DAGOREPORT
In attesa della riunione dei ministri delle Finanze di martedì 7 aprile (due giorni dopo toccherà ai leader), Macron ha chiamato la Merkel e hanno trovato uno schema di accordo per smobilizzare nuove misure da oltre 500 miliardi che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza economica.
In soldoni, la proposta di Macron e degli leader del sud Europa (Conte, Sanchez, Costa) è la creazione di un Fondo temporaneo “per la lotta alla pandemia”, complementare al bilancio Ue che emetterebbe dei titoli finalizzati ‘’alla protezione dei debiti sovrani, al sostegno alle imprese e dei lavoratori’’. Una soluzione nel segno della solidarietà e non della contabilità.
Ovviamente non si tratta di eurobond, è una via di mezzo, li chiamano Recovery-bond, e si tratta di un compromesso tra MES (Fondo salva-Stati) e BEI (Banca europei degli investimenti), bond per 5-10 anni garantiti dall’Unione Europea, una tantum destinata a finanziare uno stimolo fiscale per la ripresa. Una proposta che, per ora, vede sola l’opposizione intransigente dell’Austria di Kurz. Perfino la super rigorista Olanda ha addolcito i toni.
Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno che coordina l'azione di Sanchez, Macron, Conte e Costa e sta discutendo con Hoyer, presidente della BEI, sull'ampiezza dell'intervento e sull'istituzione della commissione deputata a verificare il comportamento degli Stati, è ottimista: “Vedo formarsi un largo sostegno”, ha dichiarato sul varo delle nuove misure d'emergenza da oltre 500 miliardi.
Olaf Scholz nuovo ministro delle Finanze
Il rischio MES-troika, con gli euro-burocrati che si mettono a tavolino per stilare una lista di riforme tasse e tagli obbligati da fare in cambio del sostegno economico, non avverrà. Il portoghese Centeno è stato chiaro: ‘’Tutti gli strumenti del Mes sono legati a condizioni, ma il Fondo è pronto a sganciare le sue linee di credito dalla logica della crisi dei debiti sovrani. Non avrebbe senso abbinare il sostegno alla crisi da pandemia a un programma di privatizzazioni o a una riforma del mercato del lavoro. Le condizioni devono essere legate al virus e nel lungo periodo i Paesi beneficiari, come gli altri, dovranno tornare in una situazione di sostenibilità dei conti. Disegnato così, chi si rivolgerà al Mes eviterà lo stigma dei mercati”.
E ieri il ministro delle finanze tedesche Scholz ha detto pubblicamente: “Propongo di usare gli strumenti esistenti rapidamente, non ci sarà alcuna delle condizioni insensate come in passato. Niente Troika nei paesi a dire ai governi ciò che devono fare”.
Più risoluto di Centeno, è la durissima presa di posizione di Giuseppe Conte che ha intimato a Gualtieri, tra i partecipanti alla riunione dei ministri europei delle Finanze di martedì 7 aprile, che nel caso disgraziato spunti il MES con clausole alla greca o finto-soft, deve alzarsi e andarsene. L'irritazione (eufemismo) di Conte ha origine da alcune indiscrezioni che sostengono che nessuno Stato, neppure l'Italia, si è opposto al MES durante le discussioni tra gli sherpa dei ministri delle Finanze all'Euro Working Group.
Sul banco degli imputati, brilla il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, membro del Board of directors del MES stesso.
Lo stato di incazzatura è arrivato al punto che la conference call tra la “pochette con le unghie”, l'olandese Mark Rutte e lo spagnolo Pedro Sanchez - inizialmente prevista per giovedì - è stata cancellata. Aggiungere la rivolta del M5S che ha più volte minacciato di mollare il governo Conte in caso di condizioni capestro.
Al di là della retorica e delle cazzate commesse sul Coronavirus, per un paese a più alto debito come il nostro, che ha un debito che sfiora il 140% sul pil, ripartire, dopo settimane di chiusura forzata, non sarà perciò facile. La fase post crisi non sarà in discesa. I palazzi del potere e il Deep State si chiedono preoccupatissimi: e dopo, cosa succederà? Una volta che l’Unione Europa decida (speriamo) di promuovere una sorta di “piano Marshall” per ricostruire il nostro Sistema paese chi lo gestirà? Questi politici che non hanno mai fatto politica e stanno dando prove tragicomiche?
Il caos della sanità, dove ogni Regione fa ordinanze diverse, il collasso dell’Inps, sbertucciata pure da Youporn, lo scandalo delle mascherine, una vergogna mondiale, ministri e tecnici dell’Economia che, anziché spegnere l’incendio una possibile esplosione sociale (non ci sono ancora le garanzie del ministero dell’Economia alle banche per dare soldi alle imprese), sono impantanati nella palude della burocrazia, dei numeri del bilancio; ecco occorre immediatamente una task-force per la ricostruzione.
Un think-tank che metta immediatamente in piedi un piano industriale per le imprese, un “pensatoio” che rassicuri adesso la gente sulla possibilità di pagare affitto, bollette e mettere insieme il pranzo con la cena, un gruppo di esperti impegnato a gestire i fondi europei per l’emergenza coronavirus. Chessò, dico un nome a caso, si chiami un Vittorio Colao, manager di alto livello che ha diretto un colosso come Vodafone, per varare una strategia che risollevi un’economia rasa al suolo. Non si può governare limitandosi a dire “restate a casa”. Non si può bombardare di decreti da Settimana Enigmista la gente spaventata.
“Non può continuare a far salire l’ansia degli italiani con il balletto delle date sul tema “quando si riaprirà il Paese”, scrive Stefano Folli su “Repubblica’’, e punta il ditone accusatorio: “Conte è stato proiettato sul palcoscenico nazionale senza esperienza di come si regge uno Stato solcato da ruggini antiche, costretto ad affrontare primo al mondo (Cina a parte) la tragedia del virus. Quello che si chiede non è la perfezione nei comportamenti e nelle strategie, ma la capacità di comprendere che una comunità spaventata e in ansia non può subire quotidiane docce fredde da parte di chi non sa decidere, ma soprattutto non sa comunicare né spiegarsi”.
informativa di giuseppe conte sull'emergenza coronavirus 3
Ancora Folli: ”C'è una sofferenza psicologica che viene inflitta con apparente noncuranza, vale a dire senza pesare le conseguenze, attraverso mezze notizie diffuse in modo contraddittorio. Tre giorni fa il presidente del Consiglio aveva dichiarato: «Proroghiamo l' attuale regime delle misure restrittive, così come sono state disposte, fino al 13 aprile». Ieri mattina invece il capo della Protezione Civile, Borrelli, ha parlato di un blocco fino al primo maggio; sollecitato, ha lasciato intendere che la riapertura potrebbe slittare fino al 16 maggio, o magari prima o forse dopo quella data. Nel frattempo anche il premier Conte ha spostato in avanti il calendario dell'isolamento: almeno altri dieci giorni dopo il 13 aprile, il che avvicina la fine del mese. Ma il 23 non è il primo maggio: che succede in quella settimana?”
Vi ricordate? Lo scorso 31 gennaio il governo Conte ha dichiarato lo stato di emergenza. A quel punto di non ritorno, un premier poteva mettere da parte i tecnici e ministri che remano contro e obbligarli a varare immediatamente misure economiche impellenti. A quel punto, Conte poteva sfanculare i lacci della burocrazia e promuovere un ‘’whatever it takes’’ (tutto ciò di cui c'è bisogno), anziché circondarsi di amichetti (vedi Vecchione e Arcuri) che sono del tutto inadeguati al loro compito.
GIUSEPPE CONTE PENSA DI ESSERE CHURCHILL Conte tv Conte tv