giuseppe bono fincantieri

“IL PROBLEMA ERA LA MIA CARRIERA. NON LA POSSO CEDERE AD ALTRI, PURTROPPO. ANZI, NE VADO FIERO” - DOPO CHE IL GOVERNO HA DECISO DI NON RINNOVARLO AL VERTICE DI FINCANTIERI, DOPO 20 ANNI, GIUSEPPE BONO SI TOGLIE QUALCHE SASSOLINO DALLE FREGATE: “HO SEMPRE OBBEDITO ALLO STATO, NON AI PARTITI. E CON IL PONTE DI GENOVA HO SALVATO ENTRAMBI" - "QUANDO SONO ARRIVATO L’AZIENDA ERA UN DISASTRO, ERA IN VENDITA. IL GOVERNO NON SAPEVA CHE FARSENE. OGGI HA UN OTTIMO BILANCIO E ORDINI PER 36 MILIARDI DI EURO. IO LASCIO QUESTA DOTE E I MIEI MIGLIORI AUGURI..."

 

Carlo Tecce per https://espresso.repubblica.it/

 

 

Giuseppe Bono

Oggi s’è chiusa l’epoca di Giuseppe Bono a Fincantieri dopo cinque mandati di amministratore delegato per un totale di vent’anni. Fincantieri è una multinazionale di proprietà dello Stato che fabbrica navi civili e militari. Il 16 maggio si insedia il nuovo consiglio: presidente il generale Claudio Graziano, ad Pierroberto Folgiero.

 

Bono, com’è dopo vent’anni?

«Presto il telefono non squillerà più. Ne sono consapevole».

 

pierroberto folgiero maire tecnimont

Avrà modo di scrivere le sue memorie.

«Non ne ho voglia, tra un po’. A 78 anni è il momento della riflessione».

 

Ha sempre avuto una concezione molto soggettiva del tempo.

«Sarà perché guardare indietro lo trovo un esercizio superfluo. Non ci giriamo intorno».

 

Ok. Non se l’aspettava.

«Mi aspetto sempre tutto e il contrario tutto, però alla fine accade quello che non mi aspetto».

 

Com’è andata stavolta?

antonio funiciello

«Mi hanno chiamato stamattina e mi hanno comunicato che il governo preferisce la "discontinuità”. Non ci sono cose che non vanno o cose che vanno raddrizzate, la mia carriera era il problema. Non la posso cedere ad altri, purtroppo. Anzi ne vado fiero».

 

 

Mi permetta. Bisogna svecchiare.

«Ecco finalmente l’Italia è dei giovani. Io sarò vecchio, lo confesso, ma sono in buona compagnia».

 

Perché Bono avrebbe confermato Bono.

«Forse non l’avrei fatto neanche io. Ho lavorato con dieci governi diversi. Se mi fossi consegnato a uno di loro, se avessi parteggiato per uno di loro, sarei in pensione da un pezzo. Mi sento e sono un indipendente. Non appartengo a nessuno. Questa è una scelta anagrafica, non di politica industriale. La rispetto, però lo spiego».

Giuseppe Bono

 

La spieghi anche meglio.

«Quando sono arrivato l’azienda era un disastro, era in vendita. Il governo non sapeva che farsene. Oggi ha un ottimo bilancio e ordini per 36 miliardi di euro. Io lascio questa dote e i miei migliori auguri».

 

Cosa si rimprovera.

«Nulla. Gli errori umani non li metto in conto».

 

AL SISI GIUSEPPE CONTE

Nell’ultimo periodo ha fronteggiato pure le critiche per la vendita delle fregate Fremm al regime egiziano del generale Al Sisi.

«Io pensavo di dover “fronteggiare” complimenti. Con quella operazione, che ci ha portato più ricavi, Fincantieri ha riaperto un canale diretto con un Paese funzionale alle esigenze geopolitiche dell’Italia. C’era bisogno di uno sbocco dopo che siamo diventati ininfluenti in Libia. Oggi abbiamo urgente bisogno di gas e anche grazie a noi possiamo comprarlo dagli egiziani».

 

pierroberto folgiero maire tecnimont

L’Egitto nasconde la verità sull’uccisione di Giulio Regeni. Questo non è accettabile.

«La politica ha messo le due vicende sulla stessa bilancia. Un errore gigantesco. Ogni Stato persegue i suoi interessi. Ho chiuso l’accordo con Al Sisi con il pieno sostegno del secondo governo di Giuseppe Conte. La sera i partiti mi autorizzavano a trattare, il giorno dopo facevano proclami su Regeni. Ho sempre obbedito allo Stato, non ai partiti. E una volta ho salvato entrambi».

 

Quand’è successo?

«Col ponte di Genova. Siccome lì abbiamo i nostri stabilimenti mi chiesero un aiuto senza specificare di che tipo. Io risposi: vi facciamo il ponte. Le navi da crociera hanno ponti enormi, li sappiamo fare, dateci fiducia. Credo che il nuovo ponte di Genova sia tra le poche opere ultimate nei tempi previsti».

Giuseppe Bono

 

Invece il suo tempo a Fincantieri è finito.

«Io sono un pigro. Non mi piace viaggiare, eppure ho girato il mondo. Non mi piace mangiare al ristorante, eppure potrei pubblicare una guida. Adesso mi gusterò il piacere di fare quello che mi piace fare: andare in campagna in Abruzzo, accendere il cammino, fissare le fiamme che ardono come quand’ero bambino. E poi con abbondante calma approfondiamo un po’ di argomenti. Guai a confondere la cronaca con la storia. Per ora mi fermo alla cronaca».

Giuseppe Bonogiuseppe bono inaugurazione nuovo ponte di genova ANTONIO FUNICIELLOFabrizio Palermo Giuseppe Bono pierroberto folgieroGiuseppe Bono Giuseppe Bono

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...