Umberto Mancini per “il Messaggero”
danilo toninelli all'inaugurazione dell'hub di trenitalia a milano rogoredo
È ancora scontro, durissimo, fra Autostrade per l'Italia e Danilo Toninelli. Stavolta la polemica fra l'azienda del gruppo Atlantia e il ministro delle Infrastrutture riguarda la Gronda di Genova all'indomani della pubblicazione dell'analisi costi-benefici del Mit. Analisi secondo cui, come nel caso della Tav, «bisogna individuare altre opzioni per l'infrastruttura». Insomma, un no secco ad andare avanti.
Peccato che l'opera, come noto, già approvata a tutti i livelli, sia stata finanziata mentre gli espropri sono partiti da mesi. Autostrade fa notare che «qualunque tipo di modifica farebbe ripartire da zero l'iter progettuale e autorizzativo della Gronda, causando un ritardo di 6-10 anni nella realizzazione dell'opera, con il rischio di affossarla definitivamente».
Del resto il percorso burocratico è già completato: il progetto definitivo è stato approvato dal Mit il 7 settembre 2017 e nell'aprile 2018 è stato approvato il relativo Piano di convalida che ha definito gli aspetti finanziari dell'intervento. Si attendeva dallo scorso agosto solo l'ok politico, quello che avrebbe dovuto dare Toninelli sul progetto esecutivo, per aprire subito i cantieri. Via libera che il ministro non ha dato e che ha scatenato non solo la reazione di Autostrade, ma di tutto il mondo produttivo.
Confindustria e sindacati ritengono inaccettabile lo stop imposto dai 5Stelle. Stop che non piace non solo al governatore della Liguria Giovanni Toti, al sindaco di Genova Bucci e alla Lega, ma anche al futuro e possibile alleato di governo, ovvero il Pd. Da sempre favorevole all'infrastruttura, vitale per lo sviluppo di Genova.
LA REPLICA
Autostrade contesta punto per punto l'analisi costi benefici delMit. Un dossier caratterizzato da «errori macroscopici, soluzioni tecniche irrealizzabili, valutazioni dei dati del tutto arbitrarie». Anche perché «le soluzioni alternative proposte non sono tecnicamente realizzabili, in quanto i lavori necessari non sono eseguibili, oppure bloccherebbero di fatto il traffico da e verso Savona per numerosi anni».
Infatti le soluzioni alternative prospettate invece di spostare il traffico pesante al di fuori del tessuto urbano, caricherebbero di pesanti flussi le tratte cittadine, congestionando ulteriormente la città di Genova. Inoltre, sempre secondo l'azienda, l'analisi del Mit non tiene minimamente conto delle valutazioni di sicurezza, elemento fondamentale per qualunque studio di questo tipo». Secondo rilievo: «La cancellazione del progetto determinerebbe danni ingenti per lo Stato».
Aspi, in seguito al contratto firmato con il Mit, ha già effettuato il 92% di espropri sul territorio e bandito gare per circa 700 milioni di euro. Il mancato avvio dei lavori e una modifica del progetto, come stimato dalla stessa analisi costi-benefici, comporterebbe infatti il risarcimento di oltre 1 miliardo per i lavori finora svolti. Chicca finale: il costo finale dell'opera è di 4,3 miliardi, invece dei 4,7 erroneamente riportati dallo studio Mit».
L'analisi del Mit - conclude Autostrade - è basata su un progetto superato della Gronda, non sul progetto esecutivo. Vengono usate infatti «planimetrie sbagliate e inserite connessioni ad oggi non esistenti o non facenti parte del progetto di Aspi». Non si tiene conto inoltre della liberalizzazione del tratto della A10 tra Prà e Genova Aeroporto, richiesta dallo stesso Mit con l'approvazione del progetto definitivo nel settembre 2017». È dunque evidente che il gruppo di lavoro del ministero non ha lavorato sul progetto esecutivo, di cui è in possesso dallo scorso agosto, ma su un piano ormai superato. In serata la controreplica del Mit che rigetta tutte le critiche.
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