MACRON E SCHOLZ HANNO NOSTALGIA DI DRAGHI – LA COPPIA NON BASTA, OCCORRE IL TRIANGOLO PER FRONTEGGIARE LA CRISI: MANCA MARIOPIO E IL SUO RUOLO DI CANALE DI MEDIAZIONE TRA EUROPA E USA –  IL MANDATO DI CHARLES MICHEL ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO SCADE A NOVEMBRE 2024. MA L'EMERGENZA E' ORA, E QUINDI LO TAMPINANO CON LUNGHE TELEFONATE CHIEDENDO CONSIGLI – LA PROPOSTA (SCARICA) DI BRETON-GENTILONI PER SEDARE I MAL DI PANCIA EUROPEI: “SE ANDIAMO AVANTI COSÌ, PRIMA O POI TUTTI DIRANNO CHE SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA HA RAGIONE ORBAN...”

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DAGOREPORT

emmanuel macron olaf scholz emmanuel macron olaf scholz

Nonostante le cene riservate e la rinnovata sintonia nell'asse franco-tedesco, Macron e Scholz sanno che la loro intesa non è sufficiente ad affrontare l’emergenza politico-energetica-economica dei prossimi mesi. In questo scenario manca, e molto, Mario Draghi. Anzi: quello che Mario Draghi ha sempre rappresentato, cioè il canale di comunicazione (e mediazione) tra l’Unione europea e Stati Uniti.

 

Oggi, Parigi e Berlino mancano di un vero raccordo con Washington, ruolo che ha sempre ricoperto Mariopio, anche ai tempi della Bce, nonostante l’ostilità e il fastidio della filo-putiniana Angela Merkel. Per far rientrare Draghi nel giro che conta, si guarda alla poltrona di presidente del Consiglio europeo, ora occupata dall’insipido Charles Michel. Peccato che l’incarico andrà in scadenza soltanto tra due anni, il 30 novembre 2024.

 

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Non c’è tempo per aspettare così a lungo, l’emergenza è ora. Non potendo disporre di Mariopio come interlocutore ufficiale in un incarico istituzionale, Macron e Scholz  tampinano Draghi con continui colloqui telefonici. I due stalker hanno bisogno di consigli, idee, e di una spalla amica su cui frignare di fronte alle ritrosie di Biden.

 

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Anche perché lo scenario in Europa, legato alla crisi energetica, rischia di avvitarsi in una spirale problematica, e non solo da un punto di vista economico, ma soprattutto politico. La proposta Gentiloni-Breton di creare una sorta di Recovery energetico era un’arma già scarica. I due commissari, che sapevano benissimo che tedeschi, austriaci e olandesi avrebbero detto no, volevano rimarcare il volto solidale dell’Unione, sull’onda di quanto già realizzato durante l’emergenza Covid.

 

Anche perché a Bruxelles sono in molti a temere lo sfarinamento del fronte anti-russo. La paura è che alla lunga, di fronte al costo esorbitante delle bollette e ai tentennamenti degli Euro-poteri, qualcuno possa deragliare lì dove lo aspetta Putin. Qualche lungimirante funzionario già sussurra: “se andiamo avanti così, prima o poi tutti diranno che sulle sanzioni alla Russia ha ragione Orban...”.

 

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Del resto, la risposta europea al caro bollette procede a macchia di leopardo: la Francia patisce meno grazie all’energia prodotta dalle sue centrali nucleari, la Germania ha finanze robuste, che le permettono di stanziare 200 miliardi sull’unghia per coprire l’extra costo delle bollette (e quindi salvare l’intera industria tedesca).

 

E tutti gli altri paesi d’Europa? Quando arriverà l’inverno si rischia la grande morìa delle vacche: gas in abbondanza, ma a prezzi talmente elevati da mettere in ginocchio l’intero sistema produttivo.

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