DA ZEFFIRELLI AL SOGNO DEL QUIRINALE, LA STORIA DI "VILLA GRANDE", LA RESIDENZA ROMANA DI SILVIO BERLUSCONI (DOVE NEI GIORNI SCORSI C'È STATO UN TENTATO FURTO) - LA MAGIONE SULL'APPIA ANTICA ACQUISTATA DAL CAV NEL 2001 PER 3 MILIARDI E 775 MILIONI DI LIRE (E CONCESSA IN COMODATO D'USO A ZEFFIRELLI PER QUASI VENT'ANNI), HA OSPITATO GLI ULTIMI ANNI DI ATTIVITÀ POLITICA DEL REUCCIO DI ARCORE – IL 23 DICEMBRE 2021 IL DRAMMATICO INCONTRO CHE SEGNO' LA FINE DELLE AMBIZIONI QUIRINALIZIE DI SILVIONE CON GIORGIA MELONI CHE DISSE: “VOTIAMO BERLUSCONI, MA MI DOVETE GIURARE, CHE NESSUNO DI NOI POI SI SFILA PER SOSTENERE MATTARELLA O DRAGHI. SIETE PRONTI A PRENDERE QUESTO IMPEGNO?”. NON NESSUNO RISPOSE...
Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
berlusconi incontra alleati di centrodestra a villa grande
«Purtroppo il maestro Zeffirelli ci ha lasciati oggi a mezzogiorno», disse con voce rotta dalla commozione il figlio adottivo Pippo, dando notizia ai giornalisti del trapasso del regista e lasciando che le telecamere entrate in quel tristissimo 15 giugno 2019 nella villa sull’Appia Antica immortalassero quello che soltanto gli amici stretti avevano potuto vedere con i loro occhi:
una riproduzione della Gioconda, un ritratto di Zeffirelli sulla sedia da regista con i suoi due cani in braccio, il David di Donatello e il Nastro d’Argento vinti nel 1969 per Romeo e Giulietta, alcune stesure originali delle sceneggiature della sua filmografia, più una serie indefinita di cimeli, parte di quel patrimonio immenso non ancora trasferito nei locali della fondazione, a Firenze. I ricordi, quelli della villa, erano morti assieme a lui: compresi quelli legati ai rapporti di buon vicinato con la crème de la crème che nel passato remoto aveva scelto l’Appia Antica come dimora, da Gina Lollobrigida a Valentino Garavani.
L’ultimo capitolo del berlusconismo politico, le pagine finali di quel kolossal che dal 1994 si era girato idealmente a Roma dopo la vittoria elettorale che aveva dato il primo ciak alla Seconda Repubblica, si inizia a scrivere quel giorno: il 15 giugno 2019, quando Zeffirelli muore. Villa Grande, che Silvio Berlusconi aveva rilevato dopo il ritorno a Palazzo Chigi nel 2001 per 3 miliardi e 775 milioni di lire – un affarone, considerando che qualche mese dopo sarebbe arrivato l’euro – e che aveva concesso per quasi vent’anni all’amico regista in comodato d’uso gratuito, torna nella disponibilità del Cavaliere proprio nel momento in cui la famiglia decide per un taglio drastico delle spese romane. A cominciare dalla voce più onerosa, i 40 mila euro al mese per l’affitto dei locali di Palazzo Grazioli, parte dei quali non venivano più usati ormai da anni.
franco zeffirelli a villa grande a roma
Berlusconi e il sogno della presidenza della Repubblica
Nella villa tornata ad affacciarsi sulle cronache dei giornali per il tentativo di furto dell’altro giorno – 1.250 metri quadri a cui vanno aggiunti 1.194 di esterni, comprensivi di parco, dependance e piscina – un Berlusconi restituito all’agibilità politica dopo l’estinzione degli effetti della condanna definitiva (è stato eletto parlamentare europeo) ma relegato già a leader della terza forza del centrodestra italiano (la Lega aveva superato Forza Italia alle elezioni del 2018, Fratelli d’Italia aveva iniziato la salita verso le cifre che conosciamo) disegna la coreografia della sua last dance e aggiorna il quaderno dei sogni all’unica voce mancante, tra i successi di Mediaset, i trofei del Milan, le vittorie elettorali: la presidenza della Repubblica. L’idea di lanciarsi nel sogno impossibile di succedere a Sergio Mattarella prende forma là, a Villa Grande.
(…) Al contrario delle altre case, la residenza sull’Appia Antica non ha una storia nera alle spalle. Per motivi di salute, Berlusconi frequenta Roma meno che in passato ma quando è nella Capitale è lì che va a stare. Il mutato cambio della geopolitica italiana nel 2020 – al governo ci sono Pd e Cinquestelle col Conte II, il centrodestra si riunisce meno che in passato – costringe il leader di Forza Italia a ospitare decisamente meno vertici dei tempi che furono, quando per venticinque anni precedenti era stato comunque il leader della maggioranza o quello dell’opposizione. Ma lo spazio per un ultimo sogno impossibile c’è, prende corpo e forma, con l’avvicinarsi della scadenza del settennato di Mattarella.
Il 23 dicembre del 2021 è il giorno in cui tutti i capi delle forze del centrodestra, grandi e piccole, varcano il cancello della villa sull’Appia Antica per mettere in campo il piano Quirinale col padrone di casa. Lorenzo Cesa, leader dell’Udc, è colui che si incarica di far aleggiare nel salotto i più oscuri presagi: «Silvio, tu chiedi a noi di essere leali e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Però sappi che, secondo me, quelli che non ti voteranno stanno dentro casa tua».
A quel punto prende la parola Giorgia Meloni, l’unica leader all’opposizione del governo Draghi di cui però tutti i forzisti sospettano che abbia un accordo col presidente del Consiglio per mandarlo al Quirinale: «Decidiamo oggi tutti assieme che votiamo Berlusconi? Benissimo, noi siamo i primi, Però mi dovete giurare, tutti quanti, che nessuno di noi poi si sfila per sostenere Mattarella o Draghi. Siete pronti a prendere questo impegno?». Non rispose nessuno.
VILLA GRANDE SALVINI BERLUSCONI RIUNIONE CENTRODESTRA
Un mese e mezzo dopo, Mattarella sarebbe stato rieletto alla presidenza della Repubblica. Dieci mesi dopo, Meloni avrebbe giurato da presidente del Consiglio. Un anno e mezzo dopo, Berlusconi sarebbe morto. Da qualche parte, nella villa, dovrebbero esserci i copioni di Un tè con Mussolini, l’unico film parzialmente autobiografico di Zeffirelli.
VILLA GRANDE VERTICE CENTRODESTRAVILLA GRANDE VERTICE CENTRODESTRAVILLA GRANDE
VILLA GRANDE SALVINI BERLUSCONIberlusconi incontra alleati di centrodestra a villa grande - salvini ronzulli