conte travaglio

IL MONDO ALLA ROVESCIA: TRAVAGLIO BENEDICE IL GOVERNO VOLUTO DALLE CANCELLERIE STRANIERE, E ''REPUBBLICA'' FA LA GUERRA AL PD! - MARCOLINO: ''LA CERTEZZA È CHE BASTA IL PRIMO VAGITO DEL CONTE-2 PERCHÉ SALVINI NON CONTI PIÙ NULLA'' - MA NEL QUOTIDIANO DI LARGO FOCHETTI NON TUTTI AVVERSANO LA NASCITA DEI GIALLO-ROSSI: MICHELE SERRA SCRIVE UN LUNGO EDITORIALE SU ''PIDIOTI'' E ''GRULLINI'' PER DIRE CHE L'ESECUTIVO HA IL 5% DI CHANCE DI NON ESSERE UNA MERDACCIA TOTALE

 

1. SALSA AURORA

Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''

 

Noi, che siamo gente semplice, ci orientiamo con quattro bussole molto collaudate, che non ci hanno mai tradito. La prima è B.: se non vuole una cosa, è quella giusta.

conte travaglio

La seconda è Repubblica: se indica una strada, è quella sbagliata. La terza è Salvini: se chiede qualcosa, va evitato; se lo teme, va fatto. La quarta è Giuliano Ferrara: se sposa un governo, disastro assicurato (infatti, dagli anni 70, li ha sposati tutti, tranne il Prodi-1 e il Conte-1). Ora, sul Conte-2 giallo-rosa, la situazione è la seguente. B. e i suoi house organ lo temono come la peste bubbonica, perché "di estrema sinistra, pauperista e giustizialista": quindi ottimo.

 

Repubblica spara a palle incatenate, con titoli da Padania ("Voto subito, ma c' è chi dice no"), da Giornale ("Crisi di un governo mai nato") e da Libero ("Fumata nera, futuro grigio") e manda in tv volti imbronciati che non fecero una piega sui patti scellerati tra Pd e B., ma il putribondo Conte non lo digeriscono proprio: quindi il Conte-2 ha ottime chance.

 

giorgio napolitano mario monti

 Il Pd, a furia di dar retta agli amorevoli consigli di Repubblica sull' appoggio a Monti, la rielezione di Napolitano, i governi con B. & Verdini, il Sì al Referenzum e il No al dialogo col M5S , s' è dissanguato: ora, smettendo di seguirli, potrebbe persino riaversi. Salvini si sbraccia per rimettersi con Di Maio o votare, ergo va deluso; e fa di tutto per evitare il governo giallo-rosa, che quindi diventa priorità assoluta.

 

Poi purtroppo c' è Ferrara: estenuato da ben 14 mesi all' opposizione dopo 50 anni al governo, stravede per il Conte-2. Ma non si può avere tutto dalla vita.

E le altre tre bussole parlano chiarissimo. E non si esclude l' eterogenesi dei fini. Persino B. e Salvini, nel 2016, salvarono la Costituzione a loro insaputa col No al Referenzum. E persino Renzi, nella crisi più pazza del mondo, s' è reso utile senza volerlo svegliando un Pd già rassegnato al voto e al trionfo salvinista.

I TWEET DI GIULIANO FERRARA SULLA CRISI DI GOVERNO

 

Naturalmente può darsi che il Conte-2 abbia vita anche più breve del Conte-1, che M5S e Pd passino il tempo a litigare, che la salsa aurora giallo-rosa improvvisata nei pochi giorni concessi dal Colle impazzisca al primo intoppo, che la cura emolliente di Conte non appiani le enormi differenze e diffidenze fra Di Maio e Zinga, che presto Renzi prenda le sue truppe e butti giù tutto (anche se sarà difficile che le truppe lo seguano nell' harakiri). Il rischio di resuscitare Salvini sarà sempre in agguato. Ma è, appunto, un rischio.

 

giuliano ferrara foto di bacco

La certezza è che basta il primo vagito del Conte-2 perché Salvini non conti più nulla e non se lo fili più nessuno. E, come diceva Bossi di B. ai tempi d' oro, "se lui piange, state allegri: vuol dire che non ha ancora trovato la chiave della cassaforte".

 

 

2. TRA GRULLINI E PIDIOTI

Michele Serra per ''la Repubblica''

 

Per merito quasi esclusivo di Matteo Salvini, probabilmente nascerà un governo giallo-rosso (il nome, più che dalle ideologie, discende dalle esigenze cromatiche della cartografia televisiva e giornalistica). Pure se legittimato, come il precedente, da una maggioranza politica in Parlamento, sarà un governo incongruo, illogico e fragile, però con una forte attenuante: che quello che lo ha preceduto, il giallo-verde (giallo-nero secondo una lettura più allarmata) era, se possibile, ancora più incongruo, illogico e fragile.

 

michele serra (2)

Chiunque lamenti l' assurdità del connubio tra "grullini" e "pidioti", così come si chiamano sui social gli opposti ultras, non può omettere di menzionare la speculare assurdità di una maggioranza politica, quella che ha governato fino a ieri l' altro, che metteva insieme la critica dello sviluppo e il popolo dei capannoni e della cementificazione, il reddito di cittadinanza e la flat-tax, il giustizialismo e l' arte di farla franca, la destra estrema e la sinistra dell' acqua pubblica, eccetera.

 

Le baggianate dietrologiche che accomunano, in parte, la narrazione grillina e quella leghista (il complotto demo-pluto-massonico, la sostituzione etnica pilotata da Soros, l' Europa longa manus degli avidi banchieri) dimostrano, piuttosto, che le baggianate non bastano a reggere un governo. E per fortuna.

 

Ovviamente la piena legittimità politica e costituzionale di una nuova maggioranza, opposta alla precedente - anch' essa legittima - non cambia di una virgola il disorientamento, le paure, le perplessità di quella parte di italiani, circa i due terzi, che ancora guarda alla politica con interesse e spirito partecipativo.

 

Tra di essi, gli elettori del Pd sono messi, in questo momento, a durissima prova. Nella peggiore delle ipotesi si sentono, loro malgrado, usati come stampella di un gruppo politico, i Cinquestelle, che dopo avere fallito clamorosamente un' esperienza di governo con la destra più becera, rimangono in sella grazie al supporto di un partito, il Pd, trattato per anni dai grillini come l' incarnazione perfetta del tradimento degli interessi popolari, la sentina dell' affarismo, la casta politicante per eccellenza. Dopo gli sputi, la stretta di mano.

renzi di maio

 

Nella migliore, tirano un sospiro di sollievo per la temporanea neutralizzazione della detestabile prepotenza di Salvini e dei suoi sicari online, del suo schietto antieuropeismo e della sua fellonia putiniana; ma il sollievo, per quanto reale, non basta a guardare con serenità, o con ottimismo, al futuro di un' alleanza di governo che appare, in nuce, destinata alla lite, ai sospetti reciproci, alle incomprensioni.

 

Qui si vuole provare a dire, senza alcuna pretesa di avere ragione, che la cruna dell' ago, per quanto piccola, c' è. (Non esiste ago senza cruna). Se è vero che il Movimento è nato prima di tutto da una diaspora, generazionale prima che sociale, contro "i padri" dormienti, soprattutto la sinistra e la ex sinistra considerati perduti a ogni istanza sociale radicale, prime tra tutte la battaglia ambientale; allora l' occasione per provare (sotto la costrizione di una comune responsabilità) a parlarsi, o a riparlarsi, finalmente c' è.

matteo renzi luigi di maio matteo salvini

 

E se è vero che al Movimento mancano, platealmente, competenze, esperienza e misura politica, un lessico all' altezza dei problemi, magari qualcosa di utile e di spendibile, nella lunga esperienza amministrativa e di governo del Pd, la possono trovare anche i più sospettosi tra i debuttanti grillini, scoprendo che non tutto ciò che è "professionale", in politica, è malvagio e corrotto.

 

Il problema, prima ancora che politico, è dunque culturale. Il solo additivo, il solo lievito che potrebbe davvero trasformare un' alleanza forzata tra nemici in un governo quasi vero, quasi utile, è l' umiltà. La capacità di ascolto, la disponibilità a imparare. Già scrivendo queste righe, e voi leggendole, mi rendo conto che la cruna si restringe.

 

Raramente la politica concede ai suoi artefici apertura d' animo quanta ne servirebbe. La politica odierna, poi, è un vespaio di opposte assertività. E non è più l' ideologia, che comunque organizzava gli eserciti, a creare contrapposizione e odio: è il narcisismo, che divide e scompone senza tregua, inesorabilmente.

 

salvini conte

La spocchia, a sinistra, è un vizio antico. Una presunta indispensabilità, ahimé smentita da molta storia recente, rende spesso le persone di sinistra "già imparate", e sprezzanti di fronte alle nuove forme, spesso poco eleganti eppure vivaci, della società che cambia. Viceversa, tra i grillini prospera l' ombrosa diffidenza del semplice e del mediocre che vede nel più abile e nel più meritevole solo l' inganno, mai il merito. In entrambe le tribù, dunque, forti elementi di identità, direi di carattere, lavorano contro il possibile miracolo, che è quello - semplice, eppure difficilissimo - che questi inediti partner di governo si parlino limando i rispettivi pregiudizi, e ascoltando con qualche interesse quello che dice l' altro.

 

Vale poco (anche se qualcosa vale) dire che almeno alcuni punti di vista, specie nelle questioni ambientali, sociali, dei diritti sul lavoro, sono, se non simili, conciliabili. Varrebbe moltissimo approfittare della contingenza per guardarsi in faccia e imparare qualcosa l' uno dall' altro.

 

I pidioti potrebbero aiutare i grullini a capire - per esempio - che destra e sinistra sono concetti tutt' ora utili per definire le intenzioni e i programmi di chi governa; che i modi autoritari e i modi democratici non sono la stessa cosa e non conducono alle stesse conseguenze politiche; che la complessità non è un impiccio da liquidare, ma un nodo da sciogliere con pazienza e intelligenza. I grullini potrebbero insegnare ai pidioti che la politica non si fa (solo) nei palazzi e nei consigli di amministrazione; che quando si dice che esistono alternative al modello di sviluppo, è possibile dirlo per davvero e non perché è una frase fatta; che il lavoro è stato, negli ultimi decenni, umiliato al punto da considerare "inevitabile" un declassamento dei diritti che di inevitabile non aveva proprio nulla.

LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI INVECCHIATI CON FACEAPP

 

Ma tutto questo è la cruna. Il resto è tutto ago. Se fossi un bookmaker direi che le possibilità che questo governo serva a cambiare davvero qualcosa sono il 5 per cento. Il rimanente 95 per cento appartiene solo alle scelte obbligate (perché disperate), all' azzardo, al vicolo cieco dal quale provare a uscire arrampicandosi sui muri. Non biasimatemi se faccio il tifo per il 5 per cento.

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...