Una circolare INPS chiarisce che il bonus #babysitter è dovuto anche quando il baby sitting lo fanno i nonni (purché non conviventi). Ma i nonni starebbero con i nipotini comunque, per motivi affettivi. Perché buttar via i soldi così? Ora abbiamo pure il nonno di stato …
— Carlo Cottarelli (@CottarelliCPI) June 28, 2020
Fausto Carioti per ''Libero Quotidiano''
nonni e nipoti si riabbracciano a milano
Perché il governo che ha negato il contributo a fondo perduto a 2,3 milioni di professionisti inguaiati dall'epidemia, che passa un'umiliante pensione di 310 euro al mese ai ciechi totali ed è stato costretto dalla Corte Costituzionale a innalzare il micragnoso assegno di 287 euro per i disabili impossibilitati a lavorare, adesso dà sino a 1.200 euro ai nonni che si prendono cura dei nipotini, anche se lo farebbero gratis, e a chi gioca alla Playstation con i cuginetti? Incapacità a scrivere le leggi? Voglia di rendersi simpatico in vista delle elezioni? Nell'uno e nell'altro caso, non sarebbe la prima volta. Però la logica dietro a quest' ultima novità, ammesso che una logica ci sia, sfugge.
Di tutti i modi in cui si possono spendere adesso i pochi soldi pubblici a disposizione, l'unico davvero sensato è la difesa a oltranza dei posti di lavoro e delle attività economiche: chi esce dal mercato fa fatica a rientrarci e da contribuente netto diventa un assistito dallo Stato, col rischio di rimanerlo per anni. Eppure tanti italiani che producono e pagano le tasse sono abbandonati a se stessi, mentre dai provvedimenti dell'Inps spuntano fuori astrusità come quella scoperta ieri. La circolare dell'istituto di previdenza, in realtà, porta la data del 17 giugno.
Nessuno, però, aveva capito cosa c'era scritto. La traduzione del testo è stata completata solo dopo dieci giorni. Quando il direttore generale dell'Inps, nel linguaggio arabescato tipico della pubblica amministrazione, scrive che «si chiarisce la non applicabilità del principio di carattere generale della presunzione di gratuità delle prestazioni di lavoro rese in ambito familiare, salvo si tratti di familiari conviventi con il richiedente», e che «in caso di convivenza i familiari sono esclusi dal novero dei soggetti ammessi a svolgere prestazioni di lavoro come baby-sitting remunerate mediante il bonus in argomento», intende dire, in realtà, che chi ha fatto assistere i figli a consanguinei non conviventi avrà diritto al buono per baby sitter previsto dal decreto Rilancio.
In italiano corrente significa che potranno ricevere un contributo del valore massimo di 1.200 euro (2.000 euro per gli operatori dei comparti sanità, difesa e soccorso pubblico impiegati nell'emergenza Covid), anche le famiglie che dichiarano di avere affidato i figli alle cure di nonni, zii e cugini nel periodo tra il 5 marzo, giorno in cui chiusero gli asili, e il 31 luglio 2020. Valgono le regole generali: i pargoli non debbono avere un'età inferiore ai 12 anni, mentre gli amorevoli parenti, oltre a vivere sotto un altro tetto, debbono essere titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità, oppure avere meno di 25 anni ed essere iscritti a un ciclo di studi, o altrimenti risultare disoccupati o ricevere assegni di sostegno dallo Stato.
Chi non ha almeno un familiare in una di queste condizioni? Tutto ciò tramite un'autocertificazione che può essere fatta online, telefonando all'Inps o rivolgendosi ai soliti enti di patronato. Accolta la domanda, il bonus sarà concesso tramite il "libretto famiglia", lo strumento che l'istituto utilizza per il pagamento di lavori saltuari. Per chi ha congiunti non conviventi e un minimo di dimestichezza con certe pratiche, insomma, è facile, anche a posteriori, bussare alla porta dell'Inps per chiedere il contributo.
Il pericolo è che siano in troppi a farlo, a maggior ragione ora che si è saputo che è possibile accordarsi con i propri familiari. L'istituto ha già fatto sapere che si regolerà in base al criterio cronologico: prenderà i soldi chi arriverà prima, e quando lo stanziamento del governo si esaurirà non ce ne sarà più per nessuno.