USARE DRAGHI PER SILURARE CONTE - SALVINI E RENZI EVOCANO UN CAMBIO IN CORSA A PALAZZO CHIGI PER RIENTRARE NELLE STANZE DEL COMANDO (DOPO AVER CAPITO CHE NON SI ANDRÀ A VOTARE PRIMA DELLA FINE NATURALE DELLA LEGISLATURA A CAUSA DELL’EMERGENZA) - I DUE MATTEO HANNO UN PROBLEMA: LA POPOLARITÀ DI CONTE RESTA MOLTO ALTA…
Alberto Gentili per “il Messaggero”
«Al momento un governo di ricostruzione guidato da Draghi è solo un'ipotesi, una suggestione. Ma è evidente che l'esecutivo Conte fatica a reggere...». A metà pomeriggio, quando il dibattito in Senato è ormai archiviato, Matteo Renzi con i suoi traccia il bilancio del Mario Draghi-day. E' bastato che l'ex presidente della Banca centrare europea, in un'intervista al Financial Times, indicasse la ricetta per provare a uscire dalla pesantissima crisi innescata dal coronavirus («stiamo affrontando una guerra. Bisogna agire con forza per evitare la depressione, serve più debito pubblico. Lo Stato deve proteggere i cittadini dalla perdita del lavoro»), per far scattare un'osanna bipartinsan. Con sole due eccezioni: Giorgia Meloni che non vuole «governi melassa» e i 5Stelle.
I grillini, terrorizzati dall'idea di perdere palazzo Chigi, hanno snobbato Draghi e hanno scatenato un putiferio a palazzo Madama per ammazzare sul nascere ogni progetto di unità nazionale attorno all'ex presidente della Bce. Eppure perfino Giuseppe Conte, che più di tutti teme Draghi, lasciando palazzo Madama non ha potuto far a meno di elogiarlo e rilanciare la sua ricetta che poi, in qualche modo, è la stessa del governo.
Di Draghi, nel giorno dell'informativa del presidente del Consiglio in Senato, parlano tutti. E' l'uomo del giorno. E' elogiato da mezza Forza Italia e dal ministro dem dell'Economia, Roberto Gualtieri. Attenzione però. I vertici del Pd (non i peones, come dimostra una chat) sono contrari all'ipotesi dell'ex presidente Bce a palazzo Chigi. Tant'è che in segreteria questa opzione viene stroncata: «Fantapolitica». Dario Franceschini confida: «Un governissimo guidato da Draghi e sostenuto dalla Lega è un'ipotesi che non esiste».
E un altro ministro dem spiega il brusco stop: «Ora siamo il perno del governo, se arrivasse un esecutivo di tutti, il quadro cambierebbe. Eppoi, come hanno detto più volte Zingaretti, Conte deve restare a palazzo Chigi perché sarà uno degli alfieri del fronte progressista alle elezioni».
dario franceschini e nicola zingaretti alla finestra dell'abbazia di contigliano 5
Già le elezioni. Ormai è evidente che a causa del disastro innescato dall'epidemia, non si voterà fino al 2023. Non si fa il referendum sul taglio dei parlamentari, non vanno a votare Regioni e Comuni in scadenza, impossibile pensare che si possa andare alle urne - in piena ricostruzione - per il nuovo Parlamento. E il fatto che non ci sia più il precipizio elettorale che metta a rischio il posto da deputato o senatore, rendere l'ipotesi di una staffetta tra Conte e Draghi appetibile per gran parte del Parlamento.
LA STRANO TERZETTO
Soprattutto la Lega spinge. Da mesi, da quando ha innescato la crisi d'agosto tagliandosi fuori dai giochi, Matteo Salvini (suggerito da Giorgetti) evoca il governo di unità nazionale guidato da Draghi. L'obiettivo: non dover restare alla finestra per altre tre anni.
In questa partita Salvini, ha come alleati Renzi e perfino Luigi Di Maio. Il capo di Italia Viva, che vede in Conte un avversario nella conquista dle voto moderato, non fa mistero da dicembre di volerlo scalzare da palazzo Chigi. Di Maio, invece, non ha mai digerito l'accordo di governo con il Pd e immagina per il Movimento un futuro accanto alla Lega. Senza contare che i rapporti tra lui e Conte sono critici.
C'è poi da aggiungere che Draghi, a giudizio di chi lo vorrebbe a palazzo Chigi, è la persona giusta grazie alla sua esperienza e autorevolezza per andare alla guerra con i Paesi del Nord Europa contrari agli eurobond e all'uso del Fondo salva Stati (Mes) senza il cappio della Trojka. E, cosa che non guasta affatto, nel suo futuro non c'è un ruolo da leader politico capace di scippare il posto a qualche protagonista di oggi, ma il Quirinale. Dunque il percorso appare chiaro: prima la guida della ricostruzione del Paese una volta superata l'emergenza sanitaria, poi nel 2022 il salto sul Colle. Con un problema per Renzi & Salvini: la popolarità di Conte resta molto alta. Ma la strana coppia confida e scommette che qualche altro errore pozza azzopparlo.