1 – VON DER LEYEN AVVERTE LA CINA: “NUOVI ACCORDI SU CAPITALI E TERRE RARE”
Estratto dell'articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
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La Cina sta diventando sempre più aggressiva, ha una tendenza egemonica ma l’Europa non può interrompere i rapporti. Quelli commerciali con Pechino sono fondamentali. Soprattutto sulla produzione di nuove tecnologie. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, cerca di chiarire le relazioni tra l’Unione e il “Dragone” alla vigilia del viaggio con il presidente francese Macron, programmato la prossima settimana. «Il nostro rapporto con la Cina - ha spiegato - è uno dei più intricati e importanti al mondo» ma «non è percorribile sganciarsi».
[…] va modificato anche l’Accordo Ue-Cina sugli investimenti, «sulla base della trasparenza, della prevedibilità e della reciprocità». E soprattutto della «sicurezza», pure sul piano militare. Bisogna poi tenere presente che la Cina fornisce al Vecchio Continente il 98% delle terre rare, il 93% del magnesio e il 97% del litio. Uno squilibrio che va corretto.
Anche perché, avverte la responsabile dell’esecutivo europeo, «si prevede che la produzione di batterie che alimentano i nostri veicoli elettrici farà aumentare la domanda di litio di 17 volte entro il 2050».
Per gli stessi motivi, la Commissione presenterà entro l’anno una nuova Strategia per la sicurezza economica. L’obiettivo sarà quello di «garantire che capitali, competenze e conoscenze delle nostre società non vengano utilizzate per migliorare le capacità militari e di intelligence dei rivali sistemici» come la Cina.
Dovrebbe riguardare gli investimenti «in uscita» e «un piccolo numero di tecnologie sensibili». […]
2 – C’È UN PIANO PER TROVARE LE MATERIE RARE
Estratto dell'articolo di Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”
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La transizione verde “non è star sopra un albero”. Vuol dire, come sostiene pure l’Unione europea, partecipare: ossia tornare (anche) in miniera a scavare. […]
Tradotto: facile a dirsi «giriamo all’elettrico». Poi però la batteria dell’automobile qualcuno la deve fare. A questo punto le strade sono due: o si decide di essere di fatto sotto l’egida della Cina (come lo si è stati, dal punto di vista energetico, con la Russia) oppure ci si deve dotare di una capacità estrattiva perle cosiddette materie prime critiche.
[…] Proprio questo ci chiede l’Europa con un regolamento in via di approvazione – chiamato “Critical Raw Materials Act” – che ha come obiettivo quello di garantire l’approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. Parliamo di materiali strategici per l’economia del presente e del futuro: dal cobalto al litio, dal magnesio alla grafite.
[…] Con questi infatti si producono, fra le altre cose, le turbine eoliche, i pannelli fotovoltaici e appunto le batterie. Cosa stabilisce il regolamento? Che in Europa, e quindi in tutti i Paesi Ue, almeno 10% del consumo annuale di materie prime critiche dovrà essere estratto dentro i confini continentali.
E poi: che almeno il 40% del consumo annuale dell’Ue di materie critiche dovrà essere lavorato in Europa; che almeno il 15% del consumo annuale dell’Ue dovrà provenire dal riciclo mentre non più del 65% del consumo annuale dell’Unione – per ciascuna materia prima – dovrà provenire da un singolo Paese terzo. Il tutto è legato non all’esigenza attuale ma all’orizzonte del 2030: lì dove, come ha confermato Ursula Von der Leyen, sarà molto più alta la domanda di queste materie.
Il 2030, ragionano gli addetti ai lavori, è praticamente «domani». E in vista di questa scadenza Bruxelles si aspetta che i Paesi membri si predispongano anche dal punto di vista legislativo per permettere l’estrazione e il riciclo. Per Urso non c'è tempo da perdere: non a caso ha aperto un tavolo insieme al ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il 28 febbraio, e ne ha convocato un secondo «per prendere da subito le decisioni necessarie».
Dal punto di vista operativo occorre provvedere a una mappatura dei siti dove andare a insistere sulle miniere: tante carte, infatti, risalgono agli anni ‘70. L’Italia qui parte decisamente bene, dato che possiede 15 delle 34 materie prime critiche e otto di queste «sarebbero estraibili in tre-quattro anni, o anche meno».
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Nello specifico parliamo del «cobalto in Lazio e Piemonte; del rame in Liguria, Toscana e nella fascia alpina; del litio nell’alto Lazio; il magnesio in Toscana; della grafite in Piemonte e Calabria; del nichel in Sardegna e nelle Alpi; del tungsteno in Sardegna e nell’arco alpino; del titanio metallico in Liguria, dove il più grande giacimento Ue è però in un parco nazionale protetto». […]
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