Massimiliano Nerozzi per “la Stampa”
Manca il talento, ma si stanno attrezzando, da 12 anni. Per il resto c' è tutto, come incoraggia la frase di Aristotele che accoglie i ragazzi all' ingresso dell' Aspire Academy, poco più di 10 chilometri dal centro di Doha: «L' eccellenza è un' arte che si apprende con l' esercizio e l' abitudine».
Che poi dietro alla massima del filosofo ci sia anche la gigantografia esultante di Diego Armando Maradona fa capire qual è in realtà la missione: darsi una tradizione calcistica che in Qatar non c' è mai stata, affinare un po' di giocatori, magari innestarne qualche altro scovato in giro per il mondo e mettere insieme una Nazionale presentabile per i Mondiali di casa, nel 2022.
Da Paese più ricco del pianeta, con un Pil pro-capite quattro volte l'Italia, qui hanno seguito il solito menù: fare infrastrutture e pagare il know-how, la sapienza. Vale per la tecnologie e per un pallone che rotola, come racconta un istruttore delle giovanili: «Loro vogliono quello che sappiano noi, quindi lo comprano».
Da domani Juve e Milan Il cuore dell' Academy è l' Aspire Dome: immaginatevi l'astronave di Indipendence Day solo con il coperchio verniciato d' azzurro. Dentro è un centro polisportivo full optional, compreso un campo da calcio regolare: allo Juventus Center di Vinovo l' hanno fatto per la neve, qui per il caldo, che in estate sale oltre i 50 gradi. Fuori ci sono altri sette campi, due dei quali da domattina saranno la base di Juve e Milan, che atterrano stasera e venerdì si giocano la Supercoppa.
I ragazzi dell' Academy stanno nel palazzo a cinque piani, con tetto in tinta e allestimento deluxe: pavimenti di marmo, ascensori di vetro, aule per le lezioni, wi-fi ovunque. Sullo sfondo c' è il profilo dell' Aspire Tower, per tutti «La Torcia», un grattacielo di 300 metri, e il cantiere del Khalifa International Stadium, ma ogni tanto si sente il cinguettio degli uccellini, come nelle favole: comprato, pure questo, perché arriva dagli altoparlanti, tra le siepi.
Da dove s' intravedono gli allenatori, quasi sempre ex giocatori del vero mondo. Come il brasiliano José de Moura: «Qui alleniamo i bambini qatarioti con un solo obiettivo: costruire la Nazionale del 2022». Di pari passo, da sette anni, è avviato il programma Aspire Football Dreams: scout spediti in 19 Paesi di Africa, Asia e Sud America, hanno visionato 3 milioni e mezzo di ragazzi e i migliori sono passati da qui per gli stage o dall' Academy in Senegal. «Questo è un mega-progetto, con possibilità di sviluppo enormi», ragiona Oscar Fernandez, che tirò su Isco, a Valencia, e ora tenta il replay da queste parti.
TECNOLOGIA E BIG DA IMITARE
Se c'è una cosa che funziona, qui la copiano, come il «Footballnaut» che mandò in orbita il Borussia di Klopp: un cubo supertecnologico di 14 metri quadrati, con otto sparapalloni e 72 quadrati che s' illuminano.
Il calciatore, da solo, viene bersagliato dai palloni: deve stopparli e fare un passaggio nel riquadro che si illumina: è un modo per insegnare a pensare a 360 gradi. Oltre alla tecnologia, c' è il Verbo dei migliori, che vengono di persona a spiegare come si diventa dei grandi: tre giorni fa c' era Xavi, ex stella del Barcellona, per parlare di nutrizione. Dietro di lui, sul muro, c' era l' autografo di Sir Alex Ferguson, tanto per capire il livello.
Del resto, lungo il campo coperto, l'azione è accompagnata dalle parole di Pelé, scritte alle pareti, in inglese: «Il successo non è un caso. Ma lavoro duro, perseveranza, studio, sacrificio e, soprattutto, amore per quel che tu fai e stai imparando». Mance sempre il talento. Pazienza, sorride Ali Hassan Al-Salat, dirigente della Qatar Football Federation: «Con i soldi, tutto è possibile».