1. SERRAJ A DI MAIO: SE NON MI DAI LE ARMI, LE PRENDO DA ERDOGAN
DAGONEWS
Nel bordello libico qualcosa si inizia a capire: Francia e Russia, che da sempre mantengono ottimi rapporti (ma molto sotterranei) sono ormai usciti allo scoperto con il loro amore per il generale Haftar, con Putin che vuole prendersi la Cirenaica. La novità è l'attivismo di Erdogan a Tripoli, che nella spartizione del territorio, proprio come in Siria, vuole giocare un ruolo chiave approfittando della debolezza europea e del disinteresse americano.
Serraj a Di Maio l'ha detta chiaramente: mi sento tradito, mi avete lasciato solo. Se mi mandate le armi, rifiuto il sostegno turco. Ma voi non mi mandate un bel niente, Ankara sì, e dunque le chiacchiere stanno a zero. Il povero ministro degli Esteri non ha potuto che offrire l'ipotesi di un inviato speciale italiano (vedi articolo sotto), non potendo offrire lui alcuna competenza in materia.che avesse le competenze e il tempo di dedicarsi a un dossier così delicato. Così l'Italia rischia di veder sfilarsi dalle mani un paese come la Libia, dove i nostri interessi economico-petroliferi, via Eni, valgono qualche miliardo di euro.
Ormai alla Farnesina sono disperati. La frase che si sente ripetere è: da Moavero-Milanesi a Di Maio siamo passati dal niente al nulla. E i diplomatici fanno eco a Grillo: caro Giggino, fai il capo politico dei 5 Stelle e abbandona le velleità da Kissinger dei poveri.
2. DE MISTURA, FRATTINI MASSOLO: È GIÀ SFIDA PER L'INVIATO SPECIALE
Ilario Lombardo e Francesca Sforza per ''La Stampa''
Autorevole, con un profilo politico di spessore e con un' agenda che consenta di interagire in modo franco e persuasivo con tutti gli attori in gioco sullo scacchiere libico (soprattutto Russia e Turchia). Si va tracciando in queste ore l' identikit dell' inviato speciale dell' Italia sulla Libia, annunciato ieri dal ministro Luigi Di Maio, che avrà la missione delicatissima di rendere efficace la strategia italiana e contrastare con la diplomazia le tentazioni di ricorrere alla forza già presenti sul territorio. Tra i nomi che rispondono a queste caratteristiche ci sono ex ministri degli Esteri o potenziali tali, che in passato sono stati nel borsino dei papabili.
C' è sicuramente Staffan De Mistura, diplomatico di lungo corso, rappresentante speciale dell' Onu per l' Iraq, poi per l' Afghanistan, il Libano, infine per la Siria. Ma si fanno insistentemente anche altri due nomi. Il primo è Franco Frattini, ex ministro dei governi Berlusconi, ex commissario europeo, con buone entrature a Mosca. Fu lui nel giugno 2018 a parlare di persona al potente ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov del premier Giuseppe Conte e del tentativo di ammorbidire le sanzioni europee da parte del neonato governo gialloverde. Il canale già aperto con Mosca potrebbe tornare utile sulla Libia per frenarne gli appetiti.
Anche perché l' inviato dovrà trattare proprio con Lavrov e con il suo collega turco Mevlüt Çavuolu, due ossi duri. Giampiero Massolo è l' altra figura che sembra corrispondere all' identikit: è stato capo dei servizi (i veri protagonisti italiani sul terreno libico), è presidente di Finmeccanica (dunque saprebbe districarsi in quell' area che incrocia gli interessi aziendali dell' Eni con le ragioni geopolitiche) e da diplomatico è un teorico del "gruppo di contatto", già sperimentato nei Balcani.
staffan de mistura negoziati per la siria a ginevra
Replicando quel modello, potrebbe far sedere uno accanto all' altro tutti gli attori coinvolti nel pantano libico. L' esperienza dei Balcani richiama un altro nome che si fa in queste ore, quello dell' ex ministro ed ex sindaco di Torino Piero Fassino. Ma rispetto agli altri il deputato del Pd avrebbe una caratterizzazione e un peso politico che rischia di oscurare il lavoro del ministro Di Maio e di Conte.
Stesso discorso per Massimo D' Alema, ex ministro degli Esteri ed ex premier - che dalla sua vanta la stima del capo del governo - e di Pier Ferdinando Casini, già in missione per conto dell' Italia in Venezuela, qualche settimana fa. I fari sono puntati pure su Federica Mogherini: chiusa l' esperienza di Alto Rappresentante dell' Ue potrebbe far valere la sua agenda e le capacità negoziali acquisite. Più tecnici che politici, infine, gli ultimi due profili evocati: Marta Dassù, ex viceministro degli Esteri, e Nathalie Tocci, direttore dell' Istituto di Affari Internazionali.