Estratto dell’articolo di Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
maria elisabetta alberti casellati foto di bacco
Elisabetta Casellati prova a sdrammatizzare, il vertice sul premierato di ieri non è stato sufficiente a chiudere l'intesa ma solo perché – assicura – «il confronto sulla Costituzione non è certo una cosa che si può liquidare in mezz'ora. . .». Il tavolo riprenderà oggi all'ora di pranzo e secondo la ministra per le Riforme il centrodestra è «sostanzialmente d'accordo» e si tratta solo di mettere l'intesa nero su bianco, ma la realtà pare un po'più articolata.
La riunione in due tempi di ieri non è bastata a far digerire alla Lega le correzioni messe a punto da Fratelli d'Italia, in particolare quella che chiede di inasprire la cosiddetta "norma anti-ribaltone".
giorgia meloni matteo salvini.
Alberto Balboni, Fdi, presidente della commissione Affari costituzionali, si è presentato al tavolo con tre emendamenti, il primo dei quali appunto per chiedere di eliminare dal Ddl Casellati la possibilità di nominare un nuovo premier in caso di sfiducia al presidente del Consiglio eletto. Si potrebbe procedere ad una sostituzione solo in caso di malattia o dimissioni del capo del governo. Una norma che blinderebbe la maggioranza, affidando di fatto al presidente del Consiglio il potere di determinare lo scioglimento delle Camere.
L'idea non piace alla Lega, il capogruppo Massimiliano Romeo lo ha ribadito durante gli incontri di ieri e non basta l'inserimento del limite dei due mandati per il premier eletto, altro emendamento discusso ieri. Anzi, il limite per il premier viene visto come un ulteriore atto ostile, perché – temono gli uomini di Matteo Salvini – potrebbe diventare il preludio al no al terzo mandato per i presidenti delle Regioni, tema cruciale per poter permettere una ricandidatura di Luca Zaia in Veneto.
Una delle mediazioni emerse al tavolo sarebbe togliere al premier la possibilità di nominare e revocare i ministri, lasciando il potere al capo dello Stato come è ora. Ma anche questo è un tema complesso, perché sarebbe poco coerente far eleggere un presidente del consiglio direttamente, levandogli poi il potere di scegliere la squadra di governo.
Quindi, c'è il tema della legge elettorale. Il riferimento al premio di maggioranza – necessario per far funzionare il sistema con un premier eletto – potrebbe restare nel ddl Casellati, ma senza che ne venga definita l'entità: potrebbe sparire insomma il riferimento al 55% dei seggi, che verrebbe poi fissato dalla legge ordinaria, così come la soglia per ottenere il premio.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju
Il tema, però, è tutto politico. La Lega non vuole cedere alla sterzata in senso presidenzialista proposta da Fdi, «troppi poteri in mano al premier», è la valutazione degli uomini di Salvini. Maurizio Gasparri, Fi, fa sponda invece alle richieste di Fdi, fortemente volute da Meloni: «Dobbiamo eleggere direttamente il premier, non i premier…». Una linea non del tutto condivisa nel resto di Fi, il partito di Antonio Tajani preferirebbe in realtà modificare il meno possibile il Ddl Casellati. […]
Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, pure lui Fdi, conferma la discussione in corso: «Andiamo avanti, non mi aspettavo di chiudere una vicenda così complicata in poche ore. L'incastro è tra il presidenzialismo, che volevamo noi di FdI, e il parlamentarismo, rappresentato soprattutto dalla Lega. Ci sono dei correttivi da fare perché basta spostare una virgola e bisogna riconsiderare tutto perché stiamo parlando della Costituzione». […]
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