PETROCELLI, GAME OVER! FINISCE L’ERA DELL’EX PENTASTELLATO FILO PUTIN ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE ESTERI DEL SENATO DOPO GIORNI DI POLEMICHE E LE DIMISSIONI DEI 20 COMPONENTI - IL SÌ DELLA GIUNTA DEL SENATO ALLE NUOVE DESIGNAZIONI – IL COMPAGNO PETROCELLIV: “SONO STATO ABBANDONATO DAL M5S CHE HA CAMBIATO LINEA. IO HO INTENZIONE DI FARE RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE”
Giuseppe Alberto Falci per il Corriere della Sera
«Petrocelli, game over», scherzano nel salone Garibaldi i senatori del Pd e Italia viva. Poco dopo le sei di sera finisce l'era di Vito Petrocelli come presidente della commissione Esteri del Senato.
vito petrocelli intervistato dalle iene
Proprio in quei minuti la Giunta per il regolamento dà parere favorevole all'unanimità al quesito posto dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha preso atto delle dimissioni di 20 componenti della commissione e della contestuale indisponibilità da parte dei gruppi di designare le sostituzioni.
A questo punto, dirà poi la seconda carica dello Stato in Aula, «i gruppi sono invitati a procedere alle designazioni di rispettiva competenza entro venerdì 13 maggio alle ore 13».
La conseguenza è la decadenza di Petrocelli, l'ex pentastellato che si è distinto per le posizioni filo-Putin, per aver votato contro il decreto Ucraina, per aver esaltato il 25 aprile la Z del putinismo.
GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI
Eppure, fino all'ultimo secondo utile l'ex 5 Stelle resta arroccato alla guida della commissione. E anche quando la sua esperienza volge al termine continua a indossare i panni della vittima: «È la vendetta della gran parte dei gruppi parlamentari che considero pericolosamente schierati su un fronte guerrafondaio nei confronti di un senatore che legittimamente ha votato contro l'invio delle armi in Ucraina». E sempre il «compagno Petrov»: «Sono stato abbandonato dal M5S che ha cambiato linea. Io ho intenzione di fare ricorso alla Corte costituzionale, ma me lo consiglierà il mio legale se ne vale la pena».
Dall'altra parte del campo arriva la replica di Italia viva.
«Quest' uomo non smette mai di stupirci. Meno male che siamo in Giunta in questo momento proprio per farlo decadere ed evitare che arrechi altri danni al Paese», sbotta su Twitter Davide Faraone. Insomma, la strada di Petrocelli è ormai segnata.
Non a caso Simona Malpezzi, capogruppo dei senatori del Pd, esulta: «L'interpretazione della giunta per il regolamento indica la strada da seguire per chiudere definitivamente una brutta pagina». Rincara la dose la renziana Laura Garavini, vicepresidente della commissione Esteri: «Si ripristina la dignità delle istituzioni».
Anche in Fratelli d'Italia si dicono soddisfatti. «Il nostro partito - argomenta Lucio Malan - ha contribuito alla soluzione di una incresciosa situazione. Sottolineando che, a differenza di altri, noi non abbiamo mai votato per il presidente Petrocelli, che non è stato eletto da solo». Nell'attesa che si completi l'iter, inizia a impazzare il toto-presidente. Ed è proprio Petrocelli a dire la sua su chi gli succederà: «Se torna Casini sarebbe un salto all'indietro che francamente questa legislatura non meriterebbe». Replica dell'ex presidente della Camera, che lo tranquillizza: «Ho già dato, avanti i giovani».
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