LETTA & CONTE, LA FESTA APPENA INIZIATA CORRE IL RISCHIO DI FINIRE IN UN LETTAMAIO - IL PROBLEMA VERO CHE ANGOSCIA E UNISCE CONTE E LETTA SI CHIAMA ROMA, MILANO, TORINO, NAPOLI, BOLOGNA. I DUE NEO SEGRETARI SI STANNO RENDENDO CONTO DI UN FATTO: L'ACCORDO TATTICO TRA IL PD E IL M5S HA UNA VERIFICA ELETTORALE IL PROSSIMO 22 OTTOBRE - LE AMMINISTRATIVE, CARICHE DI QUASI DUE ANNI DI PANDEMIA, CON UNA VACCINAZIONE A CAZZO DI CANE, POSSONO TRASFORMARSI PER I DUE MAGGIORI PARTITI DI CENTROSINISTRA IN UNA CATASTROFE POLITICA E PER LETTA-CONTE IN UN DISASTRO PERSONALE
DAGOREPORT
Etica pubblica, onestà privata, lotta alla mafia e alle diseguaglianze, giustizia e transizione ecologica. Tanta fuffa che non fa un partito. La pochette con le unghie non ha cinguettato una parola su Rousseau, alleanze strategiche, amministrative e collocazione internazionale. Il casino sul limite del doppio mandato l’ha appena sfiorato. No, non si tratta della consueta attitudine dello schiavo di Casalino a rimandare tutto. In realtà, Conte non ha una chiara idea di ciò che deve dire, di ciò che deve fare. Come l’Ambra teleguidata da Boncompagni, aspetta che si svegli Grillo.
giuseppe conte beppe grillo luigi di maio 1
In tutto questo tempo che è trascorso dall’incoronazione di Grillo Supremo, l’ex premier per caos non è riuscito a metter giù uno statuto – un lavoro per cui bastano 48 ore. Il poverino, che già si è pentito di non aver avuto il coraggio di far un suo partito, ha bisogno di capire dove parcheggiare la nomenklaura che il limite dei due mandati manda ai giardinetti: i Di Maio, le Taverna, i Fraccaro, i Buffagni, gli Spadafora, etc., piuttosto incazzati di essere stati trattati da ciucci dall’Avvocato di Padre Pio: “La regola dell'uno vale uno è fondamento di democrazia, ma quando si tratta di assumere responsabilità istituzionali occorrono persone con specifiche competenze”. Tiè! prendi e torna a casa.
Ma il problema vero che angoscia e unisce Conte e Letta si chiama Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. I due neo segretari si stanno rendendo conto di un fatto: la politica di questo “riavvicinamento”, accordo tattico, tra il PD e il M5S, ha una verifica elettorale il prossimo 22 ottobre. Le amministrative, cariche di quasi due anni di pandemia, con una vaccinazione a cazzo di cane, possono trasformarsi per i due maggiori partiti di centrosinistra in una catastrofe e per Letta e Conte in un disastro personale.
Letta si è sparato qualche sondaggio e ha capito che Roberto Gualtieri conta quanto il due di coppe quando a briscola governa bastoni. Il preferito è quel bamba di Zingaretti ma il presidente della regione Lazio non ne vuole sapere. Non rimane che Carlo Calenda che però non si fida delle primarie e soprattutto detesta i grillini, ben ricambiato.
Riuscirà Lettanipote a convincere il vispo Carletto (“Mi può fermare solo Totti”) a trattare con gli orfani della Raggi, la quale intende ricandidarsi ad ogni costo, anche con una lista civica guidata dal turbolento Di Battista? Comunque, l’unico che secondo i sondaggi garantirebbe il Campidoglio è Zinga, quindi verrà messo alle strette, ma c’è tangibile il rischio di lasciare la Regione al centrodestra.
Una matassa molto complicata anche a Milano, dove Beppe Sala, senza chiedere il permesso a nessuno, si è apparentato con i suoi cari con i Verdi europei, in gran spolvero in Germania. Che fa Letta-Letta, appoggia il Verde a misura Duomo? Ancora non si è espresso sulla città più nevralgica d’Italia: meglio trastullarsi con risibili restyling femministi.
guido saracco chiara appendino 1
A Torino, quelli del PD sono arrivati al punto di non ritorno di pensare a ricandidare la reliquia di Chiamparino. A quel punto, Enrichetto è ritornato alla carica con il rettore del Politecnico, Guido Saracco, gradito anche dai grillini dell’Appendino (destinata a fare il vice di Conte; ma Saracco a suo tempo aveva già ringraziato: “preferirei di no”. Mentre sul favorito Stefano Lo Russo pesa il no dell’Appendino, Letta pensa di far correre Mauro Berruto, ex ct della nazionale di pallavolo, chiamato da Letta nella sua segreteria.
A Napoli, la musica stonata non cambia: si è autocandidato l’antico Bassolino con una lista civica, appoggiato da Goffredone Bettini, proprio mentre Sotti-Letta è in trattative con Conte per candidare Roberto Fico che, in caso di vittoria, liberebbe per un Franceschini la poltrona di presidente della Camera, da una parte.
VINCENZO DE LUCA ANTONIO BASSOLINO
Dall’altra, in virtù del limite del secondo mandato, la poltrona di sindaco eviterebbe a Fico di finire tra i disoccupati napoletani. Un Fico indigeribile per ‘O Sceriffo della Campania Vincenzo De Luca, che detesta i 5Stelle sia come grilli che come esseri umani. Allora Enrichetto si è ricordato delle sue radici democristiane e, come digestivo, ha fatto felice il terribile Vincenzino piazzando il figlio prediletto Piero alla vicepresidenza del gruppo parlamentare della Camera.
In tutte le città, Bologna compresa, che andranno alla prova elettorale di ottobre, finora, non c’è un candidato comune per i sinistrati lettiani e grillini con pochette. Un Lettamaio.
la sindaca raggi foto di bacco (1)