Simone Canettieri per “il Messaggero”
VIRGINIA RAGGI REGINA DELLA MONNEZZA
Il primo a tirarsi fuori dal caos romano sui rifiuti è Luigi Di Maio. Il leader del M5S ancora una volta si tiene alla larga dal Campidoglio, forte del fatto che con il nuovo governo anche l'atteggiamento dei vertici Pd è più benevolo nei confronti di Raggi. Il ministro Sergio Costa, invece, ufficialmente è in silenzio. Ma non ha gradito le esternazioni della sindaca che sui rifiuti si è lamentata di «essere stata lasciata sola». Il titolare dell'Ambiente osserva la situazione della Capitale «sempre più problematica». Con i colleghi di governo che gli chiedono lumi ammette che «la situazione è esplosiva». Di più: al ministero dell'Ambiente c'è chi dice chiaro e tondo: «Stiamo andando verso l'emergenza».
IL DOSSIER
I problemi si sommano in maniera vorticosa: gli impianti, la raccolta dei rifiuti, i bilanci che continuano a non essere approvati, l'ennesimo consiglio di amministrazione di Ama saltato come un tappo di lambrusco. Torna ad aleggiare la parolina magica: commissario. Ma rimane in sospeso. Costa vuole scongiurare il più possibile questa ipotesi. Potrebbe essere l'extrema ratio se scoppiasse un'emergenza sanitaria a causa dell'immondizia per strada. Una scelta forte e d'impatto che avrebbe ricadute internazionali sull'immagine di Roma e dell'Italia.
GLI OSSERVATORI
Ecco perché anche Palazzo Chigi al momento preferisce non accendere un faro sulla questione. Altro osservatore silente ma non dormiente: la prefettura. Gerarda Pantalone potrebbe intervenire solo se saltasse Ama, l'azienda municipalizzata del Comune. Ma anche se, il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che presiede, dovesse rilevare appunto un rischio per la saluta dei romani.
La situazione è comunque complicata. La prima a essere «consapevole» e «preoccupata» è Virginia Raggi. La sindaca ieri l'altro, consapevole delle dimissioni del cda di Ama, ha chiesto a Costa una riunione urgente. O meglio: la convocazione della cabina di regia. Fino a ieri sera dal ministero non erano arrivate risposte. Il vertice però potrebbe slittare alla prossima settimana: il responsabile dell'Ambiente giovedì sarà in missione in Lussemburgo, poi domenica è atteso a Napoli per un'iniziativa pubblica.
La crisi scoppiata ieri è stata anche il battesimo di Max Bugani nelle vesti di capo staff di Raggi. Il numero di Rousseau si è messo al lavoro per tenere in piedi i contatti con Costa. Ha fatto, in poche parole, da pontiere, in virtù dei rapporti maturati con «Sergio» nel passato governo gialloverde.
Al centro della war room anche ieri due figure chiavi: il direttore generale Franco Giampaoletti e, soprattutto, Gianni Lemmetti, responsabile del Bilancio e da molti indicato come l'assessore ombra ai rifiuti (visto che non ce n'è uno alla luce del sole, in quanto la delega è ancora nelle mani di Raggi dalle dimissioni di Pinuccia Montanari dello scorso 8 febbraio).
È lui in questa fase a dettare la linea economica su Ama. E proprio dal summit in serata arriva la notizia della nomina di Stefano Zaghis ai vertici dell'azienda. «Da giorni - raccontano in Campidoglio - stava già studiando i bilanci: ora è operativo». Segno che le dimissioni erano più che nell'aria. Una toppa è stata messa, adesso mancano soluzioni strutturali. Che è poi il ragionamento di fondo che filtra dal ministero dell'Ambiente sul caos rifiuti nella Capitale: finora il Comune è andato avanti con soluzioni-tampone. Un approccio che rischia di gettare di nuovo Roma nell'emergenza già prima delle cicliche criticità delle feste di Natale. Ma la parola commissario per Raggi resta un tabù, a meno che non si occupi solo di impianti, ipotesi che in Comune iniziano ad accarezzare, dopo averla richiesta 15 mesi fa.
pinuccia montanari sergio costa 3