A COSA SERVE LO SPORT? A RIPULIRSI L'IMMAGINE - SOLO NEL 2024, L'ARABIA SAUDITA HA STRETTO ALMENO 910 ACCORDI COMMERCIALI SPORTIVI IN TUTTO IL MONDO - UN'ENORME OPERAZIONE DI "SPORTSWASHING" PER MIGLIORARE L'IMMAGINE DEL PAESE E NASCONDERE SOTTO IL TAPPETO LE CONTINUE VIOLAZIONI DI DIRITTI UMANI DEL REGIME - IN CIMA ALLA LISTA DEGLI ACCORDI C'È IL CALCIO, MA LA RETE DI BIN SALMAN SI ESTENDE ANCHE ALLA BOXE, IL GOLF, LE ARTI MARZIALI MISTE, I MOTORI E IL TENNIS...
El Paìs ha cominciato a pubblicare un primo estratto ragionato dell’inchiesta condotta da Play the Game sull’incredibile progetto di sportswashing che sta portando avanti a livello mondiale l’Arabia Saudita. Play the Game è un’organizzazione danese fondata nel 1997 che da allora, scrive il giornale spagnolo, “ha cercato di elevare gli standard etici dello sport”. Il suo studio è il primo a quantificare realmente la portata del progetto saudita, “un regime autocratico che viola i diritti delle donne, criminalizza la comunità LGTBIQ+, applica la pena di morte e imprigiona ogni accenno di opposizione che pretende maggiori libertà”.
Per capirci, dallo studio è emerso che “quest’anno ha almeno 910 accordi commerciali sportivi – sponsorizzazioni, acquisti o organizzazione di tornei – in tutto il mondo”.
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L’indagine analizza l’enorme rete di contratti dell’Arabia Saudita nell’élite di alcuni dei principali sport: calcio (194 contratti), boxe (123), golf (92), arti marziali miste (70), sport motoristici (54), tennis (36). atletica leggera (22), ciclismo (14) o padel (13). Inoltre ci sono ben “1.412 collegamenti di alti funzionari del regime sia in entità politiche che in aziende statali saudite, nonché in organizzazioni sportive, il che genera conflitti di interessi che minacciano di minare l’integrità dello sport”.
L’intricata mappa delle relazioni economiche, politiche e sportive aiuta Riad a promuovere attraverso lo sportswashing il progetto Vision 2030, la road map per il futuro dello Stato disegnata dal principe ereditario e primo ministro, Mohamed Bin Salmán, che di fatto esercita il potere al posto di suo padre, re Salmán, 88 anni.
supercoppa spagnola in arabia saudita
Lo sport in cui l’Arabia Saudita investe più denaro è ovviamente il calcio. Lo fa soprattutto attraverso due società: il Public Investment Fund (PIF), il potente fondo sovrano del Paese, e Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo e anch’essa controllata dallo Stato. La prima ha 346 contratti – non solo nel calcio – mentre la compagnia energetica ne ha 71.
L’Arabia Saudita presto sarà ufficialmente nominata Paese ospite dei Mondiali del 2034, la sua è l’unica candidatura. Venerdì scorso la Fifa ha pubblicato il rapporto in cui dava il via libera a Riad e in cui ignorava le violazioni dei diritti umani.
AURELIO DE LAURENTIIS IN ARABIA SAUDITA PER LA SUPERCOPPA
Il calcio, continua El Paìs, “è la pietra angolare della strategia di mascheramento dell’immagine che Riad porta avanti attraverso lo sport. I tentacoli della monarchia assoluta – dove il re controlla il potere legislativo, esecutivo e giudiziario – hanno raggiunto le principali leghe europee con, ad esempio, l’organizzazione delle Supercoppe Spagnola e Italiana, ma anche altre competizioni meno importanti, come la finale della Coppa d’Egitto o la Supercoppa della Confederazione Africana di Calcio”.
L’Arabia ha anche sei contratti – quattro attraverso la società Vision 2030, o società da essa controllate, e due attraverso la sua federazione calcistica – con la Federcalcio spagnola per il torneo che si terrà lì. Il fondo sovrano saudita sponsorizza anche l’Atlético de Madrid e il suo stadio (attraverso Riyadh Air), il Manchester City o la Confederazione calcistica nordamericana, centroamericana e caraibica, tra molti altri. Una delle sue operazioni più grandi è stata l’acquisto del Newcastle nell’ottobre 2021. Il governatore del Pif è un uomo di fiducia di Bin Salmán, si chiama Yasir Al Rumayyan.
I leader sportivi sauditi occupano anche posizioni di alto rango all’interno dell’apparato statale, conferendo loro una straordinaria autorità politica e finanziaria e un vantaggio nella negoziazione e nel raggiungimento di accordi che considerano strategici.
Al Rumayyan è anche il presidente di Aramco, che lo scorso aprile ha firmato un “accordo globale” con la Fifa per diventare un “grande partner globale” dell’organizzazione fino alla fine del 2027 insieme ad aziende come Coca Cola, Adidas, Visa, Qatar Airways o Hyundai-Kia.
Un altro sport in cui Riyadh ha guadagnato influenza negli ultimi anni è il tennis. Dei 36 contratti in suo possesso, 22 sono stati firmati dal suo fondo sovrano o da società da esso controllate. Poco più di un mese fa, la compagnia statale saudita General Entertainment Authority (GEA), guidata da Turki Al Sheikh, proprietario e presidente dell’Almería, ha organizzato il Six Kings Slam, la più ricca esibizione nella storia del tennis.
E il Paìs ricorda che “uno dei partecipanti al Six Kings Slam, Rafael Nadal, recentemente ritiratosi, ha firmato un contratto con la Federazione tennistica saudita lo scorso gennaio per diventarne l’ambasciatore. Lo spagnolo, vincitore di 22 major, ha un’immagine molto potente: è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi agonisti della storia dello sport con un comportamento impeccabile in pista”.
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