"CHE C’AZZECCA LA LEGA CON I FASCISTI? VADANO A PREDAPPIO” - LA BASE DELLA LEGA RANDELLA SALVINI PER LA SCELTA DI PORTARE LE PEN SUL SACRO PRATO DI PONTIDA: “È COME BESTEMMIARE IN CHIESA” – IL SILURO DI ZAIA AL "CAPITONE": “IO CI SONO, MA PER QUELLI DEL PRATO, NON PER CHI È SUL PALCO” – E “LA REPUBBLICA” RIVELA I PRESUNTI LEGAMI CON LA ‘NDRANGHETA DEL PROPRIETARIO DEL LOCALE DOVE SALVINI HA FESTEGGIATO I SUOI 50 ANNI...
1-LA RIVOLTA DEL POPOLO DI PONTIDA CONTRO IL ‘MATRIMONIO’ SALVINI-LE PEN: “DOVEVANO ANDARE A PREDAPPIO”
Estratto dell’articolo di Giampaolo Visetti per “La Repubblica”
matteo salvini e marine le pen
Il sacro prato dei lumbard accoglie il suo popolo con una scritta: “Veneto libero”. L’erba non è tagliata di fresco. Il palco leghista del raduno più xenofobo delle sue trentatré edizioni, viene montato da un gruppo di immigrati africani con la maglietta “Crew”.
Sui camper i manifesti invocano “Bossi”. La coreografia rimanda alle origini: “Salvini premier”, “Padania repubblica indipendente federale”, “Autonomia subito”. Sulle bandiere sventolano leoni di San Marco e guerrieri anti-Barbarossa. Da Alberto da Giussano e Marine Le Pen lo spettacolo attuale è però opposto.
Il gelo della base, sotto le attese i giovani presenti ieri, ora agita il Capitano. “Ha sbagliato indirizzo – sintetizza Luigi Dossena, tessera numero 69 del partito – con Le Pen non doveva invitarci a Pontida, ma andare a Predappio”. Ammettere che “la base ha mal di pancia” è un eufemismo. “Siamo nati per la secessione del Nord – dice un gruppo di ragazzi della Brianza – ci ritroviamo con il ponte sullo Stretto e l’icona francese del centralismo statale europeo”.
Nel luogo-simbolo del Carroccio il lancio della campagna per le Europee, superando a destra Meloni e FdI, rischia di fallire ancora prima di cominciare. A temere la trappola è Salvini, ma anche la Le Pen. […]
Un pasticcio: l’ex popolo del Nord ancora pretende di “difendere la libertà delle genti padane dal potere romano”, ma il suo leader lo consegna all’ultradestra anti-Europa sovranista. “Ovvio che Bossi non possa più venire qui – dice Giovanni Bruseghin, attivista di Vicenza – lui resta un profeta: vederlo a braccetto con Le Pen sarebbe la demolizione plastica dei suoi ideali”.
Ancora più netto Marzio Favero, il “filosofo” del partito: “Le Pen a Pontida – dice – ricorda il ferro ligneo. Come una bestemmia in chiesa”. Sulla stessa linea l’ex pasdaran vicentina Manuela Dal Lago: “Che c’azzecca la Lega – domanda - con i fascisti? Così tradiamo la nostra missione autonomista e diventiamo una semplice forza di estrema destra”.
In allarme non è solo il sacro prato. Da Milano a Venezia il malessere contagia partite Iva e imprenditori campioni dell’export: spaventati dalla prospettiva di un’Italia sempre più spostata a destra, isolata su posizioni nazionaliste e xenofobe. Di qui anche i mugugni in vista del congresso in Lombardia e gli strascichi dello scontro in Veneto. A Pontida la luce rossa, nella base, si accende anche sul caso-Zaia. Dice il governatore veneto: “Io ci sono, ma per quelli del prato, non per chi qui è sul palco”. Dietro il gelo con il Salvini a braccetto con Le Pen, il futuro suo e del partito.
matteo salvini luca zaia pontida 2022
Il Veneto tornerà alle urne per le regionali nel 2025 e Zaia, senza un cambio della legge elettorale, non può fare il quarto mandato. Il Capitano in queste ore, con l’incubo del sorpasso di Meloni e FdI, lo pressa per averlo capolista del Nordest alle Europee. Le cariche sono però incompatibili. […]
L’antipasto già al raduno dei giovani, presto abbandonato da Salvini per il derby di Milano. Un mare di bandiere venetiste, poche quelle ufficiali del partito. Oggi la protesta interna si annuncia pure silenziosa: i dirigenti disobbedienti promettono di disertare il palco e di restare muti sul prato, per marcare la loro “estraneità ai valori lepenisti”.
“Siamo incompatibili – dicono – e se veniamo qui è solo per ricordare che la Lega di Bossi è il contrario del neofascismo”. A prevalere, il pressing degli ultimi giorni. Gli eletti assenti a Pontida saranno chiamati a giustificarsi personalmente con Salvini. Chi non verserà 30 mila euro per finanziare la campagna delle Europee, rischia la poltrona […]
2-I 50 ANNI DEL “CAPITANO” OMBRE DI ‘NDRANGHETA SUL RESORT DELLA FESTA
Estratto dell'articolo di Paolo Berizzi per “La Repubblica”
matteo salvini canta con giorgia meloni alla festa di compleanno
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha festeggiato il suo 50° compleanno - insieme a mezzo governo - , nel relais di un imprenditore che si è rivolto alla ‘ndrangheta per recuperare dei crediti.
Precisamente: a un capo e a un affiliato arrestati insieme ad altre 36 persone in un’operazione della Dda di Milano eseguita dal Ros dei carabinieri. Un’indagine che, nel 2014, smantellò tre “locali” di ‘ndrangheta tra Como e Lecco. E che accertò 500 episodi di intimidazione. Dall’inchiesta Insubria spuntò anche il nome di Massimo Guffanti.
È il 10 marzo 2023: la sera del Salvini- party a sorpresa. Sono passate meno di 48 ore dal Cdm sul naufragio di Cutro. È lo stesso capo della Lega a dare notizia della festa: “Un compleanno speciale! Buona serata da noi, Amici, e grazie di cuore per esserci sempre”, scrive in un post.
matteo salvini canta con giorgia meloni alla festa di compleanno.
A fare gli auguri a Salvini ci sono, tra gli altri: la premier Meloni, il presidente della Camera Lorenzo Fontana – dunque la quarta e la terza carica dello Stato - , altri tre ministri e Silvio Berlusconi. Un centinaio gli invitati a “La Tenuta dell’Annunziata”, a Uggiate Trevano, nel comasco. Il relais è a pochi passi dalla Svizzera. Ristorante, 21 camere, bosco bioenergetico, spa.
La bellezza del posto è insindacabile. Ciò che è discutibile è altro. Di quella festa, sei mesi fa, sono emersi alcuni dettagli. Ma non il più rilevante. Riguarda il padrone di casa: Massimo Guffanti. Fonda Tenuta Annunziata nel 2013, la gestisce insieme alle figlie Elisabetta e Arianna.
Repubblica ha consultato documenti, visure, atti giudiziari. Viene a galla una storia che può mettere in imbarazzo Salvini e i suoi invitati. Nel 2014 la Dda decapita tre “locali” di ‘ndrangheta: Calolziocorte, Cermenate e Fino Mornasco. 38 arrestati. I reati: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione di armi da fuoco. È l’indagine Insubria diretta da Ilda Boccassini. Guffanti – si legge negli atti di indagine - è uno dei tre imprenditori (gli altri due li arrestano) che “entrano in rapporti con la ‘ndrangheta per riscuotere crediti”.
FESTA DI COMPLEANNO PER I 50 ANNI DI MATTEO SALVINI
Attraverso la mediazione di Bartolomeo Monteleone, Guffanti incarica Michelangelo Chindamo e Alfredo Rullo di recuperare 300mila euro dalla società Augusto Figini snc di Lomazzo (dichiarata fallita nel 2012). Chi sono i due ‘ndranghetisti? Chindamo, nato a Palmi, è capo della “locale” di Fino Mornasco; Rullo, originario di Gifone, è affiliato. Per Guffanti non ci fu imputazione. Il motivo è spiegato nell’ordinanza di Insubria.
L’atto intimidatorio – scrivono i pm - rientra tra gli “atti perfettamente accertati come tali… ma che non assurgono a rilevanza penale perché non superano la soglia del tentativo punibile…”. In sostanza: dopo “alcuni sopralluoghi” a casa del debitore Enrico Figini, la “condotta estorsiva” degli “uomini d’onore” mandati dall’imprenditore “cessò”. Il motivo non è noto.
matteo salvini canta con giorgia meloni alla festa di compleanno
È un fatto, però, che i rapporti di Guffanti con i due criminali sono acclarati. Insubria va a processo. Nella sentenza di Cassazione del 15 giugno 2017 si ricorda che “alcuni imprenditori” - tra cui lui - “entrano in rapporti con la ‘ndrangheta allo scopo di sfruttarne la capacità di intimidazione…”. […]