Michele Di Branco per “il Messaggero”
Il 70% delle pensioni non raggiunge i mille euro di importo, il 25% degli italiani ha redditi così bassi da non evitare le tasse, mentre il 45% dei contribuenti dichiara meno di 15 mila euro l' anno. Le statistiche diffuse ieri da Inps e Ministero dell' Economia rimandano l' immagine plastica di un Paese piuttosto malconcio. Quanto meno sul piano della ricchezza personale. Anche se non va dimenticato, purtroppo, che la forte tendenza all' evasione fiscale falsa il quadro reale. Ad ogni modo, in tema previdenziale, è vero che su quasi 18 milioni di trattamenti pensionistici, esclusi quelli delle gestioni pubbliche, ci sono 12,6 milioni di assegni inferiori, appunto, a mille euro al mese.
Ma in molti casi i pensionati, ricorda, l' Inps sono titolari di più trattamenti. I numeri dicono che le pensioni previdenziali sono erogate soprattutto al Nord mentre al Sud prevalgono quelle assistenziali rispetto al resto del territorio. Su 17,8 milioni di pensioni, quasi quattro milioni sono trattamenti assistenziali (assegni sociali, pensioni agli invalidi civili, indennità di accompagnamento) e tra questi quali la metà (il 47,7%) è erogato in Regioni del Sud e nelle Isole.
La situazione si capovolge se si guarda alle pensioni di vecchiaia con 187,7 assegni ogni mille residenti al Nord e appena 100,7 al Sud (149,4 in Italia) dove è più basso il tasso di occupazione e quindi di pensionamento previdenziale. Nel Nord si erogano la maggioranza delle pensioni complessive (8,55 milioni a fronte di 3,2 milioni nel Centro e 5,47 nel Sud) con 308,2 prestazioni ogni mille abitanti a fronte delle 265,4 ogni mille abitanti del Sud.
Oltre la metà degli assegni sociali (456.167 su 818.776), le prestazioni erogate agli anziani in situazione di bisogno, sono erogate al Sud (il 55,7% del totale) mentre nel Nord ne arrivano meno di un quarto (il 24,6%). Nel 2018 sono state liquidate 1.135.294 nuove pensioni, la metà delle quali (567.934) di natura assistenziale.
PAESE SPACCATO
Intanto le statistiche Irpef rese note ieri dal Mef descrivono un Paese spaccato in due. Gli italiani, nel 2018, hanno dichiarato in media poco più di 20 mila euro (20.670), vale a dire l' 1,3% in meno di un anno precedente. Ma i 24 mila della Lombardia e i 14 mila della Calabria, i due opposti regionali, parlano di un divario irriducibile. I numeri dicono che il 5,3% dei contribuenti più facoltosi, con oltre 50 mila euro di reddito, versano il 40% delle tasse totali. Sull' altro fronte, quasi 13 milioni pagano zero imposte.
Oltre 10,5 milioni di soggetti sono contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni. Tuttavia, specifica il Mef, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus 80 euro, i soggetti che di fatto non versano l' Irpef salgono a circa 12,9 milioni.
E, a proposito degli 80 euro, in due milioni hanno dovuto restituire il bonus in quanto, tra il 2017 e il 2018, i loro redditi sono cresciuti. In tema di imposte locali, gli abitanti del Lazio risultano i più spremuti: l' addizionale regionale media raggiunge 610 contro i 410 di media nazionale. Quanto mercato del lavoro, il ministero evidenzia l' aumento del numero di lavoratori con contratti a tempo determinato (+14,7%), «presumibilmente a causa del venir meno della decontribuzione per le nuove assunzioni, previste per due anni dal Jobs act che ha determinato una ricomposizione delle assunzioni a favore di forme contrattuali temporanee».