PUNTUALE COME A OGNI CRISI DI GOVERNO, ECCO SPUNTARE L’IPOTESI AMATO – IL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE POTREBBE ESSERE IL TRAGHETTATORE DEL PAESE FINO ALLE ELEZIONI – A SPONSORIZZARLO CI SAREBBE ADDIRITTURA MASSIMO D’ALEMA, CHE HA SONDATO SIA CONTE CHE SALVINI PER VERIFICARE LA PRATICABILITÀ – CURIOSA COINCIDENZA: GIUSTO POCHI GIORNI FA SI CELEBRAVA IL TRENTENNALE DEL PRELIEVO FORZOSO…

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Francesco Bei per www.repubblica.it

 

GIULIANO AMATO GIULIANO AMATO

Il governo Draghi appare a fine corsa e in tanti, in queste ore, si stanno adoperando per non far precipitare il Paese verso un voto anticipato che  potrebbe spalancare a Giorgia Meloni il portone di palazzo Chigi. Tra chi si sta dando da fare, racconta un'autorevole fonte M5S, ci sarebbe anche Massimo D'Alema.

 

L'ex presidente del Consiglio avrebbe infatti sondato sia Giuseppe Conte che ambienti vicini al segretario leghista (se non direttamente Matteo Salvini) per verificare la praticabilità di un nuovo governo.

 

DALEMA E AMATO DALEMA E AMATO

A guidarlo, secondo quanto D'Alema avrebbe suggerito a Conte e Salvini, dovrebbe essere chiamato Giuliano Amato. Il professor Amato, del resto, ha quasi terminato il suo mandato alla Corte costituzionale (scadrà ai primi di settembre) di cui è diventato presidente a gennaio.

 

Non è la prima volta che il nome di Massimo D'Alema si associa a quello di Amato. Anche lo scorso gennaio la candidatura del Professor Sottile alla presidenza della Repubblica venne accostata a un suggeritore d'eccezione come D'Alema.

 

CONTE SALVINI CONTE SALVINI

Che non ha fatto mistero della sua avversione per il tecnico Draghi, espressione della "finanza internazionale", auspicando "un ritorno in campo della politica". Chissà se stavolta sarà quella buona. Certo che Amato ha le spalle larghe per gestire situazioni di crisi come quella attuale.

 

Giusto pochi giorni fa è caduto il trentennale dello storico prelievo forzoso del 6 per mille. Era il 10 luglio 1992 e a palazzo Chigi sedeva Amato, il premier che salvò l'Italia da una drammatica crisi finanziaria che portò a una svalutazione del 25% della lira e all'uscita dallo Sme. Corsi e ricorsi storici, al Tesoro come direttore generale c'era un certo...Mario Draghi.

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