Fabio Martini per "la Stampa"
Come si fa un Presidente, lui lo sa: Rino Formica è un signore che ha iniziato a far politica nel lontanissimo 1944 in casa Laterza a Bari, un giorno che da lì passò Benedetto Croce e da allora - per decenni - ha attraversato segreti e svolte della politica italiana, col risultato che pochi come lui sanno vedere quel che sta arrivando, come gli è accaduto con i presidenti della Repubblica degli ultimi 30 anni. Da lui visti e "nominati" mesi prima. E ora?
«E ora stiamo dentro una seria crisi di sistema, come ci ha confermato il voto sul ddl Zan, che ha dimostrato la resistente impotenza del Parlamento. Poteva votare a favore o contro. E invece no: ha rinviato, non ha deciso. Approfondendo la distanza tra Paese ed istituzioni. Per il Quirinale serve una discussione serena ma serve anche un guizzo. Ma vedrete, se ne uscirà, con una forte novità politica».
Classe 1927, barese, figlio di un ferroviere antifascista, più volte ministro, durante la sua lunga militanza socialista, Rino Formica ha sempre coltivato un temperamento anti-conformista, lo stesso che affiora in questa intervista a La Stampa.
Ma lei crede che davvero ci possa essere un nesso tra il voto sul ddl Zan e le manovre per il Quirinale?
«Ma no! È la manifestazione di un'impotenza sistemica nel cuore delle istituzioni: il Parlamento. Aveva un senso politico se avesse bocciato la legge».
Renzi sarà decisivo nella vicenda Quirinale?
«Ha una sua abilità, è furbo, conosce i punti deboli, può fare male ma è un capo senza truppe: difficilmente costruirà bene».
Sette anni fa Renzi fu abilissimo con Mattarella: come ha fatto a ridimensionarsi?
«Le racconto un fatto che non ha un nesso diretto Nel 1944 conobbi Benedetto Croce nella villa dell'ingegner Laterza. Noi giovani socialisti e azionisti ascoltammo il filosofo che disquisiva sul futuro. Ad un certo punto, parlando di violenza politica, Croce disse: vi siete mai chiesti come mai in Italia non c'è stato un corpo spietato come le Ss? E rispose: da noi poliziotti e carabinieri sono tutti ragazzi del Sud, ragazzi di buon cuore. Pensate invece se fossero stati tutti toscani...».
Berlusconi candidato al Quirinale: si può anche solo concepire che possa fare il Capo dello Stato un cittadino con condanna definitiva e in attesa di altri processi?
il presidente della turchia erdogan
«Vede, oggi (ieri, ndr.) è una brutta ricorrenza: 99 anni fa ci fu la marcia su Roma e da quella stagione lontana sta riemergendo una tendenza profonda nel Paese: che la democrazia non è adatta a gestire i problemi della nostra crisi e che occorra l'uomo forte. A me sorprende che la candidatura di Berlusconi non trovi reazioni, se non quelle che alludono al Bunga bunga. La si considera legittima da tutte le parti.
Ma lui resta un capo assoluto che guida una folla e come pensiero ha solo un grido: Forza Italia! L'unico capo politico che non abbia mai fatto un congresso. Il rischio è che in modo strisciante passi un identikit: Erdogan. Anzi, anche oltre Erdogan, perché lui, bene o male un partito ce l'ha. Le democrazie si spengono con un capo che considera le elezioni come ludi cartacei».
Chi pensa a Draghi non sottovaluta il rischio di grandi elettori terrorizzati dallo scioglimento delle Camere e che potrebbero bocciare il premier a voto segreto, delegittimandolo?
«Una candidatura di Draghi in quel modo sarebbe un'avventura. Ma c'è da preoccuparsi anche quando si sente che la soluzione potrebbe essere il congelamento dei due presidenti, il rinvio di ogni questione. In altre parole ci teniamo il Capo dello Stato che c'è, il capo del governo che c'è e che Dio ce la mandi buona. Ma così rischiamo: se si parla di una proroga del Capo dello Stato e del presidente del Consiglio significa che il sistema in qualche modo è in blocco».
il presidente della turchia erdogan
Ma il Capo dello Stato ha detto chiaramente che lui non resterà un giorno di più. Una previsione: come finirà?
«Concordo col Capo dello Stato. Una proroga sarebbe rischiosa: può contribuire ad accentuare un processo di distacco dalle istituzioni. Serve una rianimazione, un grande rilancio, a cominciare dalla Presidenza della Repubblica. Con una personalità di alto profilo politico e di pratica costituzionale e che sappia trasmettere una forte suggestione di carattere politico, accompagnando il Paese verso il superamento della crisi del sistema politico. Con le necessarie riforme costituzionali».
Ma lei la conosce questa persona? Esiste?
«A mio avviso dovrebbe identificarsi col valore profondo della Carta costituzionale. Poi se è donna è meglio!».
Dunque Marta Cartabia sarebbe un'ottima presidentessa?
«La donna introduce la novità politica! Quelli che sono sul mercato sono tutti consumati da giochi e da 30 anni di decadenza politica».
Non trova che Draghi stia dimostrando capacità politica? Cosa impedirebbe di salire al Quirinale?
«Draghi è un'ottima persona, ma è un medico che rischia di servire poco alla nostra malattia politica-istituzionale che è quella di un popolo che partecipa e tutela sempre meno le istituzioni. Draghi è banchiere internazionale. Figure che appartengono ad un grande club, chiamate a gestire i soldi dei risparmiatori e degli Stati. Non si sono mai occupati degli effetti delle loro decisioni sulle società».
marta cartabia mario draghi. mario draghi marta cartabia 1