Luca Monticelli per “la Stampa”
ballottaggi antonio decaro bari
«Tra due mesi salterà il sistema dei Comuni e quindi il Paese. Se non ci danno i soldi subito, a luglio non potremo più raccogliere i rifiuti, interromperemo il trasporto pubblico e l' illuminazione». Il presidente dell' Anci, Antonio Decaro, parlando con La Stampa si appella all' esecutivo giallorosso proprio alla vigilia dell' iter parlamentare del decreto Bilancio, che ha stanziato 3 miliardi per gli enti locali colpiti dalle conseguenze dell' emergenza Covid.
«Quelle risorse non bastano. Noi siamo stati responsabili, abbiamo tagliato tutte le spese che potevamo tagliare, i partiti ci hanno assicurato che ci aiuteranno, ma siamo pronti a consegnare le chiavi delle città al governo», minaccia il leader dei primi cittadini. I problemi delle città italiane però vengono da lontano, già prima della crisi non se la passavano bene, fiaccate da anni di Finanziarie fatte di lacrime e sangue e da alcune gestioni politiche non sempre impeccabili.
MATTEO RENZI DECARO Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
I Comuni in situazioni di predissesto e dissesto sono quasi 400. Nel primo caso le amministrazioni hanno messo in campo un piano di riequilibrio pluriennale con l' obiettivo di aumentare le entrate e diminuire le spese; nella seconda circostanza hanno dichiarato "fallimento", facendo scattare l' aumento automatico delle aliquote. In questa lista, che colpisce soprattutto il Mezzogiorno, ci sono capoluoghi come Potenza, Catania, Napoli, Taranto, Benevento, Reggio Calabria, Terni.
Poi, anche a causa del Coronavirus, c' è un altro elenco di almeno 400 Comuni in tensione finanziaria con i conti "border line" come Torino, Firenze, Venezia e ovviamente Roma. La Capitale è un caso a parte, con il suo debito pregresso e il supporto che ha avuto dallo Stato. In sostanza ci sono 800 amministrazioni su 8 mila che dopo l' estate rischiano il default: un comune su dieci.
Torino è in una condizione di rientro ed è sorvegliata dalla Corte dei Conti; Firenze vive grandi difficoltà per il crollo delle entrate turistiche così come Venezia che è esposta in maniera drammatica alla caduta del turismo. Milano e Bologna, che sono tra gli esempi virtuosi, accusano comunque una perdita importante e temono di non aver più alcun margine di manovra. Sui profili Whatsapp dei sindaci, negli ultimi giorni, ha preso a girare una tabellina con i tre scenari di rischio che per effetto del lockdown potrebbero impattare sui conti.
Il riferimento sono le entrate totali che nel 2019 ammontavano a 39,5 miliardi, di queste l' Ifel - l' Istituto della finanza locale dell' Anci - stima che almeno il 30% arriveranno con tre mesi di ritardo, determinando anche un costo sugli interessi per le anticipazioni di liquidità. Poi c' è il tema che più angoscia le ragionerie territoriali: il calo dei ricavi. Lo schema più ottimista segna per i Comuni un mancato incasso di 3,7 miliardi, quello medio di 5,6 miliardi mentre la simulazione più pessimista porta a un aggravio di 8,1 miliardi di euro.
«Sono cifre che guardo tutti i giorni, ci sono risorse che non entreranno nonostante la vita e l' attività stiano ricominciando. Se prima su un autobus salivano 80 persone, adesso ne possiamo accogliere 30.
Per non parlare della tassa di soggiorno, della Tari e della Tosap (il contributo sull' occupazione del suolo pubblico, ndr)», continua Decaro.
Lancia l' allarme anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che auspica un dialogo con Palazzo Chigi: «Se entro il 31 luglio il governo non dovesse intervenire, noi dovremo andare in dissesto», dice a Radio Uno spiegando le difficoltà del capoluogo del Piemonte. «L' emergenza ha prodotto una voragine di 230 milioni su un bilancio di un miliardo e trecento, con le misure del governo contiamo di recuperarne solo ottanta. Se non arrivare un intervento governativo, rischiamo di non riuscire a raccogliere i rifiuti».