giuseppe conte enrico letta carlo calenda

IL PD REGALA UN SEGGIO A CONTE - DAL NAZARENO STA PER ARRIVARE IL VIA LIBERA ALLA CANDIDATURA DI PEPPINIELLO APPULO PER LA CAMERA NEL COLLEGIO LAZIO 1, FEUDO STORICO DEI DEM LASCIATO LIBERO DA ROBERTO GUALTIERI - SONO TUTTI CONTENTI: I PIDDINI PERCHÉ SI ERANO INCARTATI SUI NOMI, I GRILLINI PERCHÉ CON I VOTI DEL PARTITO DEMOCRATICO MASCHERERANNO L’ENNESIMO FALLIMENTO. MA CALENDA POTREBBE ROVINARE IL LIETO FINE: È PRONTO A CANDIDARSI (E IN QUELLA ZONA ALLE COMUNALI HA PRESO IL 30%)

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

letta conte

Giuseppe Conte non può restare fuori dal Parlamento italiano, sia pure in una legislatura quasi al termine (nel 2023, ammesso che non si voti prima ma è improbabile).

 

Non può restare nel suo studiolo, né nella sede M5S a Campo Marzio ancora deserta anche se strapagata, perché da lì il leader stellato non può partecipare direttamente a Montecitorio alle manovre per l'elezione del Capo dello Stato, rischia di essere surclassato - se assente - dalla capacità manovriera di Di Maio e dalla sua abilità a tessere rapporti con politici dell'intero spettro politico e soprattutto non garantisce a Enrico Letta il controllo anche fisico degli onorevoli grillini mentre la trama rossogialla per scegliere insieme il successore di Mattarella si andrà dipanando nei giorni clou delle votazioni a Camere riunite.

 

letta calenda

Insomma, il Pd sta per dare via libera alla candidatura di Conte nel collegio Lazio 1, il centro storico di Roma (Celio, San Saba, Testaccio, Trastevere, Flaminio), appannaggio finora del Pd e in ultimo detenuto da Gualtieri (eletto con il 62 per cento) e prima da Gentiloni (eletto con il 42 per cento). Nel Pd danno la candidatura grillo-dem di Conte per fatta. Gasbarra che pareva in pole position per quella gara non lo è più.

 

goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

E Zingaretti dice: «Conte candidato in questo collegio è un'opportunità da valutare: noi dobbiamo costruire un'alleanza che si prepara a vincere le elezioni» (quelle del 2023, e intanto le suppletive che si terranno il 16 gennaio). Ovvero, Conte in Lazio 1 come simbolo del patto per le politiche stretto da Letta e lo stesso leader M5S. Al Nazareno danno la cosa per fatta.

 

Mentre dallo staff di Conte, dove ogni volta nei mesi scorsi veniva smentita la possibile candidatura contiana, ora non arrivano smentite ma soltanto il silenzio: bocche cucite. Ma tra i parlamentari ieri sera i bene informati dicevano: «È fatta, ed è giusto così. Giuseppe vincerà e entrerà in Parlamento».

giuseppe conte enrico letta

 

Se vincerà, bisognerà vedere. Quel che è certo è che Letta, a sua volta diventato parlamentare a Siena nelle suppletive, è convintissimo della scelta Conte. Anche perché il Pd si stava incartando sul collegio Lazio 1. I dem romani spingevano per Gasbarra. Il segretario per una donna, Anna Maria Furlan, ex leader della Cisl, oppure per la zingarettiana Cecilia D'Elia, membra della segreteria dem con delega alle politiche per la parità.

 

Conte, Claudio Mancini e Gualtieri

E invece, l'opzione Conte può mettere d'accordo tutti, tranne quelli che insistono nell'opporsi alla strategia di Letta che è assolutamente inderogabile, ossia quella dell'accordo Pd-M5S come nucleo fondante del Nuovo Ulivo allargabile a chi ci sta.

 

Se poi in questo collegio, che è il più prestigioso, nel 2023 verrà candidato Zingaretti in quanto il personaggio di maggior peso nella sinistra a Roma e nel Lazio, ciò non significa che nel frattempo non possa andare a Conte che poi verrà spostato in un'altra zona - al Sud probabilmente - al prossimo giro che è quello vero della prossima legislatura.

enrico letta roberto gualtieri nicola zingaretti

 

Letta ha pochissimi giorni per la decisione definitiva su Conte, perché il 13 dicembre le candidature vanno formalizzate, anche se per il Pd che ha sempre considerato il Lazio 1 un suo feudo esclusivo doverlo cedere al leader stellato è una rinuncia simbolicamente non indolore. Ma il realismo politico - dicono al Nazareno - impone questa scelta ed la scelta giusta.

 

enrico letta giuseppe conte giancarlo giorgetti

Che oltretutto toglie M5S dall'imbarazzo di presentare un candidato minore che non avrebbe toccato palla e evidenziato la crisi di voti del movimento. Mentre con Conte appoggiato dal Pd, e votato dagli elettori dem, i 5 stelle mascherano la propria debolezza estrema.

 

Basti pensare che nel 2020, quando vinse Gualtieri, i grillini candidarono la sconosciuta Rossella Rendina. E andò malissimo.

CARLO CALENDA MEME

 

DESISTENZA

La carta Conte però ha un problema molto grande. Che è rappresentato dal maggior oppositore dell'accordo Pd-M5S, Ovvero Carlo Calenda. Si potrebbe profilare, proprio nella zona di Roma centro in cui Azione alle comunali ha preso quasi il 30 per cento dei voti, uno scontro al fulmicotone Conte-Calenda per il Parlamento italiano.

 

In Azione, c'è chi dice: contro Conte il candidato giusto è proprio Carlo. E molti calendiani insistono su Calenda («Dai, sfidiamo Conte e abbattiamolo!») mentre lui è in modalità no comment ma non esclude affatto la propria candidatura. Nei giorni scorsi più volte ha detto il leader di Azione: «Siamo disponibili a ragionare con il Pd su una candidatura unitaria ma senza confronto procederemo per conto nostro».

 

ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO

La scelta dem su Conte, se confermata, suona per Calenda come un vero schiaffo. E come un invito a mettersi in campo, sull'onda del successo ottenuto alle comunali dove il suo è il primo partito della Capitale. Intanto nel centrodestra ieri sera, appena sono cominciate a circolare le indiscrezioni su Conte, la reazione è stata: «Noi non abbiamo neppure la più pallida idea di chi candidare in Lazio 1 né contro di lui né contro qualche altro».

 

Il rischio, per Pd e M5S, è che il centrodestra attui una desistenza mascherata. Potrebbe presentare una candidatura debole e fittizia e di fatto appoggiare nel segreto dell'urna Calenda. Togliendo ai rossogialli la certezza della vittoria.

carlo calenda e il nuovo simbolo di azione CARLO FUORTES SALVO NASTASI GIUSEPPE CONTE MICHELA DE BIASE ROBERTO GUALTIERI letta conte

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…