DAGOREPORT
Ad essere ottimisti, molto ottimisti, l’esito dell’Eurogruppo è una dèbacle per l’Italia. La conferma arriva dai tweet ai suoi amici del vice ministro dell’Economia tedesca, il falco Kukies: “Abbiamo vinto, siamo a posto”. Amen.
Cosa è successo? Partiamo dall’inizio. Qualche giorno fa Macron chiama il suo commissario europeo per l’economia Thierry Breton: per favore, convinci quel coglione di Paolo Gentiloni a chiedere l'istituzione di un fondo europeo per l'emergenza coronavirus. Una volta lanciato il Recovery Fund su Faz e Corriere, l’Italia lo ha preso in quel posto. Inizia la manovra diplomatica di Macron. Parla con la Merkel e la convince di mettere nel documento finale dell’Eurogruppo l’idea di Breton-Gentiloni, ma in maniera “sfocata”, blanda, molto blanda.
Questo accenno a un fondo sostenuto dall’Unione Europea e non dai singoli stati, è una carta che Macron si è giocato alla fine, una volta che Breton l’ha consegnata al ministro dell’Economia Bruno Le Maire. Tanto la Merkel sa benissimo che per approntare un fondo finanziato dal budget europeo i negoziati saranno lunghi, molto lunghi. Nel documento finale non viene accennato nemmeno come sarà finanziato questo fondo per la ripresa. E la Francia di Macron non ha un urgente bisogno di un Recovery Fund come l’Italia; se arriverà anche fra 5 o 6 mesi per Parigi non cambia granché.
Altro cazzo che è entrato nel sederino italiano appartiene alla Spagna, da sempre suddita ai tedeschi perché la Merkel ha dato sempre una mano agli spagnoli. Il partito della Merkel, la CDU, ha sempre avuto al guinzaglio il partito popolare spagnolo. Tant’è che ieri il partito popolare spagnolo, che è all’opposizione, si è astenuto su un Ordine del giorno del premier socialista Sanchez. Una mano lava l’altra e l’Italia è stata tradita.
Così quando “Er Moviola” Gentiloni, che ha al fianco due euroburocrati filo franco-tedeschi come Buti e Piantini, ha cercato di incontrare la ministra spagnola dell’economia Nadia Calvino, questa ha fatto orecchie da mercante. Insomma, ha fatto finta di non sentire.
E il nostro ministro dell’Economia Gualtieri che ha combinato davanti a questa disfatta? Dato che non ha mai creduto alla linea massimalista dell'”Eurobond o niente” di Conte, davanti al tradimento di Francia e Spagna, si è cagato sotto e ha firmato il patto-dèbacle. Quindi il prode Gualtieri ha girato la patata bollente, meglio: il cetriolo a tre punte, allo schiavo di Rocco Casalino: Caro Giuseppe, per tirare fuori i Recovery Fund dall’anonimato aleatorio del patto dell’Eurogruppo, si fa affidamento nella tua abilità al prossimo Consiglio dei premier europei che dovranno firmare il patto…
A quel punto, se Conte non vuole essere massacrato dalla sua maggioranza, come promesso, ed evitare una figuraccia di merda, al Consiglio dei premier europei non resta che alzarsi, dichiarare che non è d’accordo e girare i tacchi. A quel punto, l’Europa che fa?
In caso contrario, se Conte non se ne va e firma questo cazzo di patto, dove il MES senza troika vale solo per le spese sanitarie di aghi e mascherine (sic!) mentre la BEI mette a disposizione di tutti i 27 stati la miseria di 200 miliardi, è finito. Non solo i 5Stelle lo ammazzano, abbandonando il governo, ma anche Italia Viva di Renzi gli toglie la fiducia. Mentre metà deputati del PD sono anche loro contrari al “MES sanitario”.
Intanto Mattarella è attaccato al telefono cercando di riannodare i fili di questo cataclisma. Prima che sia troppo tardi.