Riceviamo e pubblichiamo da Gad Lerner:
Ciao Roberto, vedo che a La Verità insistono sulla mia lista di proscrizione di cui avete pure scritto voi su Dagospia... ma allora non sarebbe giusto pubblicare il mio articolo (tanto è breve) anziché riferirlo con parole farlocche?
Ne approfitto per ricordarti che a Rai3 collaboro da anni, non sono stato reclutato adesso, e che L'Approdo non sarà un talk.
Saluti e baci,
Gad
Gad Lerner per ''il Venerdì - la Repubblica''
Vorrei compilare qui, a futura memoria, una lista di proscrizione meramente simbolica, non avendo io né il diritto né il potere di mettere al bando chicchessia, e tanto meno d’intromettermi nelle scelte degli autori a cui dobbiamo l’ossessiva, pluriquotidiana comparsata televisiva di certi personaggi. Lo so, parlare di lista di proscrizione risulta odioso.
Ma io non temo di apparire tale, se questo è il prezzo da pagare per lasciare quei nomi qui depositati nero su bianco. Nella serena certezza che nessuno gli farà del male per causa mia, anzi, si compiaceranno del mio dispetto così come del plauso entusiasta di chi vede in loro il ritratto ideale dell’anticonformista, eretico, scorretto perché vicino al popolo.
Il fatto è che nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali del 1938, sono andato a leggermi gli articoli e a guardare le vignette dei giornalisti che già negli anni precedenti avevano cominciato a martellare l’opinione pubblica sulla pericolosità degli ebrei, dei massoni, dei negri e dei meticci. I loro nomi sono tuttora evocati con ammirazione dall’intellighenzia filogovernativa: Telesio Interlandi, Giovanni Preziosi, Giorgio Almirante, Julius Evola…
maurizio belpietro direttore del quotidiano la verita (1)
Certo, vi concederanno, come tra V parentesi, in un breve inciso, che costoro si macchiarono di antisemitismo, per poi tornare subito a insistere sul valore letterario e sul talento giornalistico e sull’impianto filosofico del loro profilo. Il perché non mi è stato difficile scoprirlo: perché il linguaggio e gli argomenti adoperati da quei propagandisti del razzismo italiano novecentesco sono uguali identici a quelli adoperati dai loro epigoni contemporanei.
Il ricorso allo scherno e alla provocazione satirica, il rappresentare deformi e viziosi i bersagli etnici prescelti, l’accreditarsi come coraggiosi nemici dei poteri forti, un po’ sfrontati antielitari estranei alla cultura ufficiale, furono tratti caratteristici che favorirono il successo di quei loschi individui.
GIUSEPPE CRUCIANI MANGIA LA NUTRIA
Ebbene, lasciatemelo dire, infine: i vari Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Mario Giordano, Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri più altri epigoni minori, non sono forse i Telesio Interlandi, Giovanni Preziosi, Giorgio Almirante, Julius Evola, ovvero i difensori della razza dell’Italia di oggi? Un applauso alla loro temerarietà, tanto i posteri non gliene chiederanno mai conto.
P.S. Le carogne che dirigono il Venerdì avrebbero voluto intitolare questa rubrica Comunista col Rolex. Ma io resto un infedele (con il naso adunco).