“DI MAIO? COME GIUDA. NOI FUORI DAL GOVERNO? NO, RESTIAMO. VOI SIETE DEGLI ESALTATI, PRENDETE SOSTANZE” – NONOSTANTE LE SMENTITE DI GRILLO, NEL M5S AUMENTANO LE SPINTE PER L’APPOGGIO ESTERNO A DRAGHI – "L’ELEVATO DI TORNO" PUNGE “IL GUAGLIONE DI POMIGLIANO VENDUTO PER 30BITCOIN” – "CONTE? STATE CALMI PERCHÉ ANDIAMO D’ACCORDO PERFETTAMENTE” - IL NO ALLE DEROGHE PER IL TERZO MANDATO, MA C’È L’IPOTESI DI “SALVARE” CANCELLERI PER LE PRIMARIE DEL "CAMPO LARGO" PER LA SICILIA - VIDEO
Claudio Bozza per corriere.it
Nelle ultime 24 ore, passate a rimbalzare tra i palazzi del potere romano tentando di ricucire la profonda ferita della scissione dei 62 parlamentari fedeli a Di Maio , Beppe Grillo dice tutto il contrario di tutto. «Se stiamo con il governo? Certo».
Poco dopo, avendo visto deputati e senatori tra i quali una discreta fetta che spinge uscire dal governo, dichiara invece che tra le truppe pentastellate c’è malessere e rilancia la possibilità di un appoggio esterno. Una prospettiva assai rischiosa, quest’ultima, perché costringerebbe a ritirare una sfilza tra ministri e sottosegretari rimasti fedeli a Giuseppe Conte, cioè l’unico grimaldello di potere politico.
Poi il fondatore ritorna al punto di partenza, contro la deriva antigovernista: «Con Draghi? Certo che restiamo». Salvo poi ribattere ai giornalisti: «Noi fuori dal governo? Siete degli esaltati, scrivete cose non vere». E a un certo punto arriva pure Conte, che sta un po’ di qua e po’ di là: «Noi siamo al governo e ci siamo con spirito costruttivo, non di fedeltà, noi diamo la fiducia ai cittadini, il nostro obiettivo è avere e mantenere un impegno preso con i cittadini in un momento di assoluta emergenza».
Insomma, almeno a leggere questo balletto di dichiarazioni, non si profilano scosse immediate. Ma da oggi, che dovrebbe essere l’ultimo giorno della discesa a Roma del genovese Grillo, potrebbe succedere ancora di tutto. «Beppe», in camicia a fiori e assai abbronzato, prima impugna una banana a favore di telecamera. Dopo le puntuali invettive contro i cronisti presenti sventola una falsa banconota da mille euro dal finestrino dell’auto, e poi rassicura: «State calmi con Conte perché andiamo d’accordo perfettamente».
Lontano dai cronisti, però, il fondatore rispara ad alzo zero, stavolta contro lo scissionista Di Maio : «Se Draghi pensa che il Movimento è quello del guaglione di Pomigliano d’Arco allora noi non ci stiamo al governo...», avrebbe detto Grillo in una delle riunioni con i deputati M5S, secondo quanto racconta l’Adnkronos. Il garante avrebbe anche declinato in chiave biblica il tradimento del suo ex fedelissimo: «Anche Giuda ha tradito Gesù — ha detto — ma poi Gesù è risorto ed è diventato Gesù, mentre Giuda ha fatto la figura che ha fatto. Ecco, qui siamo alle prese con Giuda venduti per 30 bitcoin».
Grillo fa sapere anche che gli piacerebbe parlare con Mario Draghi, ma da Palazzo Chigi, almeno per il momento, la risposta è il silenzio. Un modo per fare pressione sul premier? Poco probabile, anche perché, pallottoliere alla mano, il governo resterebbero solidamente in piedi anche se i 166 reduci pentastellati dicessero addio. I numeri di Camera e Senato parlano chiaro: la scissione del ministro Di Maio ha messo in sicurezza l’esecutivo.
Appoggio (o addio) all’esecutivo a parte, l’altro tema infuocato che continua a tenere banco è quello sulla possibilità di un terzo mandato. Grillo resta irremovibile: «Non se ne parla nemmeno, è un tema identitario», sottolinea promettendo che non ci sarà alcuna deroga. Il problema, però, è che questa linea ortodossa lascerebbe fuori dal Parlamento anche fedelissimi grillini come il presidente della Camera Roberto Fico o la vicepresidente del Senato Paola Taverna.
Una rottamazione ante litteram, che, osserva uno dei grillini critici ma rimasti «a casa», potrebbe servire a Grillo per liberare posti sullo scacchiere delle candidature alle prossime Politiche: tra i nomi più ricorrenti c’è quello di Nina Monti, la curatrice del blog del fondatore. Alla fine di una giornata convulsa arriva però l’apertura su una deroga per consentire a Giancarlo Cancelleri (già due volte eletto in Regione) di candidarsi alle primarie del «campo largo» in Sicilia.
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Domani scadono i termini e il Movimento potrebbe lanciare una votazione online d’urgenza per aggirare questo ostacolo, rimandando però la discussione a più ampio spettro. I rischi politici, senza una deroga, sarebbero da non sottovalutare per Conte: Cancelleri controlla infatti un’ampia fetta di eletti all’Assemblea siciliana, oltre ai 7-8 in Parlamento, tra cui la sorella Azzurra. E il leader non può certo permettersi un’ulteriore scissione.
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