1 - SC: GIANNINI, PROGETTO MONTI ESAURITO, ORA VERSO PD
(ANSA) - ''Il grande progetto di Mario Monti ha avuto un grande senso'', ora ''ha esaurito la sua funzione''. Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, a margine della cerimonia di apertura dell'anno accademico a Trieste, confermando la fuoriuscita da Scelta civica verso il Partito democratico.
''Non è un piccolo esodo - ha proseguito Giannini - ma una evoluzione in parte attesa, perché questo è un momento in cui si devono aggregare strutturalmente tutte le forze riformiste''. Secondo Giannini, ''il grande progetto di Mario Monti ha avuto un grande senso, e io l'ho detto con chiarezza dopo la sconfitta elettorale alle europee, in cui ho ritenuto di dimettermi da segretaria di Scelta Civica.
A questo punto diciamo che tutti coloro che con responsabilità di governo e parlamentare credono fermamente che il processo riformista deve andare in quella direzione introdotta due anni fa, mi sembra naturale che facciano questa scelta naturalmente. E' il momento in cui c'è bisogno di aggregazione nel riformismo - ha concluso - e non di frammentazione''.
2 - 8 PARLAMENTARI SC, OK RENZI, ADERIAMO A GRUPPI PD
(ANSA) - "Accogliamo l'invito di Renzi a un percorso e a un approdo comuni. Per questo aderiamo ai Gruppi del Pd di Senato e Camera, alcuni di noi anche al partito". Lo scrivono in una nota 8 parlamentari Sc (Susta, Giannini, Maran, Lanzillotta, Ichino, Borletti Buitoni, Tinagli, Calenda).
"Abbiamo molto apprezzato - scrivono otto senatori di Sc - il riconoscimento che il Presidente del Consiglio ha voluto dare all'impegno che i parlamentari di Scelta Civica hanno profuso, in particolare negli ultimi mesi, per progettare e condurre in porto riforme che il Paese attendeva da anni e che soprattutto grazie alla leadership e alla premiership dello stesso Matteo Renzi hanno avuto il sostegno del PD: dal jobs act alla riforma costituzionale e a quella elettorale, dalla riforma della pubblica amministrazione alle nuove politiche di bilancio, dalla politica della giustizia a quella della scuola. E abbiamo anche apprezzato l'invito di Renzi a un cammino e alla ricerca di un approdo comune che sia utile al cambiamento dell'Italia, obiettivo per il quale è urgente accelerare l' attuazione dell'agenda riformista.
Questo invito - proseguono - cade nel momento in cui molti di noi hanno definitivamente convenuto sulla crisi del movimento di Scelta Civica, nato nel dicembre 2012 per iniziativa di Mario Monti in funzione delle riforme indispensabili per rimettere in moto il Paese, per ridare speranza ai cittadini e alle imprese, per ridare dignità e qualità alle istituzioni e alle amministrazioni pubbliche.
Mentre per un verso la rinuncia di Mario Monti all'impegno politico in prima linea e l'abbandono del movimento da lui creato ne ha reso inevitabile il rapido esaurimento, per altro verso l'agenda di ispirazione liberaldemocratica sulla cui base persone e movimenti erano confluiti in questo progetto politico è stata in gran parte fatta propria dal programma e dall'azione del Governo Renzi.
VALENTINA VEZZALI E MARIO MONTI
Da questo processo è derivato l'allargamento della base sociale ed elettorale del PD di oggi, il quale parla a settori della società che il PD postcomunista di ieri non era in grado di aggregare. Il PD renziano ha assorbito il centro della società prima ancora che quello politico . Ha assorbito la base sociale ed elettorale di Scelta Civica che, infatti, alle elezioni europee nel maggio scorso ha scelto in massa le liste di questo nuovo PD. È così venuta meno - evidenziano - la ragion d'essere originaria di Scelta Civica, che rischia di ridursi a un piccolo partito dedicato, come sempre è avvenuto nella recente storia italiana, più ad esercitare il proprio potere di coalizione e di interdizione che a spingere per l'attuazione di una propria agenda.
Mario Monti and Jean Claude Juncker c
Capace di coltivare una propria identità politico-culturale ma non di produrre risultati rilevanti al servizio del Paese. Per questo accogliamo l'invito rivoltoci da Matteo Renzi a un percorso e a un approdo comuni e riteniamo che si debba andare nella direzione che i nostri elettori ci hanno già indicato. Per questo decidiamo di aderire ai Gruppi del Partito Democratico di Senato e Camera, alcuni di noi anche al Partito stesso. Ci muove la convinzione- particolarmente sentita da quelli di noi che in altra stagione con sofferenza hanno lasciato il PD - che ora è finalmente possibile voltar pagina rispetto ai partiti, alle ideologie e alla storia politica del secolo scorso.
Oggi ci ripromettiamo di portare nei gruppi parlamentari del nuovo PD i nostri valori liberaldemocratici, le nostre idee, i nostri progetti, le nostre competenze e il nostro spirito di servizio, con l'obiettivo di concorrere al lavoro entusiasmante che attende il Parlamento nei prossimi anni: quella riforma europea dell'Italia che sola può dare speranza nel futuro a noi e ai nostri figli".
MONTI, CHI L’HA VISTO? – RAPIDA ASCESA E RAPISSISMA CADUTA DI UN PROF, TALMENTE PIENO DI SE’, CHE POTREBBE STARE UN MESE SENZA MANGIARE
Vittorio Feltri: ‘’Monti è “politicamente defunto. Non c’è anima che lo rimpianga” - “Fu accolto dai connazionali come il messia” - “Il fatto che si siano perse le sue tracce può essere un vantaggio” - Ma se “tecnici” e “saggi” continuano a contare è per il livello dei politici…
Vittorio Feltri per "il Giornale" del 14 giugno 2013
La politica brucia i suoi protagonisti con crescente rapidità. Come la moda. Che distrugge le proprie invenzioni per proporne altre e continuare così a ingannare il mercato. C'è sempre una discreta quantità di polli d'allevamento conformistico pronta a farsi buggerare.
Si crea e si annienta, inseguendo gli umori veri o presunti dei clienti. L'ultimo prodotto chic, decantato, elogiato, lodato e distrutto, si chiama Mario Monti. Qualcuno se lo ricorda? Era quello che doveva salvare l'Italia, aggiustarne i conti sballati da governanti acefali, l'uomo della provvidenza cooptato nel Palazzo da Giorgio Napolitano con il compito ingrato di evitare il naufragio dell'Italietta, tenendola agganciata al grande rimorchiatore: l'Europa germanizzata da Angela Merkel, dura come l'acciaio.
il pizzino di enrico letta di augurio a mario monti
Il professore, soltanto un anno e mezzo fa, fu accolto dai connazionali come il messia: ecce homo, colui che si sacrificherà per il nostro bene. E giù applausi. Persona meravigliosa (il contrario di Silvio Berlusconi), tutta saggezza e competenza e perfino eleganza: indossava un loden talmente sobrio da suscitare ammirazione nei gazzettieri emuli di Mario Appelius, pronti a esaltare le qualità tecniche, umane ed estetiche dell'ultimo venuto.
Monti non era uno qualsiasi, tra l'altro. Per convincerlo ad accettare il timone del Paese, il capo dello Stato lo nominò senatore a vita, onorificenza ambita e, ciò che più pesa, ottimamente retribuita.
PIERLUIGI BERSANI E MARIO MONTI
Lusingato e soddisfatto, il bocconiano assunse la carica di premier suscitando l'entusiasmo del popolo, specialmente di sinistra, felice di essere stato liberato dal giogo del vil Cavaliere. Per dimostrare di essere all'altezza della sobrietà attribuitagli, il docente si lanciò in un'operazione immagine di grande efficacia: anziché viaggiare sull'aereo di Stato, utilizzò per le proprie trasferte romane il Frecciarossa, che poi è un treno, già collaudato da un altro maestro di sobrietà: Romano Prodi.
Come dire che Monti è andato sul sicuro. L'eroe bocconiano si gettò subito nella battaglia contro il signor Spread, che nessuno sapeva chi fosse. La mostruosa creatura cresceva a danno dell'economia e i giornali raccontarono per filo e per segno le gesta leggendarie di Monti per sconfiggerla. Tutti facevano il tifo per il premier, nel quale vedevano una specie di Paolo Rossi della nazionale di calcio che vinse i mondiali del 1982 in Spagna.
TERZI DI SANTAGATA E MARIO MONTI
Momenti epici per la nostra politica. Ogni tre minuti la faccia pretesca del cosiddetto Supermario compariva sui teleschermi. E rassicurava gli spettatori adoranti e poi dormienti. Tel chi el Monti, l'è propi un drago, meglio del Cerutti Gino. Mesi di fuoco.
La corporazione degli scribi si impegnò al massimo per descrivere con vigore le imprese mirabolanti dell'amato presidente. Il quale, a un certo punto, annunciò la spending review. I connazionali che masticavano poco l'inglese si guardarono l'un l'altro con fare interrogativo: che roba è? La revisione della spesa pubblica, spiegò La Repubblica, il giornale dei saputelli.
MARIO MONTI E LA MOGLIE ELSA CON PAPA BERGOGLIO E BERTONE jpeg
Tutto qui? Un po' delusi e un po' speranzosi, i suddetti connazionali incoraggiarono il presidente del Consiglio a tagliare di brutto gli sprechi. Ma lui s'intenerì davanti agli sperperi e mollò le cesoie, affidandole per scherzo a Enrico Bondi, tecnico anch'egli, che le guardò sorridendo e le depose in un cassetto, evitando di tagliare alcunché.
Passarono le settimane, passarono i mesi, e Monti cominciò a rompere le balle alle stesse persone che lo avevano esaltato. Nessuna protesta, per carità. Solo un borbottio e qualche interrogativo: ma questo qui sarà mica un bidone? Nossignori. Un prudentone. Che, per tirare su il morale ai dubbiosi, dichiarò: c'è una luce in fondo al tunnel. La vedeva solo lui. E il signor Spread? Un altro Mario, Draghi, quello della Bce, l'aveva neutralizzato a suon di milioni di euro.
Monti nel frattempo mise mano al randello fiscale e iniziò a menare gli italiani che lo amavano: tasse di qua, tasse di là, l'Imu sulla prima casa pagata col mutuo e, quindi, di proprietà della banca per effetto dell'ipoteca a garanzia. Un tormento esattoriale che umiliò consumatori e produttori, uccidendo un migliaio di aziende al giorno, così, tanto per gradire.
MARIO MONTI CON IL CANE ALLE INVASIONI BARBARICHE
Uno sfacelo. Ciononostante, il professore si persuase di aver fatto centro: ho rimesso ordine nei bilanci, riconquistato la fiducia dell'Ue, restituito credibilità alla Patria. Lo diceva sul serio. Pieno di orgoglio, ebbe un'idea geniale sul finire del 2012: quasi quasi mi candido. Fondò un partito con cui presentarsi alle elezioni, frattanto indette, che si sarebbero svolte in febbraio.
Una pensata luminosa. Era convinto, il Tecnico per antonomasia, di essere stato così bravo a strozzare gli italiani da meritare la loro fiducia per l'eternità. Non sapeva che ormai lo detestava chiunque, giudicandolo non più per la foggia del loden ma per le sue opere distruttive. Infatti, alle elezioni raccolse una miseria di voti e fu relegato in un ruolo che generosamente definiamo di secondo piano. In pratica fu bocciato all'esame elettorale e costretto a ritirarsi nell'ultimo banco. Politicamente defunto. Non c'è anima che lo rimpianga.
ANDREA RICCARDI E MARIO MONTI FOTO INFOPHOTO
Oggi se dici Monti, il tuo interlocutore risponde: no, vado al mare. Il professor Sobrio si è trasformato in professor Zero, e non si tratta di Renato. L'unico dato positivo, per lui stesso, consiste nella conservazione del laticlavio a vita in Senato, regalatogli a suo tempo da Napolitano, che vale pur sempre circa 15mila euro al mese. Non male per uno che ovunque abbia messo le mani ha prodotto sconquassi. Il bello, si fa per dire, è che Monti non va più neanche a Palazzo Madama.
Siccome non gli fanno recitare la parte del re, ha preferito smettere di giocare. Si è stufato. È scomparso nelle lande attorno a Varese. Pare che presto si occuperà di lui la famosa trasmissione televisiva Chi l'ha visto?. Il fatto che si siano perse le sue tracce può essere un vantaggio, dipende dai punti di osservazione.
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Tuttavia la storia breve di Monti ha una valenza positiva e non va trascurata se si desidera comprendere la situazione in cui ci troviamo. Occorre considerare che il bocconiano non piovve dal cielo, ma fu chiamato a gran voce in quel di Roma per un motivo: i politici di professione avevano fallito, quindi necessitava il pronto soccorso di un governo tecnico capace di rimediare ai loro disastri.
Purtroppo la pezza si rivelò peggiore del buco. Ma ciò non ha rivalutato i partiti, benché siano riusciti, dopo sforzi sovrumani, a mettere insieme una maggioranza denominata delle «larghe intese».
In effetti, il gabinetto di Enrico Letta ha sentito il bisogno di essere affiancato da un centinaio di saggi incaricati di realizzare le riforme che non sono alla portata dell'esecutivo.
SPOT ELETTORALE MARIO MONTI CON I NIPOTI
Se, infine, si calcola che Napolitano ebbe a sua volta l'idea di nominare 10 saggi per suggerire il da farsi al futuro governo, una certezza l'abbiamo: i politici non sono in grado di esercitare il loro mestiere. Si danno molte arie, ma sono arie fritte.
MARIO MONTI AL TRUCCO Mario Monti simbolo partito reuters