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LA CORSA DISPERATA DI ENRICO LETTA A SIENA
Per quale motivo, si domandano in molti, Enrichetto Letta ha scelto di candidarsi alle elezioni suppletive nel collegio di Siena ora che il caso Monte dei Paschi è scoppiato? Semplice: il segretario del Pd sa benissimo che l’operazione con Unicredit arriverà a conclusione ben oltre la data del voto del 3 ottobre. Quindi, per guadagnare consensi nella città del palio, ora fa il celodurissimo su licenziamenti e spezzatino. Passato il voto, gabbatu lu santo
IL SINDACO DI SIENA AVVERTE UNICREDIT «È IL MONTE DEI PASCHI NON UN SUPERMARKET»
Camilla Conti per "la Verità"
Per avere qualche dettaglio in più sulle trattative tra Unicredit e il Mef e sul futuro di Mps l'appuntamento è fissato per stasera alle 20 nella Sala del Mappamondo a Montecitorio quando il ministro dell'Economia, Daniele Franco, terrà la sua informativa sui «recenti sviluppi della vicenda riguardante la Banca Monte dei Paschi», davanti alle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato.
I senesi attendono chiarimenti e la città, in piena campagna elettorale in vista delle suppletive di ottobre (per prendere il posto lasciato libero dall'ex ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, oggi presidente di Unicredit) resta col fiato sospeso. «Non siamo al supermercato, respingo fortemente l'idea che questa città rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione», ha tuonato ieri in una conferenza stampa il sindaco Luigi De Mossi.
«Gli uomini Monte hanno fatto grande questa città e hanno diritto di non essere rottamati», e ancora «la politica ora risponda, visto che ci ha messo mano per molti anni con l'acquisizione di Banca 121 e poi con Antonveneta, adesso ci rimetta mano per ridare dignità e futuro a questa banca».
Quanto alla possibilità di richiedere una proroga all'Europa per l'uscita dello Stato dal capitale della banca «va bene ma solo in funzione di un progetto industriale preciso sul futuro di Mps. Contro Unicredit non ho nulla, il tema è cosa vuole Unicredit per acquisire Montepaschi. Quali condizioni vuole dettare? Loro fanno il loro lavoro. Questo è il tema e la politica deve mediare», ha aggiunto il sindaco.
La politica più che mediare, per ora parla. Gli esponenti del Pd rilasciano interviste e scrivono lettere accorati ai giornali. Il senatore Andrea Marcucci invoca più tempo, «per avere tutte le opzioni in campo» perché «il mercato potrebbe presentare strategie diverse da Unicredit. E se il Tesoro potesse accompagnare il Monte nel seguire queste strade, il Parlamento dovrà esserne informato».
Quanto alla candidatura di Enrico Letta nel collegio di Siena, Marcucci dice «avrà la capacità di dimostrare che il Pd lavora per arrivare alla soluzione migliore per Siena e la banca». Antonio Misiani, responsabile economico della Segreteria nazionale Pd, in una lettera al Corriere della Sera parte da «il futuro di Montepaschi di Siena è una questione di primaria importanza. Va affrontata con un confronto pubblico, consapevole e costruttivo» per poi attaccare (definendole «polemiche scomposte») l'altra lettera scritta sempre al Corriere nei giorni scorsi dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
Il nodo cruciale per il partito, e per il suo stesso segretario in corsa proprio a Siena, sono gli esuberi. Che ancora nessuno, né il Mef né Unicredit, quantifica. Intanto, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ricorda che esiste «un ammortizzatore sociale, il Fondo esuberi, che «non è mai costato un euro allo Stato, perché è finanziato dalle banche. E consente di prepensionare il personale degli istituti di credito con un anticipo fino a 7 anni: con questo sistema abbiamo prepensionato, su base volontaria, 70.000 lavoratrici e lavoratori, appunto senza licenziamenti. E, grazie a un altro fondo, quello per l'occupazione, abbiamo assunto 30.000 giovani».
Nel caso di Montepaschi, serve un finanziamento da parte del Tesoro che ha il 64% della banca. Il Tesoro dovrà dare del denaro a Mps che girerà quei soldi al Fondo, spiega Sileoni. Ricordando «che se fallisse una banca, ci sarebbe un rischio sistemico per l'economia di tutto il Paese. E non possiamo permettere che 22.000 lavoratrici e lavoratori di Mps vadano a casa».
Di certo, il Monte è in vendita ormai dai 2014. E in questi ultimi sette anni ha accumulato perdite e bruciato miliardi di capitale. Un'agonia che continua. Il cosiddetto consensus degli analisti finanziari raccolto da Bloomberg sui risultati del secondo trimestre evidenzia una perdita di 28 milioni, con oscillazioni comprese tra i 124 milioni di rosso e i 65 milioni di utile.
Il saldo del semestre dovrebbe invece risultare ancora positivo, grazie ai 119 milioni di profitti messi in cascina nel primo trimestre. I ricavi sono attesi a 718,2 milioni, rispetto agli 823,5 milioni del primo trimestre 2021. Le stime divergono molto per effetto delle valutazioni diverse sui nuovi accantonamenti che la banca presenterà nel trimestre e che saranno parte della comunicazione sui numeri dopo l'approvazione dei conti da parte del cda in calendario giovedì prossimo.
Secondo i broker di Fidentiis, perché l'acquisizione dell'istituto senese possa essere neutrale per il capitale di Unicredit, il Tesoro deve predisporre, tra incentivi fiscali e ricapitalizzazione di Mps, una dote di 5,7 miliardi.
La cifra permetterebbe a Mps di far fronte a costi per gli esuberi, copertura dei rischi legali, aumento delle rettifiche sui crediti deteriorati ed eventuale pagamento della put option della joint venture di Axa. Considerato che 2,3 miliardi arriveranno a Unicredit sotto forma di incentivo fiscale, Fidentiis stima in 3,4 miliardi la ricapitalizzazione di Mps di cui dovrà farsi carico il Tesoro. Ovvero noi.