Ilario Lombardo per “la Stampa”
il videomessaggio di giuseppe conte sul coronavirus 6
Non voleva chiudere le scuole di tutta Italia, Giuseppe Conte. Poi però lo ha fatto anche contro il parere del comitato tecnico-scientifico che lo consiglia. L'altro ieri sera il premier ancora era convinto che fosse una misura troppo d'impatto sul piano sociale, che avrebbe stravolto le vite degli italiani anche là dove il Covid 19 lo stanno conoscendo solo nei martellanti aggiornamenti dei media. Il ministro della Salute Roberto Speranza è per la chiusura. Anche il Pd. Conte ha un confronto acceso con Dario Franceschini. E quando va a dormire, dopo due vertici, ha i primi dubbi.
La mattina di ieri cambia le cose, prima che l'Italia precipiti in una confusione generata dalla sbagliata gestione della comunicazione all'interno del governo. Conte si convince quando gli portano i numeri sui nuovi casi di contagi e vittime. In un giorno sono schizzati all' insù come mai prima. Si fa strada il terrore di aver sottovalutato la potenza del contagio, capace di sfondare il contenimento e di dilagare in tutto il Paese. Anche a Sud.
È laggiù che vola il pensiero di Conte, a una sanità devastata, incapace di reggere all' urto del virus per strutture carenti, personale impreparato. Non si può correre questo rischio. Se la Lombardia, la regione meglio organizzata d' Italia, è allo stremo, al Sud, riflette Conte, «sarebbe il caos». La decisione dunque è presa. Se non si facesse questa forzatura il sistema nazionale sarebbe a un passo dal collasso. Ma siamo solo al prologo di una giornata di contraddizioni e sorprese nella quale genitori e insegnanti vengono trascinati da spettatori impotenti in un' altalena di informazioni, tra fughe in avanti, parziali retromarce, spaccature, divisioni, emerse di ora in ora.
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Conte è già intenzionato, sin dalla tarda mattinata, a registrare un messaggio alla nazione per le 20, tanto che vengono preallertati i programmi di quella fascia oraria. Prima di rendere ufficiale la notizia però vuole avere in mano il parere del comitato tecnico-scientifico. Che arriverà e non sarà favorevole.
Walter Ricciardi è tra gli esperti il più contrario. Ma anche gli altri considerano la misura «inefficace se non prolungata nel tempo», oltre il 15 marzo. Come a Londra, dove è stato chiesto di sbarrare le aule per due mesi. Il rapporto degli scienziati però non farà cambiare idea a Conte. «Ha pesato sulla decisione - diranno da Palazzo Chigi - anche l' obiettivo di assicurare una piena omogeneità sul territorio rispetto a misure di fatto sin qui applicate in buona parte d' Italia sia pure con grande confusione».
Intanto escono le indiscrezioni, mentre i ministri sono riuniti con il presidente del Consiglio. Le agenzie verificano da Palazzo Chigi e confermano. A questo punto però succede quello che non doveva succedere. Viene chiesto alla ministra dell' Istruzione Lucia Azzolina, del M5S, di uscire e dichiarare che «non è stata ancora decisa la chiusura».
L'effetto è dirompente sull' opinione pubblica. Conte intuisce solo dopo qualche ora che il corto circuito è stato fatale per la credibilità del governo. È furioso, in cerca di un colpevole. Gli dicono che la notizia non è uscita dalla presidenza del Consiglio, anche se, raccontano, dal premier sarebbe partita la richiesta ad Azzolina di uscire con una toppa che si è rivelata disastrosa.
«Sembra che diciamo una cosa e ne facciamo un'altra» commenta stizzito prima della conferenza. Qualche minuto dopo Conte è seduto nella sala stampa davanti ai giornalisti, accanto alla ministra. Conferma che le scuole saranno chiuse e fornisce una spiegazione che sa di scuse: «C'è stata una fuoriuscita di notizie improvvida».
Conte è stato sopraffatto dal contismo. Quel mix di attento e lento studio dei documenti e comunicazione in tempo reale, che a un certo punto è andato in tilt. Un' armonia degli opposti che trova la sua sintesi nel video-messaggio alle famiglie riunite per cena. Conte appare quasi sollevato, abbozza un volto sorridente, per diffondere fiducia, sullo sfondo il giallo di una lampada, le bandiere d' Italia e di Europa, il colore ocra del calore di un padre che vuole rassicurare: «In caso di crescita esponenziale dei contagiati - dice - nessun Paese reggerebbe».