Alessandro Rico per “la Verità”
«Sono stupito che mi abbiate associato a don Patrimoniale...». Carlo Cottarelli ha letto La Verità di lunedì, dove Maurizio Belpietro criticava il capo della Cei, monsignor Gualtiero Bassetti, per l' intervista a Repubblica in cui evocava la patrimoniale. Come fosse Cottarelli, appunto. E invece, il capo dell'Osservatorio conti pubblici, alla patrimoniale si proclama contrario.
Professore, rinnega il cardinale Bassetti?
«Non sono né cardinale né mister Patrimoniale...».
Ma lei ha scritto che con la patrimoniale si può abbattere il debito pubblico.
«Sì. Ad esempio, nel 2011, la patrimoniale fu proposta come tassa una tantum proprio per abbattere il debito».
E allora?
«C'è un problema».
Quale?
«Per essere una tassa una tantum, dev'essere grossa».
Quanto grossa?
«Allora si parlò del 10-15% della ricchezza nazionale».
Un'enormità.
«Capisce che creerebbe dei forti problemi di liquidità».
Cioè?
«Posso pure avere una casa bella e grande, ma non posso vendermi il tinello».
Chiaro che no.
«Questo è il limite delle patrimoniali: sono una forma di aggiustamento dei conti pubblici fatta in un colpo solo».
sergio mattarella carlo cottarelli
Allora Cottarelli dice no alla patrimoniale?
«Io sono sempre per la gradualità. Però ho una paura».
Quale paura?
«Che se ci trovassimo in una situazione di crisi e dovessimo fare appello alla Troika, ci verrebbero chieste o una patrimoniale o una ristrutturazione del debito».
Una ristrutturazione?
«Una specie di patrimoniale, una tassa su una specifica forma di ricchezza: quella di chi ha comparato titoli di Stato. Ma almeno, la ristrutturazione ha un vantaggio».
Ovvero?
«Che la pagherebbero pure gli stranieri, perché pure loro comprano i nostri titoli».
Ma perché la Troika dovrebbe chiedercela?
«Il ragionamento sarebbe: abbiamo visto che l'Italia è capace di fare sforzi nei momenti di difficoltà, ma non appena passa il pericolo e i tassi d' interesse scendono, ricomincia a fare debito».
Scusi, ma che logica è? Ci bocciano i minibot perché sarebbero il prodromo dell' ìuscita dall' euro e scatenerebbero il panico sui mercati, ma sarebbero favorevoli a prosciugare il 10% della ricchezza nazionale?
«Non vedo il nesso».
Non lo vede?
«Al limite si può dire: visto che ridurre il debito con una patrimoniale è così costoso, perché non lo facciamo uscendo dall'euro e stampando i soldi con cui ripagare il debito?».
jean claude juncker giuseppe conte 3
Meraviglia sentire questo da lei. Lo giudica fattibile?
«No, sarebbe sbagliato. Pure l' uscita dall' euro comporta una tassa».
Quale tassa?
«Se si esce, si svaluta e per legge si trasforma da euro in lire il debito, poi questo va ripagato con moneta svalutata. Sarebbe una tassa su chi ha investito in titoli di Stato».
Meglio che la patrimoniale.
«Bah, per me è come decidere se è meglio morire in un modo o in un altro. Io spero che si possa evitare una crisi con un aggiustamento graduale dei conti pubblici».
merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 4
Con la famosa spending review?
«Io propongo una serie di riforme per stimolare la crescita, mettendo da parte le nuove entrate e non usandole per finanziare altra spesa. In questo modo si aggiustano i conti anche senza tagliare la spesa».
Per stimolare la crescita vanno tagliate le tasse.
«Ma non in deficit. Io taglierei prima la burocrazia, farei funzionare la giustizia civile».
Procedura d' infrazione: come va a finire?
«Temo ci si arrivi».
jean claude juncker giuseppe conte 2
Perché?
«Perché il governo italiano non mi sembra disposto a fare compromessi».
Ma a lei pare politicamente opportuno che una Commissione in uscita minacci simili provvedimenti?
«Insomma, non me lo sarei aspettato in questo momento. Ma la deviazione dai parametri Ue era troppo evidente».
Perché con Francia e Germania non c'è stata altrettanta severità?
«Perché loro stavano al gioco...».
Cioè?
«Dicevano: "È vero, abbiamo sforato i parametri, scusateci, rientreremo"».
merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 5
Non sono mai rientrati.
«Già».
Sta dicendo che dovremmo fare la commedia?
«Sì... Se non vogliamo rispettare le regole, almeno facciamoci furbi».