a tutti i processi. È questa la linea Maginot' dell'ex premier. Che a palazzo Chigi andrà a difendere il mandato che gli elettori hanno dato ad una forza politica che ha ottenuto 10 milioni di voti e che ora si trova di fronte ad un bivio.
IL VERO NODO A breve inizieranno le votazioni sul nuovo statuto (in diversi paventano un rischio flop', considerato anche che gli attivisti sono chiamati a pronunciarsi nel pieno della stagione estiva), nei gruppi c'è chi guarda con scetticismo alla pace siglata tra Conte e Grillo («Il fondatore M5s non si farà mettere all'angolo, è evidente che lo sta mandando avanti per poi farlo bruciare», dice un big'), già si discute dei futuri organigrammi ma il vero nodo è quello della giustizia. L'ex presidente del Consiglio non esclude che si possa trovare un punto di caduta ma se verrà confermato il sentiero indicato da Draghi e Cartabia - tempi stretti per l'approvazione nell'Aula della Camera e provvedimento blindato - allora ne trarrà le conseguenze. Il timore di chi non vuole affatto staccarsi dal governo è che Conte voglia approfittarsi del semestre bianco per avere le mani libere.
Dal 3 agosto non possono essere indette nuove elezioni politiche e almeno fino al 3 febbraio 2022, quando Mattarella concluderà ufficialmente il suo mandato, Draghi resterà in sella. Ma la preoccupazione nei gruppi parlamentari è che si arrivi proprio a febbraio al voto anticipato, ben prima della primavera del 2023.
L'ex premier ai fedelissimi ribadisce che non ha intenzione di portare M5s fuori dal governo, considera queste voci come un tentativo di indebolirlo o di sabotare proprio il sostegno a Draghi. Ma sta di fatto che il giorno X si avvicina e i pentastellati dovranno esprimersi sugli emendamenti che hanno avuto il via libera dei ministri in Cdm. Al momento non sembrano esserci margini d'intesa e allora due sarebbero le strade. Astenersi sulla fiducia e votare contro poi il provvedimento, oppure dire sì e digerire il rospo.
La seconda eventualità viene esclusa, la prima andrebbe studiata e soprattutto concordata con Draghi. Ma il presidente del Consiglio ha già fatto capire che non può permettere su una riforma così importante una posizione neutra da parte di una forza di maggioranza. Né il Pd si può ritrovare solo in un esecutivo che senza M5s sarebbe totalmente a trazione centrodestra.
LA CORREZIONE Ieri dopo la correzione arrivata dal dicastero di via Arenula che aveva inviato un testo difforme sul computo della prescrizione (e che ha fatto irritare ancor di più M5s) si è concluso un ciclo di audizioni. «La nuova prescrizione non accelera i processi», il parere del presidente dell'Anm Santalucia. «La soluzione della prescrizione processuale' non è un cataclisma», ha detto il presidente dell'Unione delle Camere penali Caiazza. Da martedì si comincia a ballare in Commissione. I componenti M5s presenteranno le proprie modifiche e non escludono di passare all'opposizione. «Ne usciremo a testa alta.
Conte non si può permettere una sconfitta», la linea. Ma è alquanto difficile che verrebbe seguito da tutti, qualora la linea fosse quella della rottura. è vero che chi è per una strategia più morbida (posizione Grillo) accusa il governo di aver presentato gli emendamenti in Cdm e non in Commissione e di voler strozzare il dibattito, ma lo spettro del voto anticipato ripropone il rischio scissione e rappresentano un terrore per molti parlamentari. Che neanche Fico e Di Maio, promotori della mediazione tra Grillo e Conte potrebbero scongiurare.