SIAMO SEMPRE UNA BASE AMERICANA: I 200 MARINES A SIGONELLA E IL RITORNO DEGLI STATES AI “BEI VECCHI METODI” CONTRO IL TERRORE

Guido Olimpio per il Corriere della Sera

È dalla lontana vicenda della Achille Lauro che la base di Sigonella è al centro della lotta al terrore. E quando la tensione si alza la pista in terra siciliana si trasforma in punto d'appoggio essenziale per gli Usa. Il Pentagono ha trasferito dalla Spagna a Sigonella un'unità di pronto intervento. Una mossa legata a possibili ritorsioni dopo la cattura in una via di Tripoli di Anas Al Libi, vecchio esponente di Al Qaeda, ricercato da oltre 15 anni. Operazione condotta da un commando della Delta Force partito - secondo il quotidiano Times - proprio da Sigonella.

Nella base in Italia sono arrivati gli uomini della «Special Purpose Marine Air/Ground Task Force-Crisis Response», sigla chilometrica che include 200 marines, 4 velivoli a decollo verticale Osprey e due C-130 cisterna. Un distaccamento che si integra con gli altri mezzi presenti nell'installazione Usa, i droni da ricognizione e le cannoniere volanti. Il team agirà nel caso ci siano situazioni di emergenza a Tripoli o in altre zone sensibili. Si tratta di un'unità già schierata in passato a Sigonella, in concomitanza con altri momenti di tensione in Nord Africa.

Il dispiegamento della task force è una diretta conseguenza di quanto avvenne un anno fa con l'assalto al consolato di Bengasi. Il personale diplomatico era sotto assedio e nel «teatro» non c'erano forze sufficienti per intervenire. Un assalto concluso con l'uccisione dell'ambasciatore Chris Stevens e di altri tre americani. Fine tragica seguita da polemiche aspre con rimpallo di responsabilità tra agenti segreti, Pentagono e Dipartimento di Stato. Storia non ancora chiusa, capace di riservare altre sorprese, con la Cirenaica focolaio di violenza quotidiana e rifugio di cellule jihadiste. E il vicino Egitto sconvolto da repressione e attacchi quotidiani.

A Washington non vogliono correre altri rischi. Anche perché in Libia gli ambienti estremisti hanno lanciato minacce dopo il sequestro di Al Libi e lo stesso governo libico ha manifestato tutto il proprio dissenso per quello che considera un atto illegale mentre il Parlamento ha chiesto la restituzione del cittadino. Gli Usa, però, hanno altri programmi. Il terrorista, 49 anni, è sulla nave da sbarco statunitense San Antonio . Una detenzione in alto mare durante la quale l'estremista sarà interrogato da uno speciale team composto da agenti Fbi e della Cia.

Un «lavoro preventivo» e senza l'assistenza di un legale prima del successivo trasferimento (almeno questo è il programma) in un tribunale di New York. I familiari dell'estremista hanno sostenuto che il congiunto era fuori dall'arena qaedista - qualche esperto neutrale la pensa così - gli investigatori ribattono: «Ha molto da raccontare su quanto ha combinato in passato e, forse, sulla nuova realtà eversiva presente in Libia». A Tripoli hanno, invece ricordato, il recente passato di Al Libi. I dieci anni nelle mani degli iraniani, un figlio perso nella rivolta antiGheddafi, un nipote capo della milizia Isnad , una vita in apparenza tranquilla .

Il caso ha sollevato critiche da quanti considerano l'operazione condotta dalla Delta Force un'atto extragiudiziario identico a quelli della presidenza Bush. La cattura di Al Libi è di fatto una rendition, un sequestro simile a quello di Abu Omar a Milano nel 2003. Inoltre il terrorista, coinvolto in un duplice attentato in Africa nell'agosto 1998 (oltre 200 i morti), è appunto in una cella di una nave. Lo stesso sistema impiegato fino al 2008, con ben 17 navi della Marina messe a disposizione come prigioni galleggianti. Il metodo sembrava essere stato abbandonato, ma nel 2011 è stato riattivato e un militante somalo preso nel Golfo di Aden è stato tenuto per due mesi su un'unità navale Usa. Un'alternativa, discreta, a Guantanamo nel tentativo di trovare risposte ad avversari diversi.

La missione della Casa Bianca non è agevole. Lo si è visto con la fallita incursione in Somalia, operazione per catturare tre esponenti di rilievo degli Shebab. Tutto è andato storto perché i commandos, dopo essere stati scoperti, hanno accertato che attorno al bersaglio c'erano troppi civili e il rischio di fare molte vittime era alto. Raid abortito - è la spiegazione - per una carenza dell'intelligence, le informazioni passate ai Seals non erano abbastanza precise .

 

usa blitz in libia paura per l italia sigonella marines sigonellala base di sigonellaLIBIA images GTY AP kenya embassy bombing Anas al Libi inset hero jt v x x delta force x al libi al qaeda b

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...