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LE CANCELLERIE EUROPEE HANNO MESSO NEL MIRINO LA PRESIDENTE DELLA BCE, CHRISTINE LAGARDE, CHE FA TREMARE GLI SPREAD OGNI VOLTA CHE PARLA – ANCHE MACRON, SUO DANTE CAUSA, L'HA CHIAMATA PER RIFARLE LA MESSA IN PIEGA – I TEDESCHI SULLA LINEA DRAGHI: PER ABBASSARE L’INFLAZIONE SERVE IL TETTO AL PREZZO DEL GAS – L’UNICO IN GRADO DI FAR SEDERE AL TAVOLO DEI NEGOZIATI PUTIN È PAPA FRANCESCO (ECCO IL MOTIVO DELLE SUE DICHIARAZIONI CONTRO LA NATO) - IL CANALE DIPLOMATICO TRA PAROLIN E LAVROV - CRESCE L'INSOFFERENZA DEI CITTADINI EUROPEI PER ZELENSKY CHE CON ARROGANZA PRETENDE CHE L'OCCIDENTE LO ASSECONDI IN TUTTO: IL SONDAGGIO RISERVATO

DAGONEWS

CHRISTINE LAGARDE

Abbassare la cresta e la cofana a Christine Lagarde! È questo l’obiettivo delle cancellerie europee dopo le improvvide dichiarazioni della presidente della Bce sullo stop al quantitative easing e l’aumento dei tassi. Sono in molti infatti a credere che le decisioni della testa argentata con la passione per i tailleur Chanel non servano a niente, se non a buttare ulteriore benzina sul fuoco degli euro-populisti.

 

È intervenuto anche il suo dante causa Emmanuel Macron, che l’ha chiamata e le ha rifatto la messa in piega. Christine ha provato ad arrampicarsi sugli specchi, sostenendo che non è sola, ma che ci sono molti paesi in Ue che invocano una stretta monetaria. Ma il toyboy dell’Eliseo l’ha rimessa subito a posto, ricordando il “whatever it takes” di Draghi. Il senso del ragionamento del portaborsette di Brigitte è: “Fai come Mario. Se ti rompono i coglioni, esercita la tua leadership e convincili”.

christine lagarde mario draghi 1

 

Anche a Berlino serpeggia profonda preoccupazione. In Germania hanno bene in mente le immagini dei rotoli di marchi che servivano per comprare un pacchetto di sigarette, al tempo della Repubblica di Weimar. L’inflazione al 7,5% fa venire gli incubi a Scholz, che però da par suo non è convinto che la strada giusta sia quella invocata da Christine Lagarde.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

Il cancelliere tedesco guarda con più favore al piano Draghi, che prevede un “price cap” al gas: l’idea di fondo è che, se l’onda inflattiva è generata principalmente dall’aumento del prezzo dell’energia, per contenerla basta imporre un tetto al costo del metano. “Mariopio” è profondamente contrario all’aumento del costo del denaro, che rischia di generare innanzitutto un pesante contraccolpo al sistema economico europeo.

 

EMMANUEL MACRON CHRISTINE LAGARDE

Non a caso ha mandato avanti il suo fedele consulente (e amico personale) Francesco Giavazzi, che ha fatto una lezione di economia alla Lagarde: “Lo spread e l'aumento dei tassi d'interesse ridurranno non subito, ma tra qualche mese, la domanda privata.

 

La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all'aumento dell'inflazione con uno strumento sbagliato. Noi non abbiamo una inflazione da domanda come negli Usa ma abbiamo una inflazione legata al prezzo del gas. Quindi a fronte della riduzione della domanda privata dei prossimi mesi dobbiamo accelerare il Pnrr".

Giavazzi Draghi

 

Dopo la chiamata dell’Eliseo e le parole di Giavazzi, Lagarde ha capito l’antifona e ha provato a correre ai ripari mitigando le sue dichiarazioni, aprendo alla possibilità di uno “scudo anti-spread” e annunciando per oggi una vertice straordinario del direttivo della Bce.

 

La stretta annunciata dalla Banca centrale si inserisce in un contesto nefasto per l’UE, anche dal punto di vista politico: nelle ultime settimane Viktor Orban la sta spuntando su tutti i dossier principali, con la sua linea sempre più morbida verso Putin. E anche i cittadini iniziano a essere stufi dello schiacciamento su Kiev dell’Unione.

 

vladimir putin viktor orban 4

Secondo un sondaggio riservato, commissionato dalla grande banca francese Société générale, che ha intervistato un campione di cittadini in tutto il continente, più della metà degli europei, maciullati dai rincari sulle bollette e dai timori per il futuro, dopo una fase di grande convinzione, è contraria alle sanzioni alla Russia.

 

PUTIN BERGOGLIO

A questo “sentiment” ha contribuito anche l’atteggiamento di Zelensky, che con la sua insistenze e pervicacia pretende di orientare le decisioni degli stati membri, e soprattutto dei suoi cittadini, a favore dell’Ucraina. Non è un caso che nelle ultime settimane lo stesso Biden abbia gradualmente preso le distanze dall’ex comico, e il guerrafondaio Stoltenberg, segretario generale della nato, abbia smesso di abbaiare contro “Mad Vlad” con le sue dichiarazioni infiammabili.

 

mario draghi emmanuel macron

Intanto però vanno avanti i negoziati: i veri canali diplomatici con la Russia li sta intrattenendo il Vaticano. Le dichiarazioni di Papa Francesco su Mosca, la Nato e contro il manicheismo buoni-cattivi, non sono casuali. Putin infatti rispetta molto Bergoglio, che non l’ha mai attaccato personalmente e ha sempre cercato con i suoi ragionamenti di sfilettare la complessità all’origine del conflitto.

 

I fili del dialogo sotterraneo in questo momento li tengono il segretario di stato Parolin e il ministro degli esteri russo Lavrov, in triangolazione con gli Usa. Macron, ancora presidente di turno dell’Ue, vuole a tutti i costi sedersi al tavolo delle trattative: le date da segnarsi in rosso sul calendario sono il 24 e il 25 giugno, quando ci sarà l’ultimo consiglio europeo guidato dalla Francia. “Mounsier arrogance” vuole dare un’accelerata per avere qualche risultato concreto (o apparentemente tale) prima del termine del semestre, e in quell’occasione potrebbero arrivare delle importanti novità.

 

 

 

 

 

 

 

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