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Pochi se ne sono accorti ma, con la caduta del governo Conte 2, è stato rottamato anche il suo consigliori “de sinistra” Massimo D’Alema, amico del ministro del Tesoro Roberto Gualtieri e mentore politico di Domenico Arcuri – ambedue messi da parte da epurator Draghi.
Dopo averlo portato a dirigere Sviluppo Italia (poi diventò Invitalia), D'Alema lo scortò alla presenza di Conte. La scintilla con l’ex premier sarebbe scattata su un finanziamento da 280 milioni di euro per lo sviluppo della Capitanata, nella provincia foggiana cara al presidente del Consiglio, che Arcuri avrebbe contribuito a sbloccare.
E quando Conte soffre D'Alema s'offre: “Io sono un sostenitore del presidente del Consiglio attuale per una ragione che potrà sembrare banale, cioè che non ne vedo di migliori all' orizzonte. Il presidente del Consiglio è stato il frutto di una selezione casuale, però questo è stato per volontà dei cittadini italiani, non colpa sua. Io non sono favorevole al metodo di "estrarre a sorte" il capo di governo però avendo adottato questo sistema, stavolta ci ha detto bene”.
goffredo bettini con massimo dalema
Claudio Velardi, che lo conosce bene come ex Lothar, non ha problemi a confermare che “Dietro la schiena di Bettini si intravede l'ombra di Massimo D'Alema, che ha decretato all'inizio della crisi che non era possibile che l'uomo più popolare (Conte) venisse cacciato da quello più impopolare (Renzi)”. La disistima verso il bullo di Rignano ha origine dal fatto che fu Renzi a negare a D'Alema l'approdo a Bruxelles come Alto rappresentante per la politica estera della Ue.
Le disgrazie, si sa, sono come le ciliegie: una tira l’altra. E dopo la caduta di Conte e di Arcuri, nei giorni scorsi un’indagine della Procura sulle forniture di mascherine è finito sotto inchiesta anche Roberto De Santis, imprenditore già citato in altre inchieste, da sempre vicino (anche in barca) a Massimo D'Alema: è accusato di traffico di influenze.
L'ex premier italiano oggi è un agiato benestante grazie al fatto di presiedere l'Advisory Board di Ernst & Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone. Così Donato Iacovone, capo di Ernst & Young Italia è diventato il presidente “Webuild-Salini Impregilo” (partecipata di CDP).
Non soddisfatto, Max convinse, con una chiacchierata a colazione, l’amministratore delegato di CDP, Fabrizio Palermo, a prendere come presidente della nevralgica SACE l’avvocato Rodolfo Errore che ci ha impiegato un minuto per prendere il sopravvento sull’Ad Latini. Draghi lo sa e, a partire da fine marzo, con il mandato di Palermo in scadenza, sistemerà il vertice della partecipata di Stato che gestisce il risparmio degli italiani. Naturalmente, anche per Arcuri, la direzione di Invitalia ha i giorni contati (L'ente ha il controllo anche della Banca Popolare di Bari, presieduta da Gianni De Gennaro).
Giuseppe Conte Fabrizio Palermo
Non dimentichiamo che D’Alema, per la gioia dell’amministrazione Biden, è anche consulente dei think tank organizzati intorno alla “Silk Road Initiative” del governo cinese, e molto assiduo a Pechino. Infatti, al convegno organizzato qualche tempo fa dal colosso cinese Zte, non poteva mancare il ghigno di Baffino, subito mitragliato dal politologo amerikano Edward Luttwak con un tweet. “Sono dispiaciuto”, ha scritto, “che proponga l' uso di router cinesi Huawei e Zte già rifiutati da Germania e ogni Paese che ha segreti tecnologici. Essendo lui stato al Copasir sa che le due aziende sono componenti dell'intelligence cinese”.
Dalema Vespa e Conte a Vinitaly
Ancora. Oltre ad essere presidente dalla ricca Fondazione Italianieuropei di cui è tuttora impossibile conoscere tutti i finanziatori, dal 2018 è stato professore straordinario del corso di "Storia delle relazioni internazionali" presso la Link Campus University, ateneo vicino ai 5 Stelle finito nella tempesta del Russiagate.
massimo d'alema con roberto gualtieri
I contenuti di sei lezioni svolte presso l’università degli spione de’ noantri nella prima metà del 2019 e dedicate ad altrettante questioni di politica internazionale hanno prodotto l’ultimo libro del Leader-Maximo: “Grande è la confusione sotto il cielo” (Donzelli editore)
E ora che è la catena del potere è spezzata, D’Alema che fa? Tranquilli, Baffino è un’araba fenice. C'è chi ha ricordato che dopo la presidenza del Copasir, per non sparire dalla scena politica Spezzaferro si era "aperto" all'Opus Dei e ai gesuiti. C' è chi ne ha ricordato le sconfitte alle Regionali e in politica estera, leggi Afghanistan.
C' è chi diceva “D'Alema non ne ha indovinata una da quarant'anni, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte. Non ne indovina una da quando non finì il corso di laurea alla Normale. Da lì è stato un susseguirsi di errori”, e la frase non è attribuibile a Gasparri ma ad Umberto Eco.
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